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venerdì 31 marzo 2017

Brigata Marche 55° e 56 Reggimento Fanteria. Estate 1915. Documentazione iconografica


Area di Operazioni della "Brigata Marche" nell'estate del 1915


I Fanti del 55° Reggimento della Brigata marche divelgono il cippo di confine
 al Passo Tre Croci Cortina


Hotel Tre Croci Cortina



Ufficiali del 55° Reggimento Fanteria Marche II Battaglione

Maggio 1915


Base logistica della Brigata marche a Nord di Auronzo di Cadore Estate 1915


Monte Piana. Trincee austriache su Monte Piano


Ufficiali della Brigata Marche in Val Ansiei


Soldati del 56° Reggimento della Brigata Marche divelgono il cippo di confine alla testa della valle Ansiei 

Fante del 55° Reggimento Fanteria Marche momentaneamente ai lavori agricoli



Cadorna al Comando del IX Corpo d'Armata a Santo Stefano di Cadore

9 Agosto 1915. Funerale di un Ufficiale italiano Caduto sul Monte Piana


 Reticlati austriaci a nord di Fiammes, sopra Cortina per la strada di Alemagna



















info: centrostudicesvam@istituonastroazzurro. org

giovedì 30 marzo 2017

La Grade Guerra a Pesaro e provincia 1915-1916

 di Massimo Coltrinari
Università La Sapienza - Scienze Politiche
(studentiecultori2009@libero.it)

La provincia di Pesaro, e Pesaro in particolare, vissero l’anno della neutralità, il 1914, in un clima di contrapposizione ed in mezzo ad aspri dissidi tra le componenti politiche locali, apertamente in contrasto su posizioni rigide e inconciliabili. Coerenti con le contrapposizioni di scala nazionale, da una parte vi erano repubblicani e socialisti, convinti antimilitaristi e antimonarchici, dall’altra liberal-democratici, cattolici e conservatori in genere. I giornali locali riflettevano questa divisione e questa impostazione politica, ed alimentavano polemiche e divisioni, il più delle volte anche inconsistenti, scivolando spesso su particolarismi e minuzie di campanile.[1] Nelle elezioni amministrative, dopo amministrazioni comunali che avevano lasciato strascichi e molta insoddisfazione, nel marzo 1915 fu eletto il sindaco Recchi, sostenuto da una coalizione di liberali, socialisti e nazionalisti, i cosiddetti partiti “costituzionali”, amministrazione che avrebbe dovuto affrontare i duri anni di guerra. Già in quella primavera del 1915 erano affiorati i sintomi negativi della guerra europea, quali il crescente carovita, il rientro degli emigrati, per lo più diseredati e disoccupati, il blocco delle locazioni, che poi verranno definitivamente congelati il 24 maggio alla dichiarazione di guerra, ed altre turbative socio economiche. La giunta Recchi doveva anche misurarsi con lo scontro tra neutralisti ed interventisti che si andava via via sempre più rafforzando dall’inizio dell’anno; in particolare a Pesaro, i Repubblicani, che avevano il loro leader in Giuseppe Ranganeschi, erano in apertissima polemica, come su scala nazionale, con i socialisti, i cattolici ed i conservatori liberali. La polemica era di altissimo tono e Ranganeschi la alimentava di giorno in giorno, facendo leva anche sull’interventismo garibaldino in Francia giungendo a dichiarare apertamente che i repubblicani avrebbero rinunciato alla pregiudiziale antimonarchica a favore della guerra e si dichiararono pronti a prestare giuramento al re e a combattere sotto le sue bandiere pur di     combattere il nemico ereditario, l’Austria. Una dichiarazione che impressionò molto la cittadinanza in genere in quando andava contro a decenni di contrapposizione e di lotte. Era l’interventismo risorgimentale che collegava i temi dell’Unità nazionale del Risorgimento con la politica attuale e che sparigliava tutte le carte. I socialisti erano in difficoltà persistendo ancora nei temi della difesa delle classi più deboli e del proletariato, mentre i cattolici erano molto più prudenti e con posizioni alquanto defilate.
Nel maggio 1915 una serie di manifestazioni a favore della guerra segnarono al vita cittadina. Alla Pallacorda, mentre si teneva una conferenza su Aurelio Saffi, l’oratore, Giuseppe Meoni, fu interrotto da ovazioni ad ogni accenno alla Francia ed alla guerra all’Austria. Il 13 maggio 1915, nel clima generale che si era andato instaurando nel paese, una grossa manifestazione percorse le vie cittadine, al grido di “Abbasso l’Austria!” “Abbasso gli assassini del Belgio!” “Abbasso Giolitti!” “Viva Trento e Trieste.” “ La Sveglia Democratica” nel riportare la cronaca della manifestazione ne esaltava i termini ed i contenuti scrivendo “Ecco la voce entusiastica e concorde d’una fiumana di popolo reclamante dei supremi poteri dello Stato una politica veramente nazionale”….Quanti si sentono Italiani nella mente, nel cuore, nel braccio non disertino le piazze. La protesta deve essere immanente. O Guerra allo straniero o rivoluzione”[2]
La versione del “Il Progresso”, naturalmente era di opposto segno: la manifestazione fu insignificante, con qualche centinaio di repubblicani, studenti e scalmanati, intenti solo a fare chiasso e confusione per le vie della città, provocando alterchi ed incidenti con i cittadini e con qualche soldato richiamato.
 Una manifestazione indettata dai neutralisti qualche giorno dopo, non ebbe successo.  I cattolici, come detto erano più defilati e prudenti, con un occhio al futuro. Al momento della dichiarazione di guerra il messaggio che si fece passare era chiaro: i cattolici avrebbero fatto il loro dovere, fino in fondo, ma nessuno poteva accusarli di aver voluto, provocato o desiderato la guerra e di aver trascinato l’Italia in un flagello di cui non si sapeva ancora le proporzioni; era la premessa alla frase del papa, due anni dopo, della “inutile strage”, che contraddistingue il modo cattolico, incapace di fermare le violenze umane, per denunciandole e condannandole.

