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giovedì 27 agosto 2015

Sabato 12 settembre 2015 ore 18 Polveriera del Cardeto. Quarto incontro sulla Grande Guerra

ACCADEMIA DI OPLOLOGIA E MILITARIA
ANCONA
Via Cialdini 26

Comunicato

Nel quadro del programma promosso dal Comune di Ancona volto a riflettere sulla data del centenario della Prima Guerra Mondiale si terrà il prossimo
 sabato 12 settembre 2015 alle ore 18.00
alla Polveriera “del Cardeto”
al Campo degli Ebrei - Ancona
il quarto degli incontri del ciclo proposto ed organizzato, per conto della
 Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona dal socio Massimo Coltrinari
dedicato alla presentazione del volume

“Trame disperse.
Esperienze di viaggio, di conoscenza e di combattimento nel mondo della Grande Guerra (1914-1918
a  cura di Marco Severini

Introdurrà l’incontro
Massimo Ossidi
Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona
Presiederà il
Prof. Sergio Ricotti
Illustrerà i temi del volume il curatore
Prof. Marco Severini

Quarto incontro del ciclo, a cadenza mensile,  voluto dal compianto Franco Sestilli, presidente della Accademia, dedicato ad uno spaccato delle Marche nella Primia Guerra Mondiale. Il volume riporta gli atti del Convegno Internazionale di studi ( Fano- Senigallia-Castelbellino 28-30 novembre 2014) cui hanno preso parte studiosi provenienti dall’Italia e da paesi stranieri

Il volume è articolato in quattro parti.
Si parlerà, quindi, di “Paradossi, limiti e periferie nell’odissea bellica”,   di “Viaggiare, combattere comunicare”, di “Testimonianze dal fronte”, di “Interpretazioni, visoni, svolte”.

Una visione della Grande Guerra da punti di osservazione originali, la cui qualità offre spunti di riflessione, anche in Relazione al ruolo delle Marche assunto in quel torno di tempo, che sono riportati dal mondo accademico alla divulgazione più immediata al fine di dare della Grande Guerra una ulteriore immagine ed elementi di comprensione più efficaci.


L’incontro, come i precedenti si prefigge anche lo scopo di ricercare e raccogliere notizie documenti ed informazioni sulla Grande Guerra e Le Marche “Le Marche e la Prima Guerra Mondiale. Il 1915. Sotto attacco. Tanto impreparate quanto interventiste.”  Promosso dal Club Ufficiali Marchigiani – Comitato Scientifico.(per contatti:l gen. Massino Coltrinari coordinatore del Comitato scientifico alla email: massimo.coltrinari@libero.it) Il Club Ufficiali Marchigiani, che opera da oltre vent’anni, fra Ufficiali nati nelle Marche si prefigge di alimentare la marchigianità e l’amore per la propria terra natia in un contesto particolare come quello delle Forze Armata, con varie iniziative, tra cui, in particolare, lo studio e la conoscenza della Storia Militare Marchigiana.


L’incontro sarà preceduto, come detto, da una nota introduttiva del Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria Massimo Ossidi, che porgerà il rituale saluto ai convenuti con gli aggiornamenti relativi allo svolgersi delle iniziative avviate dall’Accademia in merito alla Grande Guerra.

Il programmato tema previsto per il 12 settembre come da annuncio generale “ “Camillo Milesi Ferretti ed i primi Caduti marchigiani” è stato inserito,
 per ragioni inerenti i ritardi di attuazione del progetto relativo alla Conservazione e Traslazione della lapide Commemorativa dedicata a Camillo Milesi Ferretti esistente a Castel d’Emilio,
nell’Incontro:
 “ Gli anconetani illustri nel famedio di Ancona”
in calendario Domenica 1 novembre 2015 ore 18
sempre alla Polveriera del Cardeto

Il naturale dibattito con i Soci, gli amici e con quanti vorranno intervenire concluderà, alle ore 20, questo incontro.

Il testo di questo comunicato è su
 www.ancona.lastoria.blogspot.com


giovedì 20 agosto 2015

Il Bombardamento di Ancona. 24 Maggio 1915. Gli Aspetti Strategici del piano Austriaco.

 
L’Ammiraglio Haus aveva da tempo progettato un attacco immediato all’Italia. Nel rapporto relativo all’attuazione di questo piano ne descrive i termini concettuali e quindi strategici:

Nell’intento di danneggiare di sorpresa e nel tempo più ristretto dopo l’apertura delle ostilità il nuovo avversario e di applicare un sensibile colpo alla sua forza morale, ho progettato una azine contro i punti militari della costa orientale italiana coll’impiego di tutte le forze disponibili”[1]

