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martedì 15 dicembre 2015

Francesco Maria Clementi: Loreto nella Grande Guerra. L'Esordio editoriale

Francesco Maria Clementi nato a Loreto nel 1987, è dottore in Storia e memoria delle culture europee e in Ricerca storica e risorse della memoria. Approfondisce e perfeziona la sua passione per la storia all'Università degli Studi di Macerata con particlare attenzione ed interesse alla Storia locale.
Autore di tre manoscritti (Loreto tra l'elezione di Pio IX e la Repubblica Romana del 1849; il movimento socialista nel Maceratese dalle origini alla Settimana Rossa; Santa Maria di Loreto:da Villa  a Castello), di cui due pubblicate su riviste Locali (Historia Nostra e Lo Specchio Magazine), la sua opera d'esordio editoriale è Loreto nella Grande Guerra

giovedì 3 dicembre 2015

Francesco Maria Clementi: nota a margine

LORETO NELLA GRANDE GUERRA
 di Francesco Maria Clementi

prefazione di Massimo Coltrinari


 (nota dell'Autore)
Nei mesi di Giugno e Luglio del 1914, nelle Marche si tennero le elezioni provinciali e comunali; a Loreto, si riconfermò alla guida della città il cavaliere Domenico Santori, sindaco e deputato nel lungo periodo giolittiano (1901-1913), che rappresentava l’alleanza tra liberali, liberali-cattolici (entrati nella politica in seguito al Patto Gentiloni del 1913) e il Movimento Radicale Italiano.
Per le provinciali, nel settimo Mandamento della Provincia di Ancona, comprendente la città di Loreto, venne eletto, grazie ad un’alleanza politica tra Partito Socialista e Partito Repubblicano, l’ingegnere Domenico Valeri, deputato repubblicano del seggio di Osimo-Loreto dal 1897 al 1913: erano ancora evidenti gli effetti politici e sociali della trascorsa Settimana Rossa di Ancona (7-14 giugno 1914). Questo è il quadro politico della città di Loreto, durante il periodo della non belligeranza.
Da quanto si evince dai verbali dal Dottore Alfredo Russo, Pretore del mandamento di Loreto, in questo periodo la maggior parte della popolazione locale rimase indifferente alle vicende belliche che accadevano nel resto d’Europa.
Nel corso del 1914 si verificarono due episodi molto significativi che non ebbero conseguenze sugli animi dei loretani.
Il 2 luglio, in coincidenza dell’arrivo al molo di Trieste delle salme dei reali assassinati, Francesco Ferdinando d’Asburgo e la sua consorte Sopire Chotek von Chotkowa, nella Basilica della Santa Casa, il Vescovo della Diocesi Recanati-Loreto, Alfonso Maria Andreoli e i padri cappuccini si radunarono in preghiera nella Cappella dei popoli tedeschi (attuale Cappella tedesca) per sentirsi spiritualmente uniti alla famiglia imperiale d’Austria e di Ungheria, definita dalla chiesa cattolica “Pia Imperialis Familia”.
La decisione, presa dal vescovo e dai cappuccini non passò inosservata da tre giovani studenti universitari loretani, vicini al pensiero nazionalista: Domenico Mazzoni, Bernardo Sisti e Dante Vergini entrarono in chiesa e gridarono :-Evviva il popolo Serbo !!! Abbasso l’Aquila bicipite !!!-.
I tre furono poi trattenuti nella caserma locale dei carabinieri con l’accusa di atti violenti in luogo di culto.
Il secondo episodio accadde il 24 ottobre del 1914: al porto di Ancona giunsero, sotto la protezione della Croce Rossa Militare Italiana, circa un centinaio di armeni che fuggivano dai primi accenni di pulizia etnica ad opera dell’Impero Ottomano, i quali furono  dislocati, nei giorni successivi, nei vari comuni della Provincia dorica ed a Loreto, dove trovarono alloggio dodici armeni.
Il comune di Loreto e il Pio Istituto della Santa Casa decisero di mettere a loro disposizione  alcune abitazioni, con affitti bassi o bloccati, lungo la via delle Casette e a Villa Costantina.
Tra questi si deve ricordare il professore di chimica e fisica Serž Tamburagian (1849-1918), capo della resistenza antiturca nel suo paese natale Artashat (attuale Armenia) il quale venne utilizzato dal circolo repubblicano locale come strumento per sensibilizzare gli animi dei cittadini loretani alle crudeltà dell’Impero Ottomano, da poco entrato in guerra a fianco degli Imperi Centrali.
Nonostante ciò, lo stato d’animo della popolazione rimase indifferente.
In seguito all’entrata in guerra del Regno d’Italia (24 maggio 1915) ed in modo particolare al bombardamento navale da parte dell’Imperial Regia marina Austroungarica dei ponti sul Fiume Potenza (Portorecanati) dove morirono tre giovani portorecanatesi che abitavano nei pressi del fiume, la realtà locale subì un cambiamento.
