DISTRIBUZIONE E CONDUZIONE DELLA
PROPRIETÁ RURALE
La superficie agraria e forestale del
Comune di Ha. 10047, si divide tra i singoli proprietari fondiari, che possiamo
distinguere in grandi, medi, piccoli. - Dei numerosi criteri che guidano in
tale classificazione, ho scelto quello riferentesi all'estensione superficiale,
perché mi è sembrato essere questi il più esatto data la omogeneità della zona
studiata; stabilendo pertanto e con riferimento alla mezzadria, di chiamare
“piccolo proprietari” i possessori sino a 25 Ha. di terreno; “medi proprietari”
i possessori da 25 a 100 Ha.; “grandi
proprietari” i possessori di più di 100 Ha. di terreno. Con la scorta dei dati
catastali ho potuto stabilire che Ha.
4737 si ripartiscono tra 16 grandi
proprietari; Ha. 2653 tra 56 medi proprietari; Ha. 2350 tra 370 piccoli
proprietari. Nel totale di questa superficie si comprendono Ha. 1051 che
spettano ad opere benefiche ed assistenziali ed alle Parrocchie. In questo
totale inoltre vivono ben 1211 famiglie di coloni mezzadri.
La piccola proprietà coltivatrice occupa
Ha. 307 divisi in 95 coltivatori.- E' strano, o perlomeno così può sembrare che
in una zona come quella studiata, ove i coloni mezzadri hanno fatto per il
passato lauti guadagni, la piccola
proprietà coltivatrice sia così poco sviluppata. Vedremo in seguito la ragione
di questo fatto.
L'affitto non è esteso nella zona. Esso
si limita ai fondi delle Opere di Beneficenza e al 31 Dicembre 1929 solo 17
erano gli affittuari di fondi condotti a
mezzadria; 7 gli affittuari coltivatori diretti. Il subaffitto è rarissimo. Tra
i piccoli proprietari coltivatori ve ne sono 15 proprietari di altri fondi condotti
a mezzadria. Assai numeroso è invece il gruppo di coloni mezzadri di altri
poderi che conducono a mezzadria, e
generalmente sono questi i coloni che si trovano nelle grandi proprietà.
Da quanto sinora sono venuto dicendo
risulta evidente che la forma quasi totalitaria di conduzione è la mezzadria,
la quale ha la figura e la conformazione
giuridica di una società tra chi pone il capitale fondiario e chi pone il
lavoro. Entrambi i soci pongono poi in parti quasi eguali il capitale di
esercizio.
Il sistema di cultura è un sistema
intensivo-attivo per grande prestazione e di capitale e di lavoro. Non v'è
assenteismo da parte dei proprietari; anzi devo subito dire come i medi
proprietari e buona parte dei piccoli sono quelli che direttamente si
interessano dell'impresa portando ad essa un contributo tecnico lodevolissimo e
cosciente. Le piccole proprietà nelle quali il proprietario non porta il suo
contributo tecnico, si raggruppano variamente sotto la direzione di un esperto,
che le amministra e le cura. Le grandi proprietà sono frazionate in poderi in
unità tecnico-economiche sistemate in modo tale da rendere possibile, qualora
fosse necessaria, una loro vita autonoma. Tali unità si raggruppano in fattorie
sotto la direzione del fattore, tecnico diplomato, e le fattorie vanno a
costituire l'azienda alla cui direzione è proposto un tecnico laureato.
Esulando da qualsiasi forma morbosa di
campanilismo e mantenendo quel senso di
obiettività che informa il presente lavoro, non posso esimermi, anche perché
ciò conduce a deduzioni di un certo interesse, dal mettere in rilievo l'abilità
e la capacità tecnica di tutti quegli individui che nel Comune esplicano la loro opera intellettiva a
vantaggio dell'agricoltura. Si deve a tale abilità appunto, se da qualche decennio
a questa parte, l'industria razionale del bestiame, gareggia e vince quella
delle altre zone nella Regione; se è stato possibile raggiungere quella media
di produzione granaria che già ho riportato; se l'agricoltura si esplica nella
sua forma più utilitaria. - Una tale osservazione mi permettere di giungere
anche ad una considerazione di indole sociale; quella cioè che i coloni hanno
la tendenza di rimanere coloni allo stato di mezzadro. Come spiegare infatti
che numerosi coloni mezzadri, proprietari
di uno o più fondi, anziché trasformarsi in piccoli proprietari coltivatori
rimangono coloni? Stando a quanto su tutti i libri è dato leggere, stando a
quella famosa tendenza che spinge il contadino a liberarsi dal giogo del
proprietario; come se questi lo considerasse come un suo schiavo opprimendolo
con la sua potenza; si dovrebbe senz'altro ammettere che tali coloni mezzadri,
non appena proprietari, dovessero mutare la loro condizione sociale per
trasformarsi, per raggiungere cioè quel gradino più elevato che, si crede e si
dice, il piccolo proprietario coltivatore
occupa nei confronti del colono mezzadro. Invece tutto ciò non avviene,
e non certo per l'insufficienza della proprietà a mantenere la famiglia giacché
numerosissimi sono gli esempi della
infondatezza su cui la eventuale obiezione potrebbe basarsi. Perché
allora? Ma perché il colono mezzadro ha conosciuto appieno l'abilità di chi lo
dirige; nel tecnico ha posto tutta la sua fiducia ed ha la certezza che,
attraverso la sua opera, possa giungere a lui il massimo tornaconto. Non solo
questo, ma il colono mezzadro che rimane tale pur essendo proprietario,
apprende dal tecnico, e ciò che esso apprende non utilizza solo per il fondo
che coltiva, bensì applica ai fondi che possiede, potendo così trarre da essi
quel maggior rendimento che non avrebbe potuto ottenere se in balia di se
stesso o quasi si fosse trasformato in piccolo proprietario coltivatore.
Tutto ciò avviene con particolare
risalto nelle grandi proprietà e nelle medie che più si avvicinano alle prime.
Anticipando, quanto forse avrò occasione di dire nelle conclusioni e
riferendomi a quanto sinora ho detto, esulando da numerose altre considerazioni
che farò, appare già come la grande e
media proprietà. e più la prima che la seconda, così come esse sono
organizzate, così come esse vivono nell'ambiente studiato, siano le forme che
meglio delle altre assicurano un maggior reddito, assicurano un maggior
prodotto netto, modellano cioè l'agricoltura nel suo tipo più utilitario.