Si osserva subito che il Comando Austriaco è stato più efficiente del nostro. Aveva già le idee chiare su come affrontare la guerra. Mentre era stata scelta la difensiva per il fronte terrestre, in mare si era scelta la massima aggressività. Anche se non emerge dal rapporto di Haus, l’azione navale contro le coste marchigiane e romagnole aveva come scopo ultimo non solo quello di fiaccare il morale della popolazione, ma di provocare con una azione violenta la rivolta della popolazione stessa. Erano noti a tutti gli eventi del giugno 1914, quando le due regioni si ribellarono al governo centrale e per settimane furono in mano ai rivoluzionari di sinistra (repubblicani e socialisti); si sperava a Vienna che questo attacco immediato e violento, sostenuto all’interno anche da una rete di informatori e spie, avrebbero dato il via a reazioni contro il Governo ove i neutralisti, contrari alla guerra, erano visti come la massa di manovra insieme ai reali oppositori politici. Questa azione, che metaforicamente si può descrivere come “il fiammifero gettato nel bidone di benzina”, avrebbe dovuto provocare quell’incendio, quella rivoluzione che per le regioni interessate, avrebbe paralizzato la mobilitazione Italiana e messo in gravissima crisi il Governo. In pratica era l’ultimo tentativo di tenere fuori l’Italia dalla guerra, che sarebbe stata onerosa e forse decisiva per la sua sopravvivenza per la duplice monarchia. Il “bidone di benzina” era visto a Vienna come i neutralisti, i giolittiani, la frattura tra Roma ed il Vaticano, la questione romana, il “parecchio” che politicamente era stato rifiutato, e, in ultima considerazione, la concezione che gli Italiani non si sarebbero sacrificati più di tanto in una guerra, considerati di scarse virtù guerriere e civiche. Questo “bidone di benzina” doveva incendiarsi  il primo giorno di guerra, e il fiammifero doveva essere l’attacco di tutta la flotta conto “i punti militari della costa orientale italiana” [2] Più avanti si faranno ulteriori ed altre considerazioni sulle origini e motivazioni del piano austriaco; qui occorre rilevare che le navi austriache attaccarono punti “indifesi” della costa orientale italiana. Peraltro per tutta la durata della guerra mai nave battente austriaca osò attaccare “punti militari” difesi. Tutte le località bombardate erano notoriamente indifese; a cominciare da Ancona di cui era stato comunicato per via diplomatica il disarmo al Governo Austriaco, così come Senigallia; Potenza Picena, Rimini, Fano e Pesaro. L’unico punto difeso era Porto Corsini, ma, come afferma il contrammiraglio Fausto Leva[3], da informazioni successive si ebbe la conferma che gli Austriaci ignoravano che esistessero a Porto Corsini delle batterie, le quali erano state installate pochi giorni prima della apertura delle ostilità.

La relazione dell’ammiraglio Haus prosegue indicando scopo e compiti delle unità impiegate:
“A tale scopo, come già informai col mio telegramma Ris.N.221/=.P. del 22 corr. Mese la  linea Gargano-Pelagosa dall’Helgoland, Csepel, Tatra, Lika, Orien e quella Pelagosa-Lagosta dall’Adimiral Spaun, Wildfan, Streiter, Uskohe e Ulan per escludere una sorpresa durante le nostre operazioni, divise in azioni separate. Inoltre con voli di ricognizione sui punti principali della costa italiana furono verificate le notizie a me note sulla dislocazione delle forze navali nemiche. Feci accertare specialmente l’esistenza o meno di sbarramenti nei pressi di Ancona prima da un gruppo di torpediniere ed un’altra volta da n sommergibile; le esplorazioni ebbero sempre esito negativo.”[4]
L’ammiraglio Haus, a scopo difensivo, aveva dislocato due sommergibili a Trieste per contrastare un eventuale attacco italiano contro quel porto, ed un altro sommergibile nelle acque di Lissa con la motivazione “…che per l’Italia ha una certa importanza”[5] un terzo sommergibile nelle acque montenegrine per operazioni contro quella costa.
Haus era convinto di ottenere il successo sperato. Scrive nella relazione :
“L’azione premeditata contro la costa italiana prometteva successo purchè essa si fosse svolta immediatamente dopo l’inizio delle ostilità, per cui, nell’intelligenza delle probabilità dello scoppio della guerra, già fin dal 23 c.m. tenni pronta la flotta a partire da Pola all’imbrunire. Le disposizioni emanate tendevano a far entrare in vigore ad un tempo, all’alba, tutte le azioni isolate contro vari punti della costa”[6]


[1] Leva F., La Marina Italiana nella Grande Guerra. L’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa e la lotta in Adriatico. Dal 24 maggio 1915 al salvataggio dell’esercito Serbo., Firenze, Vallecchi Editore per conto dell’Ufficio Storico della Regia Marina, 1936. Pag. 8
[2] Per ulteriori considerazioni su questo aspetto vds. Coltrinari M, Il significato del bombardamento di Ancona il 24 maggio 1915, in Lucifero, Anno CXLV n. 1 aprile 2015
[3] Leva F., La Marina Italiana nella Grande Guerra. L’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa e la lotta in Adriatico. Dal 24 maggio 1915 al salvataggio dell’esercito Serbo.,cit., pag.9
[4] Ibidem
[5] Ibidem
[6] Ibidem