A livello politico, si verificarono le dimissioni e al passaggio sui banchi dell’opposizione del primo cittadino Santori e del consigliere Luigi Copertari, entrambi liberali neutralisti o filo giolittiani e dei tre consiglieri cattolici (Dante Brancondi, Alessandro Gatti e Pietro Vivani). Si insediò una nuova maggioranza formata da un alleanza tra interventisti liberali, Movimento radicale e repubblicani.
Il nuovo sindaco (pro sindaco o sindaco governativo) fu il consigliere Giuseppe Pasquini, già assessore dei lavori pubblici della giunta Santori.
Rimasero all’opposizione i tre consiglieri socialisti: Giacomo Castellani, Cesare Lucconi e il professore Silvio Staffolani i quali, organizzarono per tutta la durata della guerra banchetti o manifestazioni contro la legislazione bellica locale e nazionale, ed a favore di una pace universale.
Con la nuova maggioranza iniziò la legislatura bellica: tra i primi provvedimenti vi furono la chiusura anticipata dei uffici commerciali, l’oscuramento contro i pericoli della guerra e, in accordo con il Pio Istituto della Santa Casa, si provvide a consegnare dei permessi straordinari ai giovani mezzadri che, ritornati dal fronte per un breve periodo di licenza, venivano impiegati per la coltivazione delle terre.
Un altro fattore da tenere in considerazione fu di natura psicologica, che divenne sempre più evidente negli anni avvenire: l’insofferenza e l’odio della popolazione verso questo stato perenne di guerra che non sembrava mai avere termine.
La lenta militarizzazione della società italiana coinvolse anche la città di Loreto in quanto, dopo essere entrata a fare parte del Sistema Difensivo Costiero, a partire dal mese di luglio 1916 Loreto e Portorecanati divennero sede del 84 Battaglione dei bersaglieri, appartenenti all’Undicesimo Reggimento di stanza nel capoluogo Dorico, inoltre il 18 dicembre fu trasferito il Parco Buoi del Regio esercito da Fabriano a Loreto dislocato sul Montereale (campo sportivo vecchio) poiché quest’ultima località era più vicina al fronte.
La guerra mortificò e nello stesso tempo cambiò, per certi aspetti, l’economia di base del comune di Loreto: il turismo religioso.
Durante i quattro anni della guerra, oltre ad essere diminuito il numero di pellegrini e turisti europei a causa del conflitto mondiale, il forestiero italiano che arrivavano nella città di Loreto, per lo più persone anziane o bambini visto che i ragazzi erano al fronte, soggiornava per poco tempo ed era solito recarsi solo in chiesa per chiedere Grazia alla Vergine affinchè i mariti o figli ritornassero al più presto dal fronte.
Questo nuovo modo di pellegrinare fu poco accettato dai commercianti ed albergatori locali i quali leggendo le inchiesto della Regia pretura, si evince che vedevano la guerra come un impedimento per i loro affari.
Contemporaneamente, il malessere e la diffusione di furti stava lentamente espandendosi anche a Loreto, in modo particolare nella periferia più povera della città (Via Costa Bianca, Via delle Casette, Villa Costantina, Villa Musone e Via Grotta l’odierna frazione Grotte e Montarice).
In seguito alla Spedizione punitiva sulle dolomiti dei mesi maggio e giugno 1916 (Strafexpedition), la situazione sociale a Loreto peggiorò ulteriormente.
La cittadina venne individuata come campo profughi per italiani o immigrati austroungarici di lingua italiana che fuggivano dal fronte alpino o isontino; gli immigrati nel nostro comune raggiungeranno alla fine del 1918  la cifra di 332 unità.
Questi immigrati andranno a stanziarsi in Via Costa D’Ancona, Via delle Casette, Villa Costantina e Centro Storico, in seguito a ristrutturazioni o piani regolatori.
In conseguenza di questo esodo aumentarono atti di delinquenza. Se per sconfiggerla furono aumentati il numero delle guardie municipali, d’altra parte non mancarono atti di generosità e di beneficenza da parte di enti o di privati cittadini: il Pio Istituto della Santa Casa impiegò come lavoratori a cottimo di terra oltre i soldati loretani che venivano in licenza mensile anche i poveri della città e i profughi per permettere loro quel minimo salariale per il mantenimento del nucleo familiare.
Il primario dell’ospedale Santa Casa, Professore Ferdinando Fabrini, in accordo con il Ministero della Guerra e con la Provincia di Ancona, fece ricoverare nel nosocomio sia i soldati feriti che giungevano dal fronte sia i profughi che presentavano “piccoli malesseri”.
Si ricordi inoltre che per volontà del suddetto ministero, venne aperto in prossimità del fronte Carsico un punto di Primo intervento del nostro Nosocomio, perché, era ritenuto all’avanguardia per certe cure mediche (Chirurgia e medicina d’emergenza).
