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mercoledì 30 ottobre 2019

1944. La guerra in casa 1


La caduta del fronte di Cassino e la conquista di Roma, il 4 giugno 1944, mettono in movimento tutto il fronte italiano. Gli Alleati, che la popolazione comune chiama “I Liberatori”, risalgono, seppure molto lentamente la penisola. Il 6 giugno, con lo sbarco in Normandia, si apre il tanto atteso secondo fronte: per la Germania le prospettive di vincere la guerra incomincia anche palesemente a farsi molto scarse. In Osimo la situazione generale comincia a farsi preoccupante: prima la guerra la si era seguita solo sui giornali ed alla radio, ora ci sono concrete possibilità che possa arrivare direttamente. Le varie ristrettezze della vita quotidiana vengono viste, oramai, come cose sopportabili: quello che preoccupa è l’incerto futuro. Il primo dato allarmate è la fuga di tutte le autorità della Repubblica Sociale Italiana, il “nuovo fascio” repubblichino si mette in salvo, abbandonando la provincia in mano tedesche.[1] L’autorità massima italiana è Don Iginio Ciavattini, un sacerdote, che ha dalla sua solo l’autorità morale. Tale è stato il degrado morale della Repubblica Sociale Italiana che, all’avvicinarsi del pericolo, i suoi esponenti non hanno pensato ad altro che a mettersi in salvo, abbandonando la popolazione alla mercé dell’occupatore tedesco, loro alleato. Altro che difensori della italianità, morale e materiale, come si vuole oggi far passare la Repubblica Sociale ed i loro esponenti nei confronti dell’occupatore tedesco. 
E proprio il comportamento tedesco è uno dei tratti salienti del fatto che la guerra ormai è arrivata: ad Osimo prima vengono fatti saltar in aria i Molini, poi si inizia con le filande, mentre tutto quello che ha un valore militare, viene minato, per distruggerlo al momento della ritirata, mentre le perquisizioni elle case, non sono altro che delle razzie sistematiche, a cui si aggiungono le prime esecuzioni di inermi cittadini, uccisi per futili motivi, a corredo di rappresaglie che già dal 1941 l’intera Europa sotto dominio tedesco conosce.
Scrive Mons. Grillantini
“12 giugno. Scappano gerarchi ( tra i primi il Prefetto, il Questore, il Preside della Provincia), militi, questurini, borghesi iscritti o simpatizzanti del Fasci repubblicano. Ne approfittano i Patrioti che invadono la Questura  e ne riportano armi e carte. Un magazzino vestiario militare

Osimo 10 Giugno 1944.
 Sono esattamente quattro anni che siamo in guerra! Chi di noi avrebbe immaginato che fosse così lunga? E quale speranza abbiamo che presto finisca con tutti gli avvenimenti accaduti, naturalmente sempre a scapito di noi poveri Italiani, malmenati, vilipesi traditi?
Io non sono all’altezza di giudicare profondamente politicamente i responsabili di questa immane e non voluta guerra[2], però nella mia piccola intelligenza, accuso quei capi che, per smisurata ambizione e prepotenza, che per no lasciarsi sfuggirsi sfuggire “un seggio” hanno mandato alla deriva questa nostra tanto amata e bella Italia! Come tutte le nostre migliori città sono continuamente bombardate ferocemente, anche la nostra Ancona subisce continui mitragliamenti e bombardamenti in centro della città ed alla periferia (Falconara, Aspio, Varano, Stazione Loreto ecc.) La parte meridionale che da Piazza delle Muse va al Porto e continua per via XXIX settembre, sino alla Stazione, e la parte del Duomo, è tutta una maceria!

Naturalmente la popolazione più povera fugge all’ultimo momento, quando uscita dai rifugi, non trova che un ammasso di macerie della loro casa, o in tali condizioni da essere inabitabile!. E’ una visuale straziante vedere  questa gente venire chi a piedi, chi con cavalli, affamati e sporchi, con poche masserizie salvate a chiedere ospitalità!

