Il volume descrive le operazioni condotte
durante la Grande Guerra
dalle Brigate di fanteria del Regio Esercito Italiano che portavano un nome
geografico marchigiano: le Brigate “Marche”, “Ancona”, “Macerata”, “Pesaro” e
“Piceno.
Nel momento in cui si iniziano le commemorazioni per la data centenaria
della Prima Guerra Mondiale, il volume vuole dare, soprattutto alle nuove
generazioni, uno spaccato degli eventi di quel grande avvenimento, ovvero le
operazioni condotte dall’Esercito in quattro anni di guerra, nel quadro
generale dell’approfondimento del rapporto tra le Marche e la Prima Guerra
Mondiale. Ad un siffatto quadro di riferimento, le Marche e
la sua gente non sono affatto estranei. L’attribuzione di denominazioni
marchigiane a Reparti e Grandi Unità di fanteria non costituisce un aspetto di
mera curiosità storica ma, al pari di tanti altri esempi sul territorio
nazionale, si identifica con l’obiettivo di costruire quel senso di identità
nazionale che, all’indomani del neonato Regno d’Italia, faceva fatica ad
emergere. Questo l’aspetto ordinativo che, da solo, non è sicuramente
sufficiente a delineare i contorni del legame tra questa regione ed il
conflitto mondiale, anche perché nelle citate unità non necessariamente
venivano inquadrati soldati di provenienza marchigiana.
Le cinque Brigate, di cui due la Brigata “Marche” e la Brigata “Ancona”
già esistenti e ricche di tradizioni risorgimentale la Brigata “Macerata”, costituita per
mobilitazione nel 1915, e le altre due, le Brigate “Piceno” e “Pesaro” costituite guerra durante,
hanno dato vita ad episodi esaltanti, di abnegazione ed adesione alla guerra;
alcuni di questi anche tragici, come quello che coinvolse la Brigata “Marche” che per siluramento del
piroscafo che la trasportava, al ritorno dall’Albania, perse un intero
reggimento di 1900 uomini.
La descrizione degli avvenimenti è preceduta da due capitoli: il
primo dedicato alla presentazione della
Grande Guerra nel suo insieme e come si è sviluppata anno dopo anno, preceduta
da brevi note sulla nostra politica estera di fine ottocento ed inizio
novecento, senza le quali non si possono ben comprendere le scelte italiane
dell’estate del 1914. Scelte che sicuramente non trovarono impreparato
l’Esercito almeno sul piano concettuale-operativo, avendo lo stesso fin dal
1885 preso in esame una guerra sul confine orientale. Scelte che cambiarono
radicalmente la prospettiva politico-sociale italiana, generando quel confronto
tra interventisti e neutralisti che per oltre nove mesi permeò tutta la vita
nazionale. In questo confronto le Marche furono in prima fila con tanti suoi
esponenti che, nel solco risorgimentale, si spesero per un intervento armato
contro il cosiddetto “nemico ereditario”, cioè l’Austria; alcuni, nel solco
della tradizione garibaldina, andarono a combattere in Francia, come testimonianza
diretta delle proprie idee. Nel secondo capitolo note più tecniche, riguardanti
l’Esercito ai primi anni del novecento, alcuni aspetti ordinativi riguardanti
le Brigate di Fanteria e loro evoluzione durante il conflitto, un cenno
all’uniforme con cui entrammo in guerra, adottata pochi anni prima dell’entrata
in guerra; infine è riportato il Quadro di Battaglia con cui l’Esercito
Italiano entrò in guerra, per dare una dimensione quantitativa del nostro intervento
e delle nostre capacità.
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