All’epoca del conflitto, sul territorio si distinsero due ecclesiastici: il diocesano Don Orlando Boromei, cappellano dell’ospedale Santa Casa che fu richiamato più volte dalle autorità ecclesiastiche della diocesi di Recanati e Loreto poiché, durante i sermoni quotidiani che teneva nella cappella ospedaliera, invitava i ricoverati e i numerosi soldati italiani ospitati nel nosocomio a riprendersi al più presto per continuare a combattere il nemico e portare a compimento l’unità del Regno.
Altro sacerdote esemplare e molto diverso da Don Boromei, fu il Frate Conventuale  del Protettorato di San Giuseppe, Padre Filippo Colajacono che si distinse sia nell’aiutare gli orfani, il quale numero in questi anni rimase costante, sia i poveri della città portando loro beni alimentari di prima necessità; il suo esempio sarà preso come spunto sia dai partiti politici locali che dalla giunta municipale.
La Rivoluzione Russa del 1917 ebbe ripercussioni politiche e sociali anche a Loreto.
 Alcuni giovani loretani che stavano nelle trincee incominciarono a entrare in contatto con alcuni socialisti che, durante i momenti di non attacco, scambiavano battute e commenti sui fatti che accadevano in Russia.
Durante le licenze bimestrali, cinque giovani loretani si iscrissero alla sezione socialista locale ed incoraggiati dallo spirito internazionalista, pacifista e rivoluzionario trovarono delle scuse per non ripartire per il fronte ma furono costretti a cambiare opinione perché altrimenti avrebbero pagato una multa di Lire 80 o scontato una pena in prima linea.
I cinque, classificati dalla Pretura filo rivoluzionari erano: Luigi Carlo Antinori, Luigi Beccacece, Luigi Giuggiolini, Giuseppe Mariano Mariani, ed Antonio Sbaffo.
A livello ideologico, la rivoluzione Russa riaccese inoltre il mai assopito spirito anticlericale di cittadini facinorosi ed atti alla violenza così come si annota nei verbali della Pretura locale.
Sabato 31 marzo 1917, venne trovato appeso di fronte al convento dei Frati Minori Cappuccini, un biglietto che inneggiava alla soppressione del clero russo; l’attacco contro il clero italiano era ulteriormente aumentato in seguito all’appello dell’ ”Inutile Strage” di Benedetto XV.
Un altro episodio, che vale la pena ricordare, è la manifestazione/comizio organizzato a Villa Musone dalla Lega Mezzadrile della Bassa Valle del Musone (Osimo, Castelfidardo, Loreto, Recanati e Portorecanati) per la raccolta di fondi per aiutare quelle famiglie colpite da lutti causati dalla guerra.
In questa circostanza, il segretario locale del circolo Socialista, Luigi Barabani, a differenza del socialista riformista Maceratese Domenico Spadoni, tenne un discorso più rivoluzionario invitando i mezzadri presenti a occupare le terre dei proprietari terrieri come atto di protesta contro l’economia di guerra.
Nel 1917, in seguito all’entrata in guerra degli USA a fianco dell’Intesa, l’Ambasciatore americano Thomas Nelson Page durante il suo viaggio istituzionale nelle Marche (Urbino, Ancona, ed Ascoli Piceno) fece visita anche a Loreto.
Tale gesto servì per dimostrare la vicinanza del popolo americano allo sforzo bellico italiano.
In seguito alla disfatta di Caporetto (ottobre 1917) e al secondo e ultimo bombardamento questa volta aereo di Portorecanati, che non causò fortunatamente altre vittime, comportò, da un punto di vista politico, l’insediamento di una giunta d’emergenza nazionale alla cui guida si insediò il sindaco Alfredo Quadri, assessore all’istruzione turismo sia nella giunta Santori che nella giunta Pasquini.
La nuova maggioranza, formata da liberali, liberali-cattolici, rientrati per spirito patriottico, e  dal Movimento Radicale con l’appoggio esterno del Partito Repubblicano, inaugurò una nuova linea politica sociale, attenta alla popolazione in particolare modo nelle campagne e in  periferia dove, in seguito alla Rivoluzione Russa, si stava ulteriormente diffondendo l’ideologia socialista.
La situazione alimentare a Loreto era arrivata agli eccessi tanto che nel 1918 si verificarono degli episodi singolari.
Venerdì 18 gennaio l’agricoltore Saturnio Ascani, mezzadro del Pio Istituto della Santa Casa, che abitava tra Villa Musone e Stazione, era solito portare le sue uova e le galline più belle e grasse al mercato settimanale cittadino: nel pollaio trovò solo galline ma nessun uovo; sotto una chioccia trovò un biglietto dove era scritto in un italiano non colto, come è stato riportato dai verbali dei carabinieri:

“Le galine l’emo lassate, cuscì quanno ripassamo, riprendemo n’altra vo’ gl’ovi per sfama’ la mia familia.
Firmato n’omo che non ci a più gnè da magna”.

Altro fatto divertente per certi aspetti è che nei pressi della pescheria nel 1918 si contavano 21 gatti contro i 40 dell’inizio della guerra.
Rimanendo sempre sul tema felino, la Signora Pergolesi tenne a subbuglio la locale caserma dei carabinieri per tre giorni poiché il suo gatto persiano, definito da lei stessa d’inestimabile valore, era scomparso.
Risulterà che il felino si era momentaneamente accasato in un'altra abitazione perché, da come si legge nei verbali, “era andato in fuga d’amore”.
In seguito a questi due curiosi episodi che sottolineano come la situazione nella città di Loreto si era fatta grave, il comune, supportato dal Pio Istituto della Santa Casa, dal convento dei Frati Minori Conventuali e dall’Associazione volontaria della Croce Verde, istituì delle cucine itineranti per poveri; una nei pressi di Piazza Carbone (attuale piazza Basili), una in piazza di Villa Musone e un’altra nella Piazzetta di Villa Costantina; alle mense nei giorni di lunedì, mercoledì e sabato distribuivano cibo ai più bisognosi ai quali si consegnò una tessera alimentare a bollini.
Secondo dati sempre dell’epoca, la situazione sociale del comune di Loreto, era comunque migliore rispetto alle altre comunità della provincia di Ancona visto la presenza nel suo territorio di associazioni o istituti pubblici o privati che facevano beneficenza.
Il pessimismo e disfattismo iniziale diffuso tra quasi tutti gli strati della popolazione lentamente si risollevò, grazie alle feste nazionali organizzate in loco, secondo le disposizioni prefettizie (quella del 17 marzo, festa della Proclamazione del Regno e quella dello Statuto Albertino, che capita ogni primo giorno festivo di giugno), e alla vittoria tattica da parte del Regio esercito nella Seconda Battaglia del Piave (15-22 giugno 1918) e delle vicende del Fatto di Ancona, (il tentativo di sbarco da parte di alcuni sabotatori dell’Imperial Regia marina austroungarica a Marzocca di Senigallia e al porto di Ancona fortunatamente non andato a buon fine) che come era di consuetudine, venne molto enfatizzato dalla la stampa locale dell’epoca.
Fu proprio in seguito allo Fatto di Ancona, che venne potenziato il numero di bersaglieri presenti sia a Portorecanati che a Loreto.
Se da una parte l’aumento del presidio militare sprigionò molte critiche e manifestazioni itineranti da parte del Partito Socialista, attraverso i cosiddetti banchetti, dall’altra incremento l’economia locale.
Infatti il bersagliere, oltre a combattere, era solito, nei momenti di libera uscita, venire in basilica, soffermandosi nelle locande o osterie, favorendo così un risveglio del settore turistico che stava attraversando un momento di ristagno durante la Grande Guerra. Questa nuova atmosfera che si respirava in città fece si che, il morale dei loretani passasse da un atteggiamento di sfiducia e rassegnazione nei confronti delle autorità civili e militari sia locali che nazionali (lungo effetto di Caporetto) ad un atteggiamento più benevolo e fiducioso nei loro confronti.
Con l’armistizio di Villa Giusti (Verona), la Prima Guerra Mondiale era terminata anche a Loreto tra esultanza e commozione; avevano perso la vita e contribuito alla vittoria sessantotto loretani, i quali nomi venivano ricordati negli anni del conflitto durante le sedute dei consigli comunali da parte di Lionello Marini, in carica come segretario comunale dal 1914 al 1917 e dal consigliere Giuseppe Vicaro, subentrato nel 1916 in seguito alla morte di Domenico Valeri, e divenuto segretario pro tempore dal 1917 a 1920, anno in cui terminò la legislatura di Alfredo Quadri.
Francesco Maria Clementi


 




domenica 29 novembre 2015

Polveriera del Cardeto 5 Dicembre 2015. ore 18 Presentazione



INVITO


In occasione  della Mostra  “Ancona in Guerra”,

Il Club Ufficiali Marchigiani,
nel quadro delle ricerche relative ad una “Storia Militare Marchigiana”

MERCOLEDI 5 DICEMBRE 2015 ORE 18,00

Alla Polveriera del Cardeto, Parco del Cardeto, Ancona

 presenta il volume

 LE MARCHE
E LA PRIMA GUERRA MONIALE. IL 1914

LE BRIGATE DI FANTERIA “MARCHIGIANE”

Birgate: “Marche”,”Ancona”,”Macerata”, “Piceno”, “Pesaro”


Sarà presente l’Autore

Durante la presentazione saranno proiettate le immagini a corredo del volume, frutto delle ricerche iconografiche nei principali Archivi Storici militari di Italia Austria, Germania ed Italia.

Dato il particolare ambiente della “Polveriera” un bicchierino di grappa prodotta nelle aree ove hanno combattuto le Brigate “Marche” ed “Ancona” concluderà la serata.

Il CLUB UFFICIALI MARCHIGIANI

Collana Storia in Laboratorio. N. 21 Le Marche e la Prima Guerra Mondiale. 1914


Il volume descrive le operazioni condotte durante la Grande Guerra dalle Brigate di fanteria del Regio Esercito Italiano che portavano un nome geografico marchigiano: le Brigate “Marche”, “Ancona”, “Macerata”, “Pesaro” e “Piceno.