La notizia della dichiarazione di guerra in via ufficiosa giunse a Pesaro il 23 maggio a sera, non confermata e subito il clima politico cambiò. Chiunque si fosse opposto alla guerra o non vi avesse partecipato era ormai considerato un “traditore” e si diffuse un clima di tensione e sospetto dalle conseguenze imprevedibili. Si diffusero le notizie più inverosimili, alimentate, sotto l’etichetta del “si dice”,  dalla fantasia eccita del popolo, . Una studentessa austriaca del conservatorio di musica “ si dice, sia stata arrestata per spionaggio; un dirigibile austriaco aveva sorvolato la città[3] , ceramiche ed opere d’arte si stavano imballando presso il Museo civico per essere trasportate in luogo sicuro, al riparo di attacchi nemici che si credevano imminenti, agenti germanici ed austriaci stavano sabotando la linea ferroviaria, ed altre notizie incontrollate che trovavano gran credito presso la popolazione. Sui muri della città apparvero finalmente i manifesti che annunciavano lo stato di guerra, finalmente una notizia ufficiale e precisa.

Così “Il Progresso” descrive l’alba del 24 maggio a Pesaro:

La mattina del 24 maggio, poche ore dopo la dichiarazione di guerra, i pesaresi sono stati svegliati dal violento, se pur lontano, rombo del cannone….Molti concittadini si precipitarono sulle vie ed accorsero alla marina dove si sentiva più violento il cannoneggiamento dalla parte di Senigallia ed Ancona”[4]  La popolazione vive i momenti come festa ed eccitazione pubblica ed anziché trovare riparo o protezione, si dirige verso dove proveniva il rombo del cannone, cioè del pericolo. Nella giornata del 24 si sparse la voce che la Flotta austriaca aveva bombardato Ancona, ma che i treni lungo la linea adriatica continuavano a viaggiare regolarmente; in molti pensarono che la linea ferroviaria, che nell’area pesarese, corre parallela e a ridosso della spiaggia, era ed è un ottimo bersaglio per il nemico.  La giornata del 24 maggio fu passata con la popolazione in piazza e nelle vie, che formava capannelli, tutta tesa ad avere notizie e indiscrezioni, ma soprattutto in attesa della pubblicazione dell’ordine di mobilitazione. Il massimo dell’entusiasmo fu raggiunto, quando fu distribuito un giornale di Ancona, probabilmente “L’Ordine-Il Corriere delle Marche”, che lo pubblicava. A questa esaltazione segui immediatamente la pretesa dei più eccitati di pretendere la esposizione della bandiera nazionale in tutti i palazzi pubblici e in gran parte delle case  private.
Il decreto di mobilitazione fu affisso con manifesto domenica 25 maggio 1915, dando vita ad altre manifestazioni di giubilo.
Il Prefetto, conseguente alle disposizioni ricevuto, iniziò a mettere la città in stato di guerra: ordinò, con le prime disposizioni, l’oscuramento, dal tramonto all’alba, per contrastare attacchi nemici dal mare, vietò ogni manifestazione pubblica, come comizi, assembramenti, processioni e privata che avessero le stesse modalità. Iniziò a date disposizioni di carattere economico-sociale, mentre la mobilitazione civile iniziava mettersi in moto.
La mobilitazione militare coinvolse, naturalmente, tutta la provincia di Pesaro e di Urbino. Tutti i  Comuni ne furono coinvolti e le classi richiamate incisero molto di più sulle comunità rurali che non nei centri urbani, e questo impoverimento della forza lavoro in agricoltura non poteva avere conseguente nell’immediato futuro, anche se nelle prime settimane la partenza dei richiamati fu vista più come una festa che come un risvolto negativo, tutti convinti che la guerra, sull’onda del “maggio radioso” si sarebbe conclusa in poche settimane. Presente a Pesaro il fenomeno del volontariato. Fra tutti emerse la figura dell’on. Ruggero Mariotti, notabile di Fano, che ripetutamente chiese di partire volontario e infine la sua domanda fu accolta ed arruolato come tenente nel 94° Reggimento fanteria, che, come detto, aveva sede proprio a Fano.

E’ facilmente comprensibile che le classi richiamate erano per la gran parte composte da richiamati dalle campagne, dei contadini che, in percentuale erano la maggioranza rispetto alle altre classi sociali. Per molti di loro era la prima volta che lasciavano la terra che li aveva visi nasce nei due decenni ed oltre della loro vita, al massimo avevano visto e frequentato il paese di riferimento, qualcuno era stato, per fiere o altro, accompagnando i più anziani nel capoluogo, ma niente di più. Era la prima volta che lasciavano la loro terra, la lor regioni. Per molti fu anche l’ultima. Un dato è stato rilevato:[5] il peso del dolore e della morte di giovai vite, che erano la speranza ed il futuro, non si distribuì in modo omogeneo tra la campagna e la città, ma incise in modo profondo e spesso crudele sulla prima, ed in misira tale della più o meno estensione della comunità rurale. I maggiori centri urbani ebbero perdite minori, su scala proporzionale, rispetto alle piccole comunità rurali.

L’esempio dello studio che è stato portato a questa affermazione, avendo come riferimento il censimento del 1911, è la provincia di Pesaro. A mano a mano che dalla costa si risaliva verso l’entroterra vi è un aumento del peso percentuale dei caduti a mano a mano che dalla costa si risaliva verso l’ entroterra: se Saltara, Gradara, San Giorgio di Pesaro si mantennero intorno al 4% , alcuni dei comuni a ridosso degli Appennini, come Maiolo, Sant’Agata Feltria, Talamello, Belforte all’Isauro, Piandimileto e Cantiano presentano dei valori tra il 5,8 e l8.1%.
Alla fine del conflitto, il Comune di Mombroccio ebbe 66 Caduti, tra cui molti dispersi; Il Comune di Montecerignone ne avrebbe avuti 37; Frontino 16; Talamello 32; Orciano ne avrebbe ricordati 38; Lunano 39; Gradara 44 ( di cui 24 “per ferite” 3 “dispersi” e 17 per malattie. Pesaro ebbe 414 Caduti.