Noi qui in Osimo abbiamo quindicimila sfollati, sparsi in campagna ed in città, non solo di  Ancona, Roma e Milano, precedentemente venuti, ma anche quelli di Foggia e Palermo da più di un anno e mezzo! I locali delle scuole elementari, dell’Istituto tecnico, del Ginnasio e del Liceo, sono gremiti da famiglie e così come sopra detto in case di campagna dei contadini e qui in città. Naturalmente con tutta questa affluenza di popolo, i viveri incominciano a scarseggiare ed è da prevedersi giorni peggiori! La tensione nervosa è un po’ in tutti. A parte la scarsità di viveri, le snevanti file per poter comprare un po’ di roba, ci si sente anormali! Ad ogni bombardamento di Ancona o sulla costa marittima sotto Loreto, qui ad Osimo tremano le case e si sente il boato delle bombe! Il nostro timore è che potrebbero venire da noi, dato il continuo passaggio di colonne tedesche che si dirigono verso Iesi e la permanenza di camion tedeschi proprio entro la città. In più i maggiori uffici di Ancona, come la Prefettura, la Questura e tanti altri, sono sfollati qui e quindi potrebbero essere questi presi di mira come obiettivo. Man mano che il tempo passa, i tedeschi diventano sempre più cattivi! Vogliono illudersi, ma sanno che purtroppo la guerra l’hanno perduta e nella ritirata diventano feroci!

Si sa che da fonte sicura che nel fuggire dai luoghi occupati dagli Alleati, fanno razzia di ogni cosa che a loro può far comodo. Naturalmente questi atti vandalici indignano e spaventano le popolazioni che, indifese, debbono subire ogni sorta di vessazioni materiali e qualche volta più o meno morali!

Che ironia l’alleanza Italo-Tedesca!
E quando mai noi Italiani siamo stati amici di questo popolo? Ma non ricordiamo la guerra del 1914-18 che ancora dopo 25 anni abbiamo le ferite aperte? E la Storia non parla di questo Teutonico popolo nemico millenario dell’Italia nostra? Solo un pazzo poteva gridare ai quattro venti e formare un alleanza non sentita nell’animo degli Italiani. Verrà il giorno che la Germania sarà schiacciata! E’ il suo destino da che è mondo. Con le sue barbarie arriva a una grande potenza, non fatalità! Poco impera! E’ caduta nel passato e cadrà!.              (continua con post in data 10 novembre 2019)                                                                                         ***********************************

[1] Il fenomeno non è solo nella provincia di Ancona, ma anche in quella di Pesaro. Vale la pena di vedere come questa fuga si sia attuata attraverso i documenti di fonte fascista, dai rapporti del colonnello della G.N.R. Marino Fattori, il quale scrive: “purtroppo si sono lamentate numerose defezioni di legionari:gli ex carabinieri, ufficiali,sottufficiali e truppe, hanno, tranne singole eccezioni, defezionato in massa. Pertanto si deve ritenere per certo che essi siano rimasti sino ad ora in servizio unicamente per ragioni di contingente opportunismo economico..” Per un più ampio approfondimento cfr. Bertolo G., L’ora della Liberazione, in Pesaro contro il fascismo, Urbino, Argalia, 1972, pagg. 171 e segg.
[2] Nel sentimento popolare coevo emergeva molto forte il desiderio di chiamare a rispondere delle loro decisioni i vertici politico-militari del Regno d’Italia per le decisioni prese e per la responsabilità della situazione creata da una guerra che si era dimostrata non solo lunga, ma cruenta e terribile. E’ il nodo centrale della mancanza di una “Norimberga in Italia”. I vertici politico-militari della Germania e del Giappone, che insieme all’Italia ebbero la responsabilità dello scatenarsi del conflitto mondiali, furono chiamati a rispondere delle loro azioni. In Italia questo non avvenne e per il nostro Paese fu un ulteriore errore, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze (n.d.a)
[3] Si noti l’uso della parola “Patrioti”, che per le forze nazifasciste erano “Ribelli”. Solo nel dopoguerra si diffuse l’uso del termine “Partigiano”
[4] Il 22 giugno 1944 Francesca Bonci compiva gli anni. Ma di questo avvenimento non ne fa cenno nel diario.