Nel momento in cui si iniziano le commemorazioni per la data centenaria della Prima Guerra Mondiale, il volume vuole dare, soprattutto alle nuove generazioni, uno spaccato degli eventi di quel grande avvenimento, ovvero le operazioni condotte dall’Esercito in quattro anni di guerra, nel quadro generale dell’approfondimento del rapporto tra le Marche e la Prima Guerra Mondiale. Ad un siffatto quadro di riferimento, le Marche e la sua gente non sono affatto estranei. L’attribuzione di denominazioni marchigiane a Reparti e Grandi Unità di fanteria non costituisce un aspetto di mera curiosità storica ma, al pari di tanti altri esempi sul territorio nazionale, si identifica con l’obiettivo di costruire quel senso di identità nazionale che, all’indomani del neonato Regno d’Italia, faceva fatica ad emergere. Questo l’aspetto ordinativo che, da solo, non è sicuramente sufficiente a delineare i contorni del legame tra questa regione ed il conflitto mondiale, anche perché nelle citate unità non necessariamente venivano inquadrati soldati di provenienza marchigiana.
Le cinque Brigate, di cui due la Brigata “Marche” e la Brigata “Ancona” già esistenti e ricche di tradizioni risorgimentale la Brigata “Macerata”, costituita per mobilitazione nel 1915, e le altre due, le Brigate “Piceno” e Pesaro” costituite guerra durante, hanno dato vita ad episodi esaltanti, di abnegazione ed adesione alla guerra; alcuni di questi anche tragici, come quello che coinvolse la Brigata “Marche” che per siluramento del piroscafo che la trasportava, al ritorno dall’Albania, perse un intero reggimento di 1900 uomini.
La descrizione degli avvenimenti è preceduta da due capitoli: il primo  dedicato alla presentazione della Grande Guerra nel suo insieme e come si è sviluppata anno dopo anno, preceduta da brevi note sulla nostra politica estera di fine ottocento ed inizio novecento, senza le quali non si possono ben comprendere le scelte italiane dell’estate del 1914. Scelte che sicuramente non trovarono impreparato l’Esercito almeno sul piano concettuale-operativo, avendo lo stesso fin dal 1885 preso in esame una guerra sul confine orientale. Scelte che cambiarono radicalmente la prospettiva politico-sociale italiana, generando quel confronto tra interventisti e neutralisti che per oltre nove mesi permeò tutta la vita nazionale. In questo confronto le Marche furono in prima fila con tanti suoi esponenti che, nel solco risorgimentale, si spesero per un intervento armato contro il cosiddetto “nemico ereditario”, cioè l’Austria; alcuni, nel solco della tradizione garibaldina, andarono a combattere in Francia, come testimonianza diretta delle proprie idee. Nel secondo capitolo note più tecniche, riguardanti l’Esercito ai primi anni del novecento, alcuni aspetti ordinativi riguardanti le Brigate di Fanteria e loro evoluzione durante il conflitto, un cenno all’uniforme con cui entrammo in guerra, adottata pochi anni prima dell’entrata in guerra; infine è riportato il Quadro di Battaglia con cui l’Esercito Italiano entrò in guerra, per dare una dimensione quantitativa del nostro intervento e delle nostre capacità.



martedì 10 novembre 2015

Ancona nella Grande Guerra.Ricerca Scout. Volume sullo scautismo in guerra



In corso di studio 
quanto prima si farà una sintesi
si procederà anche all'acquisto presso la casa editrice
In corso contatti a tutto tondo con gli autori e con il curatore che hanno 
mostrato una cortesia e disponibilità di tutto rilievo,
 in un autentico spirito di fratellanza scout

venerdì 6 novembre 2015

Ancona nella Grande Guerra. Ricerca Scout. Sezione di Camerino. Ten. Giovanni Zucconi

Sezione Scout di Camerino. Ten. Zucconi

Sono in corso ricerche per ricostruire il passato scout del Ten. Zucconi
Chi avesse notizie è pregato di contattare
massimo.coltrinari
(email: massimo.coltrinari@libero.it)

giovedì 29 ottobre 2015

Ancona nella Grande Guerra Ricerca Scout. Le Colonne Mobilli

RICERCA SCOUT

IL MOVIMENTO SCAUTISTICO NELLE MARCHE DURANTE LA GRANDE GUERRA




ELENCO DELLE COLONNE MOBILI
CHE NELLE MARCHE SONO STATE ATTIVATE
 AD ASCOLI PICENO IN ANCONA E A FABRIANO

CHI AVESSE NOTIZIE E DATI SU QUESTE COLONNE MOBILI E' PREGATO DI INVIARE A
MASSIMO COLTRINARI
massimo.coltrinari@libero.it

sabato 24 ottobre 2015

Ancona nella grande guerra. Ricerca Scout. Notizie su Antonio Gasperini


Uno scout si distinse durante il bombardamento di Ancona
 Si presume che questo sia quello del 24 maggio 1015,
ma non vi è certezza


Antonio Gasperini
che meritò la Croce di Bronzo GEI in quanto
si era distinto durante il Bombardamento di Ancona


Le ricerche in corso, che ha come capofila Paolo Gissi, sono rivolte ad avere ulteriori notizie di questo scout di Ancona.
Chi avesse notizie o informazioni in merito è pregato di scriverle a
massimo coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)
che le metteràin sistema con quelle raccolte da Paolo Gissi



mercoledì 14 ottobre 2015

Ancona nella Grande Guerra. Conferenza

Sintesi

Ancona 1 novembre 2015. Polveriera del Cardeto.ore 18


“Corrado Milesi Ferretti ed i primi Caduti marchigiani”

La conferenza ha lo scopo di illustrare i momenti della entrata in guerra dell’Italia, gli errori strategici commessi che saranno la causa degli insuccessi delle prime battaglie terresti sull’Isonzo, della mancata preparazione della marina non in grado di difendere le coste adriatiche, l’impiego di armi e mezzi ( dirigibile e sommergibile) che o si rilevarono fallimentari o ancora non sorretti da una tecnologia adeguata, attraverso figure di marchigiani illustri. Rimandando al prossimo anno l’idea di svolgere una conferenza dedicata al Famedio di Ancona per sottolineare la tradizione civica della città, si vuole ricreare momenti e atmosfere della città in quei primi mesi di guerra, in cui tutti credevano che la guerra fosse stata breve e vittoriosa e che in autunno tutto sarebbe finito.

