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mercoledì 27 novembre 2013

3. La bellezza delle donne anconetane III

L’opinione di Montaigne  e del Lando
Due anni dopo, e precisamente il 27 aprile 1581 Montaigne, l’immortale scrittore francese, visita Ancona”che non gli è parsa brutta” e vide popolata specialmente i mercanti greci, turchi e schiavoni. Egli scrive delle donne (anconetane) “Les fames sont ici communemant bels et plusierurs honétes et bonus artissans”.
Giudizio lusinghiero, dunque, le donne sono in Ancona comunemente belle. Chi fosse  vago di altre particolarità può leggere il Montaigne pubblicto a cura di A. D’Ancona dal Lapi di Città di Castello (1889).
Il Lando quasi dei tempi del Montaigne, definisce le anconetane “avare”. Di cedere le loro bellezze, s’intende!

“Peronella” l’indimenticabile Armando Angelucci vide, nella Biblioteca Angelica di Roma, un libercolo del 1559 nel quale un certo pittore Guerra, sdegnando insieme ad altri tipi di donne italiane, un’anconitana la chiamo “graziosa”.

(approfondimenti: coltrinari2011@libero.it)

venerdì 22 novembre 2013

2.La bellezza delle donne anconetane II

Cosa ne pensavano  nel 1500
“Saltiamo poi al 1579nnel quale anno il nostro conte Francesco ferretti, nei suoi “Diporti notturni”, a pag. 70 scrisse: “…voi lo sapete come me medesimo: qui, per l’ordinario, non si usa parlare con le donne, come largamente e comodamente si fa in altre città… la quale dimestichezza ed affabilità il più delle volte cagiona, se non peggio, almeno mormorazione biasimevole: che l’abilità delle donne, generalmente parlando, non è laudabile.

Queste non mancano di gravità onesta ; portano abito signorile, anziché lascivo, e non come in alcuni luoghi che troppo largamente mostrano le carni loro. Ballando, passeggiando più che altramente e non si buttano, né saltano o aggirano né si cavano le pianelle come in vari luoghi si usa: che non solamente i piedi, ma le gambe e alcuna parte della loro vita si manifestano con troppo lascivi e licenziosi movimenti (tango?) degni di reprenzione onesta.

giovedì 14 novembre 2013

1. la bellezza delle donne Anconetane

 Iniziamo a riportare note sulla bellezza delle donne Anconetane così come la loro immagine è stata tramandata nel corso dei secoli e puntualmente registrata e pubblicat da Palermo Giangiacomi. Si apre con una nota di Arturo Vecchini, che esalta la donna di Ancona

“….la fama ha consacrato la anconitane come magnifici campioni di bellezza florida e forte” Arturo Vecchini


Cosa ne pensavano nel 1400
Se alcuni scrittori italiani e stranieri dicono che Ancona è brutta, malgrado a veste verde-azzurra dei suoi colli e del suo mare, ed il diadema della sua Cattedrale, una vera unanimità di laudi, un gettito perenne di fiori abbiamo invece attorno alla Donna Anconetana, proclamata regina di bellezza.
Questo è adeguato compenso alla immeritata accusa di bruttezza, contro il quale invoco il canto di un fresco mattina d’Aprile, elevatesi dalla cerchia leggiadra dei suoi colli, invoco l’omaggio del mare che offre il suo grande specchio alla città sorridente; ai mille balconi imbandierati al sole.
No. Ancona la bella città abbracciata dalle sue colline, vezzeggiata dal suo mare è degna cornice alla grazia ed alla bellezza delle sue donne; degno giardino a tanti fiori! E chi non sente erompere dal cuore un grido di gioia mirandola dal bacone del Guasco, ha l’anima più fredda delle pietre del Duomo!

E qui per osservare l’ordine cronologico, cedo la parola, per primo, ad un anconitano del secolo XV Lazzaro Bernabei, il quale, nella sua cronaca, narrando la tentata invasione ad opera di Galeazzo Malatesta nel 1413, ci tramanda il grido dell’avida soldatesca: “Sacco!sacco! Alle belle donne di Ancona; alle belle donne di Ancona"
Palermo Giangiacomi 1923
(massimo coltrinari: coltrinari2011@libero.it)