Una delle prime notizie che si apprese in città fu la istituzione di sei ospedali militari di riserva, con la requisizione di scuole, e edifici pubblici. Tanto era carente la protezione della città da offese aere, che la Società del Tiro a Segno si offerse  e predispose una squadra di tiratori scelti, da porre su altane costruite sui tetti, per contrastare azioni aeree nemiche; una sorta di contraerea privata, meglio di niente data la assoluta assenza di ogni organizzazione difensiva. Si crearono vari comitati, tutti frutto del fervore patriottico che aveva invaso la città. Si creò un comitato pesarese per la raccolta dei fondi per l’assistenza alle famiglie dei richiamati, che il 31 dicembre 2015 aveva raccolto 37038, 20 lire, con il corollario di iniziative di vari gruppi ed associazioni per l’invio al fronte di pacchi contenti viveri, ed indumenti di vestiario e generi vari.  Un comitato fu creato per curare la corrispondenza tra le famiglie e di militari al fronte, tenendo presente che nelle Marche del 1915 l’analfabetismo era sull’ordine del 50% della popolazione, come aveva sottolineato il censimento del 1911; in pratica si avviava la pratica di persone di buona volontà che sapevano leggere e scrivere che si mettevano a disposizione della famiglia, analfabeta, del richiamato; questi, a suo volta analfabeta, si avvaleva per la lettura e la risposta o di ufficiali subalterni di buon volere, o per lo più del cappellano militare e suoi assistenti, o, in misura minore, di commilitoni. Questo fenomeno non fu solo presente nella provincia di Pesaro, ma in tutte le provincie italiane, dando origine ad un fenomeno collettivo che concorse, con altri della stessa portata,  costruzione del senso di appartenenza e di identità nazionale.[6]
La  mobilitazione civile dei primi mesi di guerra ebbe anche caratteristiche peculiari di Pesaro.
Odoardo Giansanti, il celebre cantastorie dialettale che con le sue strofe esprimeva i sentimenti popolari biasimando il caroviveri  e fustigando gli imboscati
( Specialment sti sbarazeren
Ch’ià fatt tante l muscarden
Pel passed a fè cagnera
Urland fort viva la guera)
Nel riutilizzare vecchie canzoni ne espunse parole come “coscritti”, che in passato aveva impiegato nel doppio senso di soldato di leva e di grullo. Il bagno di sangue non consentiva più facili ironie.”[7]  

Occorre rilevare che Pesaro, nella primavera del 1915 era in piena espansione edilizia iniziata già da qualche anno, con nuovi quartieri progettati, in parte costruiti, che aveva superato la vecchia cinta muraria ottocentesca, in gran parte abbattuta per avere spazio all’ampliamento progettato. Tutto questo processo di espansione inevitabilmente ebbe a frenare e a contrarsi nel corso della guerra ed i primi sintomi li si ebbero proprio all’indomani della dichiarazione di guerra. Il settore edilizio entrò in crisi per la carenza di manodopera specializzata, in grandissima parte reclutata per il fronte e quella rimanente assorbita dalle esigenze militari. Carenze gravi via via si produssero nel settore del legname, dei mattoni e del marmo e dei loro derivati. Accanto a quello della edilizia, entro in crisi, comune a tutte le Marche, il settore della pesca, per le imposizioni restrittive imposte dalle autorità militari e dalle oggettive condizioni come la presenza di campi di mine, sgombero per esigenze militari, fermo pesca prolungato, divieti di determinati tipi di pesca ecc. Tutto quello che ruotava intorno al settore ittico entrò in crisi e si fermò. Il Comando Supremo aveva dichiarato il litorale adriatico “ in stato di guerra” con le relative conseguenze.
Interessante notare che disposizioni restrittive  e proibitive colpirono anche il settore della caccia alla vigilia della stagione venatoria, soprattutto per il ferreo controllo che le autorità militari posero sulle armi, sulle munizioni e sul loro impiego. Per far fronte anche alla carenze di sostentamento, nel corso ella guerra ai cacciatori fu permesso di cacciare con l’uso delle reti.

Il clima di partecipazione, euforia e grande spirito patriottico che fu alla base delle numerose iniziative che caratterizzarono la mobilitazione civile, via via, si andò smorzando venendo ad affermarsi sempre più la realtà della guerra.
Già nelle settimane di giugno iniziarono ad arrivate le notizie dei primi caduti al Fronte, tra cui il tenente colonnello Alberto Spada, decorato di medaglia d’Argento al Valor Militare, caduto il primo giorno, il 23 giugno 1915,  della I battaglia dell’Isonzo, sul Gobna.
Accanto alle notizie provenienti dal Fronte Pesaro dovette fronteggiare il 18 giugno un attacco austriaco dal mare: un incrociatore e due torpediniere austriache, da 3.000 metri dalla costa, aprirono il fuoco, dopo aver superato il campo minato frettolosamente posto,  e presero di mira la linea ferroviaria, la stazione e le  attrezzature portuali, ma i danni furono limitate, anche se la paura fu grande, anche se non ci fu l’effetto sorpresa come quelli del primo giorno di guerra. Il Comune, ancora sull’onda del fervore patriottico, intitolò una strada parallela al mare in costruzione  “Viale Trento”, dando per assicurata la vittoria finale della guerra che si stava combattendo.[8] Nel luglio successivo, anche Fano fu attaccata dal mare, anche qui con obiettivo la stazione ferroviaria; i danni furono pochi, anche se la Chiesa di san Francesco fu colpita in quanto si trovava sulla linea di tiro.
Nella provincia di Pesaro i mesi che passarono riportarono tutti alla realtà. Svanito il sogno o l’illusione che la guerra sarebbe stata guerra, mentre il Municipio si affannava a perfezionare misure per prevenire attacchi dal mane, con sempre nuove disposizioni e la difesa costiera iniziava a prendere corpo, la guerra reale si rilevò per quello che era: una realtà comune alle altre provincie marchigiane. Una guerra che era molto diversa da quella immaginata delle accese discussioni dei caffè e dei circoli, invocata nelle manifestazioni come soluzione a tutti i problemi, urlata nei comizi, con tutte le aggettivazioni iperboliche dettate dalla esaltazione sia del singolo che della collettività. I primi sei mesi di guerra anche a Pesaro e provincia ebbero questa parabola: dalla illusione alla tragica realtà.
 


[1]        Vi erano: “L’Idea”, giornale cattolico, “Il progresso”, periodico socialista, “La Sveglia Democratica”, di orientamento repubblicano con venature massoniche; a Fano si stampava “La Concordia”, di orientamento cattolico. Da ricordare che il giornale delle Marche, a livello regionale, era “L’Ordine – Il Corriere delle Marche”, che si stampava in Ancona.
[2]           “La Sveglia democratica”, 15 maggio 1915. Citato in Ugoccioni P.R., Il Pesarese, in Piccinini G. (a cura di), Le Marche e la Grande Guerra. 1915-1918, Ancona, Assemblea Legislativa delle Marche, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Comitato Provinciale di Ancona, 2008.