Sarà questa atmosfera , che sarà alla base delle tavole di Achille Beltrame, diffuse persso l’opinione pubblica dalla Domenica del Corriere, che darà una idea irreale e distorta della Grande Guerra: una idea illusoria, che però è quella recepita da chi non è al fronte, ed è rimasto a casa. Se da una parte ciò servirà per cementare e rinsaldare il fronte interno, e sarà un sostegno di grande importanza come mezzo ideologico della propaganda di guerra dall’altra non farà conoscere agli Italiani la realtà della guerra stessa in modo contemporaneo, aprendo la strada a quella revisione continua che porta ancora oggi ad aberrazioni e distorsioni ulteriori, fino alla formulazione di giudizi basati non sulla storicità, non sulla contestualizzazione, ma alla luce delle nostre credeze, idee e opinioni odierni.

Scendendo nel pratico, si descriverà i giorni di preparazione alla Guerra del Cap. Corrado Milesi Ferretti, la sua campagna di Libia e il suo avvicinarsi alla guerra nei ranghi del 23° reggimento fanteria “Como” quello stesso reggimento che nel 1860 compi azioni degne di nota nell’investimento e nella presa di Ancona pontificia. Si descriverà la sua azione, inserita in quella, strategia della 4a Armata, del I e del IX Corpo d’Armata, la presa incruenta della conca di Cortina, fino all’azione sopra Fiammes, a Podestagno il 15 agosto 1915, quell’azione che è paradigamatica della nostra situazione militare, primissimo esempio concreto del cosiddetto “Stallo tattico” che sarà in essere fino al novembre 1917. Dopo un rapido cenno ad altri marchigiani illustri, agli esponenti dell’interventismo che erano in linea, coerentemente con le loro idee, al fallimento del volontariato italiano, con figure come Pietro Nenni, Camillo Marabini, Filippo Corridoni, e i diari di esponen
ti quali Peppino ed Ezio Garibaldi che combattevano nella stessa area, e con cenni alle operazioni delle brigate “Ancona” e Marche” la prima in avanzata verso Misurina Tre Cime di Lavaredo la seconda sul Monte Piana, attraverso testimonianze tratte da lettere e diari di soldati marchigiani, la conferenza si avvierà alla conclusione facendo cenno ad un altro Marchigiano, fratello di Corrado, Enea Milesi Ferretti, così come ricordato e immaginato, attraverso i ricordi di famiglia, da un suo discendente.    


  

domenica 4 ottobre 2015

Ancona nella Grande Guerra. Difesa Aerea e Contraerea


Litografia esposta alla mostra "Ancona nella Grande Guerra"
La difesa costiera e contraerea era praticamente inesistente all'inizio della Grande Guerra
essendo la piazzaforte smantellata alla fine del secolo
Al momento dell'attacco della flotta austriaca il 24 maggio 1915
vi era di base un solo sommergibile, l' "Argonauta"
 che per un incidente non potè contrastare l'azione delle navi austriache
che si erano avvicinate alla costa per un tiro più preciso


Il 12 novembre 2015 alla Prefettura di Macerata
sarà svolta una conferenza sulla difesa costiera e contraerea
 delle marche nel Primo Conflitto Mondiale
vds sintesi espositiva su
www.coltrinaristoriamlitare.blogspot.com
post in data novembre 2015

martedì 29 settembre 2015

Scautismo nella grande guerra: una mostra a Venezia






La ricerca sullo scautismo nelle marche durante la Grande guerra prosegue. I lineamenti del progetto ed alcune notizie tratte dalla rete sono su www.studentiecultori.blogspot.com, in post nel mese di settembre 2015. 

