Venerdì 1° marzo alle ore 18,00 nell’auditorium di palazzo Montani (piazza Antaldi, 2 – 61121 Pesaro), nell’ambito della serie “Incontri a palazzo Montani” proposta dalla Società pesarese di studi storici in collaborazione con il Comune di Pesaro (Assessorato alla Cultura) e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, Ugo Berti Arnoaldi, presidente della Fondazione il Mulino, introduce Roberto Vivarelli, autore della
Storia delle origini del fascismo
L’Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma, III
(Il Mulino, Bologna 2012, pp. 546)
Con questo volume, parte conclusiva di una ricerca di grande ampiezza, paragonabile solo alla biografia di Renzo De Felice su Mussolini, Roberto Vivarelli consegna ai posteri un'opera monumentale su un nodo importantissimo della storia italiana del XX secolo: la presa di potere del fascismo.
Lo studioso giunge peraltro a risultati che rimettono in discussione le interpretazioni del fascismo e delle sue cause. Basandosi su una documentazione vastissima, l’Autore sostiene che il fascismo delle origini non fu un movimento reazionariotout court ma nacque dalla guerra civile che in Italia, tra 1918 e 1922, fu combattuta tra le opposte passioni politiche rappresentate dai socialisti, da un lato, e dai fascisti dall’altro: la “Classe” contrapposta alla “Nazione”, di qua la bandiera rossa, di là il tricolore. All'antipatriottismo sovversivo dei socialisti (che volevano “fare come la Russia”) – sostiene l’Autore –, i liberali al governo furono però incapaci di opporre il patriottismo delle istituzioni. La loro protratta inazione produsse un deterioramento dell'ordine pubblico che parve latitanza dello Stato. Fu una scelta suicida, che consentì ai fascisti di atteggiarsi a difensori della patria e scavò un solco fra la classe dirigente e l'opinione pubblica borghese, che perlopiù si identificava nello Stato nazionale e nelle ragioni della guerra appena combattuta. Da qui l’eccezionale perdita di prestigio da parte dei governi che si succedettero dal 1919 al 1922. Il discredito e l’inettitudine politica dei ministeri Giolitti, Bonomi e Factaconsegnarono a Mussolini il governo: dunque il fascismo «non fu la causa della crisi dello Stato liberale – afferma Vivarelli –, ne fu piuttosto il frutto».
Roberto Vivarelli, uno dei maggiori storici italiani, ha avuto come maestri Federico Chabod e Gaetano Salvemini (ai quali l’opera è dedicata). Professore emerito della Normale di Pisa dove ha insegnato Storia contemporanea, visiting professor in diverse università straniere tra cui Harvard, Oxford e Princeton, è autore di numerosissimi saggi e volumi e curatore degli scritti di Georges Sorel e di Gaetano Salvemini; tra le sue opere recenti ricordiamo Italia 1861 e soprattutto la monumentale e documentatissima Storia delle origini del fascismo, in tre volumi usciti nel 1965, nel 1990 e nel 2012.
La S.V. è invitata.
Riccardo P. Uguccioni