[3]        Molto probabilmente qualcuno a Pesaro aveva scorto a cavallo della mezzanotte tra il 23 ed il 24 maggio 1915 il dirigibile italiano “Città di Ferrara” che da Jesi si era levato in volo verso Pola, in missione di guerra, ma non lo aveva riconosciuto come italiano.
[4]        “Il Progresso”, 29 maggio 1915. Citato in Ugoccioni P.R., Il Pesarese,, cit., pag. 116
[5] Ugoccioni P.R., Il Pesarese, in Piccinini G. (a cura di), Le Marche e la Grande Guerra. 1915-1918, Ancona, Assemblea Legislativa delle Marche, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Comitato Provinciale di Ancona, 2008. Pag. 119

[6]        Ugoccioni P.R., Il Pesarese,cit., pag.117 e segg.
[7]        Ugoccioni P.R., Vita di Odoardo Giansanti detto “Pasqualon”, Pesaro, Nobili, 1991. Cfr. inoltre: Balducci S., ( a cura di), Orlando Giansanti. Poesie, Pesaro, Nobili & Pieraccini Ed., 1966
[8]        Un anno dopo, il 31 luglio 1916, a venti giorni dalla impiccagione nel fossato del Castello del Buon Consiglio, una strada più a monte, fu intitolata a  Cesare Battisti.

mercoledì 29 marzo 2017

La Brigata "Macerata". Ordinamento ed impiego nel 1915

2.1. La Brigata “Macerata”: ordinamento ed impiego nel 1915.

La Brigata “Macerata”, costituitasi il 1 marzo 1915 nelle Marche, in virtù dell’azione del deposito del 12° Fanteria, che costituì il Comando Brigata ed il 122° Reggimento fanteria, mentre il deposito del 93° Reggimento fanteria, di stanza in Ancona, costituì il 121° Reggimento. Le sedi erano Ancona, Fano, Macerata ed Ascoli Piceno per il mese di marzo, aprile maggio.

I Quadri della Brigata nel 1915 erano i seguenti:
Comandate della Brigata dal 24 maggio 1915 all’aprile del 1916 era il Magg. Gen. Adriano Prata. Il Comandante del 121° Reggimento fanteria era, dal 24 maggio all’8 settembre 1915 il Colonnello Vittorio Sesini, dal 1 ottobre 1915 all’aprile 1916 il Colonnello Fileno Amendola, mentre al comando del 122° Reggimento Fanteria dal 24 maggio al 26 luglio 1915 vi era il Colonnello Mario Robert, che lasciò il comando per ferita mortale sul campo e deceduto il giorno dopo, 27 luglio 1915, e dal 20 agosto 1915 al 19 gennaio 1917 il Colonnello Silvio Battaglia.
Di seguito i comandanti di battaglione:
121° Reggimento Fanteria:
I Battaglione
. Grigi Giuseppe, maggiore, dal 24 maggio al 30 luglio 1915
. Rusconi Valerio, capitano, dal 31 luglio al 31 luglio 1015, Caduto sul Campo
. Grotti Vincenzo, capitano, dal 4 agosto a dicembre 1915, Ferito.

II Battaglione
. Leonelli Vincenzo, maggiore, dal 24 maggio al 26 luglio 1915, Disperso.
. Raniella Ettore, maggiore, dal 31 luglio al 11 novembre 1915,Ferito
. Venezian Giacomo, capitano, dal 15 novembre al 20 novembre 1915, Caduto sul
campo
. Pistola Guido, capitano, dal 21 novembre al 31 dicembre 1915

III Battaglione
. Ravajoli Alfredo, maggiore, dal 24 maggio al 26 luglio 1915, Ferito
. Franceschini Vincenzo, capitano, dal 27 luglio al 5 agosto 1915,Ferito
. Cicognani Mario, capitano, dal 6 agosto al 21 novembre 1915, Caduto sul campo
. Caperdoni Felice, capitano, dal 22 novembre al 4 dicembre 1915
. Leonelli Vincenzo, maggiore, dal 24 maggio al 26 luglio 1915, Disperso.
. Raniella Ettore, maggiore, dal 31 luglio al 11 novembre 1915, Ferito
. Venezian Giacono, capitano, dal 15 novembre al 20 novembre 1915, Caduto sul
campo
. Caperdoni Felice, capitano, dal 21 novembre al 31 dicembre 1915
. Caperdoni Felice, tenente colonnello dal 5 dicembre 1015 al 5 gennaio
1916
IV Battaglione
Il Reggimento avrà il IV Battaglione a partire dal gennaio 1917

122° Reggimento Fanteria:
I Battaglione
. Grimaldi Alfredo, tenente colonnello, dal 24 maggio al 27 luglio 1915
. Comucci Mario, capitano, dal 28 luglio al 15 ottobre 1915,
. Grassi Noè, maggiore, dal 16 ottobre a 11 novembre 1915, Ferito.
. Monetti Camillo, maggiore, da dicembre 1915 al 17 agosto 1916 Ferito

II Battaglione
. Cosignani Francesco, maggiore, dal 24 maggio al 31 luglio 1915, Ferito.
. Guazzugli Bonajuti Raffaele, capitano, dal 1 agosto al 15 ottobre 1915,
. Ferrari Bravo Oreste, , dal 15 ottobre al 1 novembre 1915,
. Guazzugli Buonajuti Raffaele, capitano, dal 2 novembre 1915 al 18 marzo 1916

III Battaglione
. Marini Ferruccio, tenente colonnello, dal 24 maggio al 27 luglio 1915,
. Raimondi Pompeo, maggiore, dal 28 luglio 1015 al 3 ottobre 1916,
Ferito
IV Battaglione
Il Reggimento avrà il IV Battaglione a partire dal gennaio 1917
Come si evince da questa esposizione la Brigata ebbe, nel 1915 un comandante di reggimento caduto sul campo, 3 comandanti di battaglione lo stesso Caduti, sostituiti in comando si ebbero 5 comandanti di battaglione feriti.