domenica 20 ottobre 2019

QUADERNI n. 2 del 2019

 QUADERNI ON LINE:www.valoremilitare.blogspot.com
La rivista può essere chiesta all'Istituto del Nastro Azzurro:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

giovedì 10 ottobre 2019

Giugno 1944. Il fronte si avvicina ad Ancona


. La fuga delle autorità della Repubblica Sociale Italiana.
La caduta del fronte di Cassino e la conquista di Roma, il 4 giugno 1944, mettono in movimento tutto il fronte italiano. Gli Alleati, che la popolazione comune chiama “I Liberatori”, risalgono, seppure molto lentamente la penisola. Il 6 giugno, con lo sbarco in Normandia, si apre il tanto atteso secondo fronte in Francia[1]: per la Germania le prospettive di vincere la guerra incomincia anche palesemente a farsi molto scarse. In Osimo la situazione generale comincia a farsi preoccupante: prima la guerra la si era seguita solo sui giornali ed alla radio, ora ci sono concrete possibilità che possa arrivare direttamente. Le varie ristrettezze della vita quotidiana vengono viste, oramai, come cose sopportabili: quello che preoccupa è l’incerto futuro. Il primo dato allarmate è la fuga di tutte le autorità della Repubblica Sociale Italiana, il “nuovo fascio” repubblichino si mette in salvo, abbandonando la provincia in mano tedesche.[2] L’autorità massima italiana è Don Iginio Ciavattini, un sacerdote, che ha dalla sua solo l’autorità morale. Tale è stato il degrado morale della Repubblica Sociale Italiana che, all’avvicinarsi del pericolo, i suoi esponenti non hanno pensato ad altro che a mettersi in salvo, abbandonando la popolazione alla mercé dell’occupatore tedesco, loro alleato. Altro che difensori della italianità, morale e materiale, come si vuole oggi far passare la Repubblica Sociale ed i loro esponenti nei confronti dell’occupatore tedesco, come si dirà più avanti.
E proprio il comportamento tedesco è uno dei tratti salienti del fatto che la guerra ormai è arrivata: ad Osimo prima vengono fatti saltar in aria i Molini, poi si inizia con le filande, mentre tutto quello che ha un valore militare, viene minato, per distruggerlo al momento della ritirata. Le perquisizioni delle case alla ricerca di elementi ostili, non sono altro che il pretesto per delle razzie sistematiche, a cui si aggiungono le prime esecuzioni di inermi cittadini, uccisi per futili motivi, a corredo di rappresaglie che già dal 1941 l’intera Europa sotto dominio tedesco conosce.

Il Corpo di Liberazione Italiano era attestato nella prima decade di giugno al di qua del fiume Pescara, in Abruzzo. Venivano raccolte le notizie sul nemico tedesco che si sarebbe incontrato nel settore Adriatico. Si trattava della 278° Divisione di fanteria composta dal 992°, 993°  e 994° reggimento di fanteria, dal 278 battaglione da ricognizione e di artiglierie in numero che il Comando del Corpo Italiano di Liberazione non sapeva quantitizzare più i servizi divisionali. Disertori e prigionieri concordavano tutti  che i Tedeschi erano in fase generale di ripiegamento generale verso nord. Giungono le prime notizie  di “una nuova linea lontana”, organizzata tra Pisa e Rimini, che sembra di chiami “Linea dei Goti”. Tutta la situazione era in movimento nell’Italia centrale.


[1] Per primo fronte si intendeva il fronte Russo-tedesco ad Oriente. Per tutto il 1943-1944 Stalin chiese con insistenza l’apertura del “Secondo Fronte”, per evidenti ragioni.
[2] Il fenomeno non è solo nella provincia di Ancona, ma anche in quella di Pesaro. Vale la pena di vedere come questa fuga si sia attuata attraverso i documenti di fonte fascista, dai rapporti del colonnello della G.N.R. Marino Fattori, il quale scrive: “purtroppo si sono lamentate numerose defezioni di legionari:gli ex carabinieri, ufficiali,sottufficiali e truppe, hanno, tranne singole eccezioni, defezionato in massa. Pertanto si deve ritenere per certo che essi siano rimasti sino ad ora in servizio unicamente per ragioni di contingente opportunismo economico..” Per un più ampio approfondimento cfr. Bertolo G., L’ora della Liberazione, in Pesaro contro il fascismo, Urbino, Argalia, 1972, pagg. 171 e segg.