Questa locandina che annuncia una mostra a Venezia sullo scautismo nella Grande Guerra si è avuta da
Massimo Guerrini


sabato 5 settembre 2015

Ancona AeroClub Ernesto Fogola Giugno 1935


GRAZIE ALLA RICERCA INSTANCABILE DI MASSIMO OSSIDI SONO STATE TROVATE QUESTE DUE FOTO CHE RITRAGGONO IL LABARO DELL'AEROCLUB 
ERNESTO FOGOLA

SONO IN CORSO RICERCHE PER SAPERE CHI ERA ERNESTO FOGOLA E PERCHE' A LUI FU INTESTATO L'AEROCLUB DORICO

COME SCRITTO SULLA FOTO SIAMO NEL GIUGNO 1935



L'ALFIERIE E' UN CAPITANO DELLA REGIA AERONAUTICA IN UNIFORME ORDINARIA



chi avesse notizie e dati su questi argomenti è pregato di prendere contatto con il sottoscritto
MASSIMO  COLTRINARI
(massimo.coltrinari@libero.it)

giovedì 27 agosto 2015

Sabato 12 settembre 2015 ore 18 Polveriera del Cardeto. Quarto incontro sulla Grande Guerra

ACCADEMIA DI OPLOLOGIA E MILITARIA
ANCONA
Via Cialdini 26

Comunicato

Nel quadro del programma promosso dal Comune di Ancona volto a riflettere sulla data del centenario della Prima Guerra Mondiale si terrà il prossimo
 sabato 12 settembre 2015 alle ore 18.00
alla Polveriera “del Cardeto”
al Campo degli Ebrei - Ancona
il quarto degli incontri del ciclo proposto ed organizzato, per conto della
 Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona dal socio Massimo Coltrinari
dedicato alla presentazione del volume

“Trame disperse.
Esperienze di viaggio, di conoscenza e di combattimento nel mondo della Grande Guerra (1914-1918
a  cura di Marco Severini

Introdurrà l’incontro
Massimo Ossidi
Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona
Presiederà il
Prof. Sergio Ricotti
Illustrerà i temi del volume il curatore
Prof. Marco Severini

Quarto incontro del ciclo, a cadenza mensile,  voluto dal compianto Franco Sestilli, presidente della Accademia, dedicato ad uno spaccato delle Marche nella Primia Guerra Mondiale. Il volume riporta gli atti del Convegno Internazionale di studi ( Fano- Senigallia-Castelbellino 28-30 novembre 2014) cui hanno preso parte studiosi provenienti dall’Italia e da paesi stranieri

Il volume è articolato in quattro parti.
Si parlerà, quindi, di “Paradossi, limiti e periferie nell’odissea bellica”,   di “Viaggiare, combattere comunicare”, di “Testimonianze dal fronte”, di “Interpretazioni, visoni, svolte”.

Una visione della Grande Guerra da punti di osservazione originali, la cui qualità offre spunti di riflessione, anche in Relazione al ruolo delle Marche assunto in quel torno di tempo, che sono riportati dal mondo accademico alla divulgazione più immediata al fine di dare della Grande Guerra una ulteriore immagine ed elementi di comprensione più efficaci.


L’incontro, come i precedenti si prefigge anche lo scopo di ricercare e raccogliere notizie documenti ed informazioni sulla Grande Guerra e Le Marche “Le Marche e la Prima Guerra Mondiale. Il 1915. Sotto attacco. Tanto impreparate quanto interventiste.”  Promosso dal Club Ufficiali Marchigiani – Comitato Scientifico.(per contatti:l gen. Massino Coltrinari coordinatore del Comitato scientifico alla email: massimo.coltrinari@libero.it) Il Club Ufficiali Marchigiani, che opera da oltre vent’anni, fra Ufficiali nati nelle Marche si prefigge di alimentare la marchigianità e l’amore per la propria terra natia in un contesto particolare come quello delle Forze Armata, con varie iniziative, tra cui, in particolare, lo studio e la conoscenza della Storia Militare Marchigiana.


L’incontro sarà preceduto, come detto, da una nota introduttiva del Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria Massimo Ossidi, che porgerà il rituale saluto ai convenuti con gli aggiornamenti relativi allo svolgersi delle iniziative avviate dall’Accademia in merito alla Grande Guerra.

Il programmato tema previsto per il 12 settembre come da annuncio generale “ “Camillo Milesi Ferretti ed i primi Caduti marchigiani” è stato inserito,
 per ragioni inerenti i ritardi di attuazione del progetto relativo alla Conservazione e Traslazione della lapide Commemorativa dedicata a Camillo Milesi Ferretti esistente a Castel d’Emilio,
nell’Incontro:
 “ Gli anconetani illustri nel famedio di Ancona”
in calendario Domenica 1 novembre 2015 ore 18
sempre alla Polveriera del Cardeto

Il naturale dibattito con i Soci, gli amici e con quanti vorranno intervenire concluderà, alle ore 20, questo incontro.

Il testo di questo comunicato è su
 www.ancona.lastoria.blogspot.com


giovedì 20 agosto 2015

Il Bombardamento di Ancona. 24 Maggio 1915. Gli Aspetti Strategici del piano Austriaco.