Gli Ufficiali Caduti sono:
121° Reggimento fanteria
(in corsivo gli Ufficiali Marchigiani)
.Maggiore Ravaioli Alfredo, da Ancona, Ospd.mil 64 il 6 agosto 1915
.Maggiore Venezian Giacomo, da Trieste, Castelnuovo del Carso il 20 novembre
1915
.Capitano Del Gaudio Angelo, da Roma, Fogliano, il 27 luglio 1915
.Capitano Marinelli Manlio, da Ancona, Castelnuovo del Carso, 27 novembre 1915
. Capitano Rusconi Valerio, da Sale, Fogliano, l 31 luglio 1915
. Tenente De Astis Antonio, da Terlizzi, Fogliano, il 21 luglio 1915
. Tenente Baldeschi Galileo, da Cantiano, Osp. Mil. C.64, 6 agosto 1915
. Tenente Battilani Aldo, da Modena, Castelnuovo del Carso il 27 novembre 1915
. Tenente Belardi Virgilio, da Roma, Castelnuovo del Carso il 27 novembre 1915
. Tenente D’Angelo Pietro (disperso), da Filadelfia (USA)
Castelnuovo del Carso, il 27 novembre 1915
. S.Tenente Di Marco Giovanni,da Vinchiatura, 13a Sez. Sanità, l’11 Novembre 1915
. S.Tenente Ferrara Giuseppe, da Graniti, 25° Sezione Sanità, il 10 novembre 1915
. S.Tenente Giorgetti Pasquale, da Camerano (Ancona), Osp d. C.69 il 27 luglio 1915
. S.Tenente Guatelli Enrico, da Ancona, . Castelnuovo del Carso il 1° Novembre 1915
. S.Tenente La Daga Guido, da Napoli, Fogliano, il 30 luglio 1915
. S.Tenente Mornati Luigi, da Macerata, Osp.d.C 087 il 26 luglio 1915
. S.Tenente Setta Oreste, da Bussi, Fogliano il 30 luglio 1915
. S.Tenente Stassano Rocco, da Monte San Vito (Fermo), 25a Sezione
Sanità il 27 novembre 1915
. Aspirante Giorro Elio, da Ancona, 25a Sesione Sanità il 19 novembre
1915

122° Reggimento fanteria:
. Colonnello Robert Mario, da Torino, Polazzo il 27 luglio 1915
..Capitano Brancalana Gaetano, da Fano, Polazzo, il 30 luglio 1915
. Capitano Morandi Battista, da Novara, Castelnuovo del Carso, l’11 novembre 1915
. Capitano Tintori Francesco, da Urbino, Castelnuovo del Carso il 16 novembre 1915
. Tenente Anselmi Emilio, da Grimaldi, Polazzo, il 2 luglio 1915
. Tenente Bamonte Gerardo, da Francavilla a Mare, Polazzo, 26 luglio 1915
. Tenente Caruso Arturo, da Acerra, Polazzo il 26 luglio 1915
. Tenente Daretti Armando, da Roma, Fogliano il 30 luglio 1915
. Tenente Ferri Camillo, da Penne, Turriaco, il 3 agosto 1915
. Tenente Got Giovanni, medico, da Milano, Castelnuovo del Carso,
il 4 dicembre 1915
. Tenente Tucci Fernando, da Ascoli Piceno, Polazzo, il 26 luglio 1915
. S.Tenente Corbo Carmelo, da Bivona, Altipiano Carsico il 26 agosto 1915
. S.Tenente Di Veroli Alessandro, da Roma, Altipiano Carsico, il 21 agosto 1915
. S.Tenente Garofalo Luca, da Resina, Altipiano Carsico il 27 luglio 1915
. S.Tenente Macaluso Alcibiade, da Agira, Ospedale D.C.66 il 9 agosto 1915
. S.Tenente Mirto Randazzo Giuseppe, da Novara, Osp. Mantova il 7 dicembre
1915
. S.Tenente Montori Vittorio, da Turano Nuovo, Altopiano Carsico il 27 novembre
1915
. S.Tenente Natoli Giovanni, da Palermo, in prigionia il 29 luglio 1915
. S.Tenente Nucera Vetrurio, da Canna, Altopiano Carsico il 2 agosto 1915
. S.Tenente Roscia Amelio, da Messina, Castelnuovo del Carso il 27 novembre 1915
. S.Tenente Santachè Egidio, da Ascoli Piceno, Castelnuovo del Carso iIl 14 novembre 1915
. S.Tenente Spedaliere Pietro, da Catania, Altopiano Carsico il 1 agosto 1915
. S.Tenente Valente Emilio, da Spezia, Castelnuovo del Carso il 14 novembre 1915
. S.Tenente Vertova Luigi, da Milano, Castelnuovo del Carso il 14 novembre 1915
. S.Tenente Zucchini Pietrantonio, da Mosciano, Castelnuovo del Carso il 28
novembre 1915
. S. Tenente Console Pasquale, da Conversano, Osp.d.C. 102 il 4 novembre 1915

Il quadro generale delle perdite per la “Macerata” è impressionante, in relazione alle tabelle organiche.
Il 121° Reggimento fanteria, nel ciclo operativo che va dal 24 maggio al 29 agosto, le prime due battaglie dell’Isonzo, perse 29 Ufficiali (9 morti, 18 feriti e 2 dispersi; perse 836 sottufficiali e soldati (159 morti, 590 feriti, 87 dispersi) per un totale di 856 uomini persi su una forza organica di guerra di circa 2000 uomini, ovvero il 45% della forza organica.
Il 122° Reggimento fanteria perse 34 Ufficiali (14 morti, 18 feriti e 2 dispersi; perse 1198 sottufficiali e soldati (298 morti, 898 feriti, mentre non si ha il dato dei dispersi, che è stato conteggiato nel calcolo dei morti) per un totale di 1232 uomini persi su una forza organica di guerra di circa 2000 uomini, ovvero il 61% della forza organica.

Nelle altre due battaglie dell’Isonzo (novembre-dicembre 1915) il 121° Reggimento fanteria, nel ciclo operativo che va dal 7 novembre al 13 dicembre, perse 44 Ufficiali (10 morti, 31 feriti e 3 dispersi; perse 1115 sottufficiali e soldati (102 morti, 775 feriti, 238 dispersi) per un totale di 1159 uomini persi su una forza organica di guerra di circa 2000 uomini, ovvero il 55% della forza organica.

Il 122° Reggimento fanteria perse 42 Ufficiali (9 morti, 32 feriti e 1 dispersi; perse 1726 sottufficiali e soldati (600 morti, 736 feriti, 390 dispersi) per un totale di 1768 uomini persi su una forza organica di guerra di circa 2000 uomini, ovvero il 88% della forza organica.

In totale, nel 1915, il 121° Reggimento perse 73 Ufficiali e 2951 sottufficiali e soldati, ovvero fu praticamente distrutto e dovette essere ricostituito con l’immissione di complementi almeno una volta e mezzo. Il 122° Reggimento perse 76 Ufficiali e 1922 e segui la stessa sorte del suo gemello, ovvero fu distrutto nei suoi organici iniziali almeno una volta.


Il totale delle perdite della Brigata “Macerata” nelle quattro battaglie dell’Isonzo, nel 1915, fu impressionante perse 5022 uomini di cui 149 ufficiali e 4873 sottufficiali e soldati, ovvero con perdite oltre il 120% della forza. In pratica la Brigata costituitasi il 1 marzo 1915 fu distrutta e dovette essere ricostituita con l’immissione di complementi. Un tasso di perdite veramente impressionante che si inserisce in quello generale del 1915: ovvero l’Esercito Italiano ebbe 62.000 morti e 170.000 feriti, che rappresenta un quarto delle forze mobilitate risalenti a quasi un milione di mobilitati  

massimo coltrinari
(direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.com)

martedì 28 marzo 2017

La Brigata “Ancona”: ordinamento ed impiego nel 1915

  
La Brigata “Ancona” era composta dal 69° e 70° Reggimento fanteria, costituiti all’indomani dell’Unità d’Italia il 1 agosto 1862. 
La sede di pace del 69°  e del 70° Reggimento fanteria era Firenze. Con il capoluogo toscano la Brigata ebbe intensi e cordiali rapporti. I distretti di reclutamento erano: Ascoli, Bergamo, Campagna, Catania, Gaeta, orvieto, Torino e Treviso.
La Brigata “Ancona”, lascia a metà di aprile 1915 la sede di Firenze  e si porta  in occupazione avanzata. Allo scoppio delle ostilità è infatti nell’Alto Cadore, (Val Padola-Val Visdende) con elementi avanzati al Passo Monte Croce di Comelico ed ai passi dell’alta Val Padola, alle dipendenze della 10a Divisione, come vedremo più avanti.

I Quadri della Brigata “Ancona” nel 1915 erano i seguenti:
Comandante della Brigata dal 24 maggio 1915 al 20 giugno 1915 era il magg. gen. Meomartini Pasquale, a cui succedette il magg. gen. Ferruccio Mola dal 21 giugno al 9 settembre 1915. Poi assunse il Comando il colonnello Ugo Porta (dal 15 settembre al 14 novembre 1915) a cui succedette il magg. gen. Adolfo Corrado dal 30 novembre al 23 maggio 1916. Come sopra detto, anche per la Brigata “Ancona” si rileva il fenomeno dei brevissimi periodi di comando, segno di su una situazione di comando grave e deficitaria, che si ripercuote anche sui comandi di reggimento e di battaglione, come sotto evidenziato. 
Il Comandante del 69° Reggimento fanteria era, dal 24 maggio al 14 settembre 1915 il colonnello Teodoro Ferrari di Orsara e di Castelnuovo Bormida , a cui seguì dal 16 settembre 1915 al 3 giugno 1916 il tenente colonnello Giulio Rigobello, mentre al comando del 52° Reggimento fanteria dal 24 maggio al 24 agosto 1915 vi era il colonnello Pilade Guadagni, che lasciò il comando, dal 24 agosto 1915 all’1 maggio 1916.

Di seguito i comandanti di battaglione:
69° Reggimento Fanteria:
I   Battaglione
. Pandolifini Adolfo, maggiore, dal 24 maggio al 26 agosto 1915
. Valentini Alberto,  capitano,  dal 27 agosto al 22 ottobre 1915,
. Gardini Romano, maggiore,  dal 23 ottobre al 8 novembre 1915,

II  Battaglione
. Buonajuti Dante, tenente colonnello, dal 24 maggio al 18 luglio 1915,  Caduto sul
  campo
. Rognoni Giuseppe, maggiore, dal 15 settembre al 7 novembre 1915, ferito.

III Battaglione
. Silvatici Luigi, maggiore, dal 24 maggio 1915 al 12 gennaio 1916,

Il IV Battaglione si costituì nel 1917

70° Reggimento Fanteria:
I   Battaglione
. Chessa Luigi, maggiore, dal 24 maggio al 6 settembre 1915, Caduto  sul campo
.  Pozzolini Vincenzo, maggiore,  da settembre 1915 a dic. 1915, ferito
.  Nati Francesco, capitano, da dicembre 1915 a gennaio 1916, ferito

II  Battaglione
. De Luigi Amedeo, tenente colonnello, dal 24 maggio al settembre 1915
. Savi Giuseppe, maggiore, da ottobre 1915 al dicembre 1915

III Battaglione
. Fabbri Luigi, maggiore, dal 24 maggio al dicembre 1915,

Gli Ufficiali Caduti sono:

69° Reggimento fanteria
. Tenente Colonello Buonajut Carlo, da Firenze, Cima Frugoni il 18 luglio 1915
. Capitano Grandi Angelo. Da Milano, Monte Croce di Comelico, il 4 agosto 1915
. S. Tenente Barzi Augusto, da Santa Croce sull’Arno, Monte Seikoff, il 6 settembre
  1915
. S. Tenente Cauti Enrico, da Roma, sul Peuma, il 16 dicembre 1915
. S. Tenente Eboli Vincenzo, da Sanza, sul Peuma, il 10 novembre 1915
. S. Tenente Lorenzi Ugo, da Firenze, Monte Seikoff, il 6 settembre 1915
. S. Tenente Rolando Michele, da Roletto, sul Peuma, il 15 dicembre 1915
. S. Tenente Sacco Amedeo, da Palermo, Cima Frugoni, il 18 luglio 1915
. S. Tenente Trerè Ernesto, da Faenza, Monte Seikoff, il 18 settembre 1915
. S. Tenente Vestri Aurelio, da Lamporecchio, Oslavia, il 12 novembre 1915
. Aspirante Perrucchio Pietro, da Castronno, Oslavia, il 12 novembre 1915
Per malattia
. Tenente Cecchi Lionello, da Carmignano, Lazzaretto Dolegno, il 9 novembre 1915