 
L’Ammiraglio Haus aveva da tempo progettato un attacco immediato all’Italia. Nel rapporto relativo all’attuazione di questo piano ne descrive i termini concettuali e quindi strategici:

Nell’intento di danneggiare di sorpresa e nel tempo più ristretto dopo l’apertura delle ostilità il nuovo avversario e di applicare un sensibile colpo alla sua forza morale, ho progettato una azine contro i punti militari della costa orientale italiana coll’impiego di tutte le forze disponibili”[1]

Si osserva subito che il Comando Austriaco è stato più efficiente del nostro. Aveva già le idee chiare su come affrontare la guerra. Mentre era stata scelta la difensiva per il fronte terrestre, in mare si era scelta la massima aggressività. Anche se non emerge dal rapporto di Haus, l’azione navale contro le coste marchigiane e romagnole aveva come scopo ultimo non solo quello di fiaccare il morale della popolazione, ma di provocare con una azione violenta la rivolta della popolazione stessa. Erano noti a tutti gli eventi del giugno 1914, quando le due regioni si ribellarono al governo centrale e per settimane furono in mano ai rivoluzionari di sinistra (repubblicani e socialisti); si sperava a Vienna che questo attacco immediato e violento, sostenuto all’interno anche da una rete di informatori e spie, avrebbero dato il via a reazioni contro il Governo ove i neutralisti, contrari alla guerra, erano visti come la massa di manovra insieme ai reali oppositori politici. Questa azione, che metaforicamente si può descrivere come “il fiammifero gettato nel bidone di benzina”, avrebbe dovuto provocare quell’incendio, quella rivoluzione che per le regioni interessate, avrebbe paralizzato la mobilitazione Italiana e messo in gravissima crisi il Governo. In pratica era l’ultimo tentativo di tenere fuori l’Italia dalla guerra, che sarebbe stata onerosa e forse decisiva per la sua sopravvivenza per la duplice monarchia. Il “bidone di benzina” era visto a Vienna come i neutralisti, i giolittiani, la frattura tra Roma ed il Vaticano, la questione romana, il “parecchio” che politicamente era stato rifiutato, e, in ultima considerazione, la concezione che gli Italiani non si sarebbero sacrificati più di tanto in una guerra, considerati di scarse virtù guerriere e civiche. Questo “bidone di benzina” doveva incendiarsi  il primo giorno di guerra, e il fiammifero doveva essere l’attacco di tutta la flotta conto “i punti militari della costa orientale italiana” [2] Più avanti si faranno ulteriori ed altre considerazioni sulle origini e motivazioni del piano austriaco; qui occorre rilevare che le navi austriache attaccarono punti “indifesi” della costa orientale italiana. Peraltro per tutta la durata della guerra mai nave battente austriaca osò attaccare “punti militari” difesi. Tutte le località bombardate erano notoriamente indifese; a cominciare da Ancona di cui era stato comunicato per via diplomatica il disarmo al Governo Austriaco, così come Senigallia; Potenza Picena, Rimini, Fano e Pesaro. L’unico punto difeso era Porto Corsini, ma, come afferma il contrammiraglio Fausto Leva[3], da informazioni successive si ebbe la conferma che gli Austriaci ignoravano che esistessero a Porto Corsini delle batterie, le quali erano state installate pochi giorni prima della apertura delle ostilità.

La relazione dell’ammiraglio Haus prosegue indicando scopo e compiti delle unità impiegate:
“A tale scopo, come già informai col mio telegramma Ris.N.221/=.P. del 22 corr. Mese la  linea Gargano-Pelagosa dall’Helgoland, Csepel, Tatra, Lika, Orien e quella Pelagosa-Lagosta dall’Adimiral Spaun, Wildfan, Streiter, Uskohe e Ulan per escludere una sorpresa durante le nostre operazioni, divise in azioni separate. Inoltre con voli di ricognizione sui punti principali della costa italiana furono verificate le notizie a me note sulla dislocazione delle forze navali nemiche. Feci accertare specialmente l’esistenza o meno di sbarramenti nei pressi di Ancona prima da un gruppo di torpediniere ed un’altra volta da n sommergibile; le esplorazioni ebbero sempre esito negativo.”[4]
L’ammiraglio Haus, a scopo difensivo, aveva dislocato due sommergibili a Trieste per contrastare un eventuale attacco italiano contro quel porto, ed un altro sommergibile nelle acque di Lissa con la motivazione “…che per l’Italia ha una certa importanza”[5] un terzo sommergibile nelle acque montenegrine per operazioni contro quella costa.
Haus era convinto di ottenere il successo sperato. Scrive nella relazione :
“L’azione premeditata contro la costa italiana prometteva successo purchè essa si fosse svolta immediatamente dopo l’inizio delle ostilità, per cui, nell’intelligenza delle probabilità dello scoppio della guerra, già fin dal 23 c.m. tenni pronta la flotta a partire da Pola all’imbrunire. Le disposizioni emanate tendevano a far entrare in vigore ad un tempo, all’alba, tutte le azioni isolate contro vari punti della costa”[6]


[1] Leva F., La Marina Italiana nella Grande Guerra. L’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa e la lotta in Adriatico. Dal 24 maggio 1915 al salvataggio dell’esercito Serbo., Firenze, Vallecchi Editore per conto dell’Ufficio Storico della Regia Marina, 1936. Pag. 8
[2] Per ulteriori considerazioni su questo aspetto vds. Coltrinari M, Il significato del bombardamento di Ancona il 24 maggio 1915, in Lucifero, Anno CXLV n. 1 aprile 2015
[3] Leva F., La Marina Italiana nella Grande Guerra. L’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa e la lotta in Adriatico. Dal 24 maggio 1915 al salvataggio dell’esercito Serbo.,cit., pag.9
[4] Ibidem
[5] Ibidem
[6] Ibidem