70° Reggimento fanteria  
. Maggiore Chessa Luca, da Thiesi, Burgesthal, il 6 settembre 1915
. Maggiore Pozzolini Vincenzo, da Milano, Ospedale Militare di Milano, il
  29 dicembre 1915
. Capitano, Bertini Ugo, da Firenze, Oslavia, il 30 novembre 1915
. Capitano Cernoneschi Italo, da Casale Monferrato, Osp.d.C.,125 il 15 novembre
  1915
. Capitano Cotta Ramisino Mario, da Parma, Oslavia, il 10 novembre 1915
. Capitano De Martino Arturo, da Vico Equenze, Oslavia, il 14 novembre 1915
. Capitano Durante Catello, da Castellamare, san Floriano, il 13 novembre 1915
. Capitano Lang Arturo, da Livorno, Oslavia, l’11 novembre 1915
. Capitano Scapecci Guido, da Bucine, Quota 165 Oslavia, il 12 novembre 1915 
. Tenente Alessandrini Alberto, da Saluzzo, Oslavia, il 12 novembre 1915
. S. Tenente Agressia Antonio, da San Giorgio Lucano, Oslavia, 12 novembre 1915
. S. Tenente Alberti Giovanni, da Bieda, Oslavia, il 10 novembre 1915
. S. Tenente Borgi Cesare, da Firenze, Oslavia, il 10 novembre 1915
. S. Tenente Chieli Ferruccio, da Arezzo, Burghestal, il 6 novembre 1915, disperso
. S. Tenente Cosmano Ottorino, da Pianosa, 11a Sezione Sanità, il 15 novembre
      1915
. S. Tenente Delavigne Gastone, da Livorno, Oslavia, il 10 novembre 1915
. S. Tenente Distolfo Giovanni, da Noicattaro, Osp.d.c. 14, il 30 novembre 1915
. S. Tenente Galli Piero, da Casellina e Torri, Oslavia, il 9 novembre 1915, disperso
. S. Tenente Gardin Pompeo, da Conegliano, Oslavia, il 23 novembre 1915
. S. Tenente Lori Luigi, da Firenze, Osp.d.c., 219, il 5 dicembre 1915
. S. Tenente Mezzasalma Salvatore, da Ragusa, Oslavia, il 21 novembre 1915
. S. Tenente Ponticelli Sante, da Stia, Oslavia, il 26 novembre 1915
. S. Tenente Roselli Guido, da Firenze, Burgestal, il 6 novembre 1915
. S. Tenente Sandrelli Giuseppe, da Arezzo, Oslavia, il 10 novembre 1915
. S. Tenente Santini Ferrucci, Casellina e Torri, Oslavia, il 12 novembre 1915
. S. Tenente Tamagnone Pietro, da Milano, Quota 165, Oslavia, il 1 dicembre 1915
. S. Tenente Tarquini Michele, da Velletri, Oslavia, il 12 dicembre 1915
. S. Tenente Tigri Guido, da Verona, Seikoff, il 4 agosto 1915
. S. Tenente Arrighi Eugenio, da Firenze, Osp.d.c. il 14 novembre 1915
. S. Tenente Bonanni Alberto, da Firenze, Oslavia, il 10 novembre 1915

Il quadro generale delle perdite della Brigata “Ancona”, in relazione alle tabelle organiche, impiegata pesantemente dal 24 maggio al 31 dicembre 1915 per ben sei mesi e 23 giorni in linea, con solo 15 giorni di riposo nel settore di Val Visdende ( alto Piave) , Monte Croce di Comelico, dal 24 maggio al 31 luglio  e poi  a Beim, Feichten, M. Seikoff, Padola  dal 1 agosto al 22 ottobre indi sull’Isonzo, Pri Fabrisu, Oslavia, Peuma dal 7 novembre  al 31 dicembre 1915, [1] è il seguente:

il  69° Reggimento fanteria,  ebbe 11 Ufficiali, e 234 uomini di truppa Caduti; 24 Ufficiali e 1227 uomini di truppa Feriti; 3 Ufficiali e 165 uomini di truppa Dispersi, per un totale di  245 Caduti, 2151 Feriti, 168 Dispersi.

il  70° Reggimento fanteria, ebbe  29 Ufficiali e  203 uomini di truppa Caduti; 43 Ufficiali e 1471 uomini di truppa Feriti; 2 Ufficiali e 646 uomini di truppa Dispersi per un totale di 232 Caduti, 1514 Feriti, 648 Dispersi.

In totale la Brigata “Ancona” nei primi sei mesi di guerra ebbe  40 Ufficiali, 437 uomini di truppa Caduti;  67 Ufficiale e 2698 uomini di truppa Feriti e 5 Ufficiali e 811 uomini di truppa Dispersi, per un totale di perdite d 477 Caduti, 2359 Feriti, e 814 Dispersi, ovvero  3650 uomini persi, pari ad oltre 85% della forza organica, ovvero nei primi sei mesi di guerra la Brigata “Ancona” perse la quasi totalità degli uomini con cui era partita dalla sede di pace nel maggio 1915.

 Nel 1915 la Brigata “Ancona” non ebbe riconoscimenti alle bandiere, ne fu mai citata sul Bollettino del Comando Supremo.




[1] Dal 23 al 27 ottobre 1915 è stanziata a San Giovanni di Manzano  e dal 28 ottobre al 6 novembre tra Villanova sull’Judrio, Subita, Medana, Pradis, Valisella fu impiegata in linea, come detto, per 6 mesi e 23 giorni, mentre solo per 10 giorni fu tenuta a riposo durante il trasferimento dal fronte dolomitico a quello isontino, durante i primi sei mesi di guerra.

lunedì 27 marzo 2017

Brigata "Marche" nella Grande Guerra. I Quadri.


I Quadri della Brigata “Marche” nel 1915 erano i seguenti:

Comandante della Brigata dal 24 maggio 1915 al 26 ottobre 1915 era il magg. gen. Augusto Fabbri, a cui succedette il magg. gen. Giulio Amadei dal 18 ottobre al 26 novembre 1915. Il col. Annibale Roffi, dal 24 al 30 novembre, ferito, e il magg. gen. Arturo Cittadini, dal 1 dicembre 1915 al 22 marzo 1916. In pratica in sei mesi di guerra la Brigata cambiò quattro comandanti, segno di una situazione tesa e difficile.

Il Comandante del 55° Reggimento fanteria era, dal 24 maggio al 13 agosto 1915 il colonnello Cesare Parigi, a cui seguì dal 7 settembre  1915 al’11 dicembre 1915 il colonnello Casimiro Alfredo Boselli, sostituito dal colonnello Ernesto Piano che perirà l’8 giugno 1916 per il siluramento del piroscafo che riportava il reggimento in Patria dall’Albania.
Al comando del 56° Reggimento fanteria dal 24 maggio al 9 agosto 1915 vi era il tenente colonnello Ermnegildo Padovin, che lasciò il comando al colonnello Guadagnin, che lo tenne dall’ 11 agosto 1915 al 23 dicembre 1915, passandolo al colonnello Vincenzo Pozzi (25 dicembre 1915 – 31 maggio 1917).

Di seguito i comandanti di battaglione:
55° Reggimento Fanteria:

I   Battaglione
. Curti Alessandro, tenente colonnello, dal 24 maggio 1915 al 2 febbraio 1915

II  Battaglione
. Bernardini Silvio, tenente colonnello, dal 24 maggio a ottobre 1915,
. Belmonte Giuseppe, maggiore, dal 7 ottobre al 2 novembre 1915, Caduto sul campo

III Battaglione
. Bosi Angelo, maggiore, dal 24 maggio al 17 luglio 1915, Caduto sul campo
. Folicardi Giulio, maggiore, dal 24 luglio  a ottobre 1915,
. Villa Pompeo, maggiore, dal 21 ottobre 1915  a nov. Novembre 1915.
. Rimini Attilio, tenente colonnello, dal 5  al 28 novembre 1915
. Saibante Egidio, tenente colonnello, dal 20 dicembre 1915 al 23 dicembre  1916

Il IV Battaglione sarà creato solo nel 1917.

56° Reggimento fanteria:
I   Battaglione
. Pugnetti Alessandro , maggiore, dal 24 maggio al 1 novembre 1915
. Fenech Giovanni, maggiore,  da 2 novembre 1915 al 6 giugno 1917

II  Battaglione
. Martinotti Luigi, maggiore, dal 24 maggio al 25 luglio 1915, Caduto  sul campo
. Resio Achille, maggiore, dal 16 luglio 1915 al 29 settembre 1915
. Carezzano Giuseppe, maggiore, da 30 settembre 1915 al 25 ottobre 1915

III Battaglione
. Padovin Ermenegildo, maggiore, dal 24 maggio al settembre 1915,
. Fasella Fabio, maggiore, dal 21 ottobre 1915 al 2 novembre 1915,
. Traversi Giacomo, capitano, dal 7 novembre 1915 al 16 dicembre 1915,
. Carnevali Camillo, maggiore, dal 17 dicembre 1915 al 19 marzo 1915

Gli Ufficiali Caduti sono:
55° Reggimento Fanteria
. Maggiore Belmonte Giuseppe, da Ajello, Monte Sabotino il 2  novembre 1915
. Maggiore Bosi Angelo, da Ravenna, Monte Piana , il 17 luglio  1915
. Capitano Boch Achille, da Venezia, Monte Sabotino il 16 novembre 1915
. Capitano Cargnello Vittorio, da Castelfranco Veneto, Osp. D.C. il 23 novembre
  1915
. Capitano Cavagnin Edoardo, da Venezia, Monmte Sabotino, il 1 novembre 1915
. Capitano Gregori Guglielmo da San Remo, Monte Piana il 17 luglio 1915
. S.Tenente Brevedan Erminio, da Treviso, Monte Piana il 20 Luglio 1915
. S.Tenente Cavallero Emo, da Treviso, Monte Piana il 20 luglio 1915
. S.Tenente Falcino Ermanno, da Vigevano, Monte Sabotino, il 28 novembre 1915
. S.Tenente Jodice Marino, da Torino, Monte Piana il 20 luglio 1915
. S.Tenente Margary Armando, da Andorno, Monte Sabotino il 1 novembre 1915
. S.Tenente Talamo Ugo, da Napoli, Monte Sabotino, l’11 novembre 1915
. S.Tenente Zardo Giuseppe, da Crespano Veneto, Monte Sabotino l’11 novembre
  1915
. S.Tenente  Gai Italo, da Torino, Ops. D.C. 230, il 15 novembre 1915  per malattia
56° Reggimento Fanteria
. Tenente Colonello Pugnetti Alessandro, da Udine, Monte Sabotino,  il 1 novem-
  bre 1915
. Maggiore Fasella Paolo, da Genova, Monte Sabotino,  il 12 novembre 1915
. Capitano Belardinelli Enrico, da Livorno, Monte Sabotino, il 2  novembre 1915
. Capitano Cuniberti Biagio, da Vicoforte, in prigionia il 19 agosto 1915
. Capitano Dolfi Lorenzo, Valle Boden il 25 agosto 1915, disperso
. Capitano Monico Guido Carlo, da Vicenza, Oslavia il 27 novembre 1915
. Tenente Barni Mario, da Valle di Cadore, Ospedale di Belluno il 17 dicembre 1915
. Tenente Pozzi Ernesto, da Orsago, Monte Sabotino, il 2 novembre  1915
. S. Tenente Amato Decio, da Florida, Monte Sabotino il 1 novembre 1915
. S. Ten. Annoni Entrico, Monte Piana, il 20 luglio 1915
. S. Ten. Bellei Franesco, da Bologna, Valle Boden, il 14 agosto 1915
. S. Ten Ceccato Agostino, da San martino, Monte Sabotino il 27 novembre 1915
. S. Tenente De Lucca Giuseppe, Monte Sabotino, il 1 novembre 1915
. S. Tenente D Marchi Guerini Roberto, da Como, Valle Boden il 14 agosto 1915
. S. Tenente Ferrari Giusepe, da Reggio Calabria, Forcella Col di Mezzo il 5 luglio 
 1915
. S. Tenente Foresto Michele, da Cigliè, Osp. Da C. 14 il 28 novembre 1915
. S. Tenente Gava Augusto, da Vittorio Veneto, Valle Boden il 19 agosto 1915
. S. Tenente Giordani Domenico, da Budrio, Monte Piana il 20 luglio 1915
. S. Tenente Grillo Antonio, da Licata, Q.188 Oslavia, il 28 novembre 1915
. S. Tenente Mago Achille, da Lagonegro, Monte Sabotino, il 1 novembre 1915
. S. Tenente Miani Federico, da Venezia, Osp. D.c. Quisca il   22 novembre 1915
. S. Tenente Migliorini Gino, da Firenze, Oslavia il 29 novembre 1915
. S. Tenente Toffoli Renato, da Trieste, Monte Sabotino il 1 novembre  1915

. S. Tenente Crisciuoli Luigi, da Aiello, Osp. D.c. il 13 novembre 1915


Massimo Coltrinari
(centrostudicesvam@istitutonstroazzurro.org)