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mercoledì 27 marzo 2019

Lamberto Duranti, il primo giornalista Caduto nella Grande Guerra


Dal Convegno "Grande Guerra.Giornalisti in Trincea Report marchigiani morti in Battaglia"
Ancona 8 maggio 1915
Organizzato dall'Ordine dei Giornalisti  Consiglio Nazionale
                            Ordine dei Giornalisti delle Marche
                            Comune di Ancona
                            Comune di Tolentino
                            Comune di Corridonia
                            Comune di  Pesaro 

Relazione di Massimo Coltrinari
(Questa relazione  e stata preceduta da una relazione di Roseler Franz
"I giornalisti caduti nella Grande Guerra")



 

Chi era Lamberto Duranti? [1]
Lamberto Duranti  fu il primo giornalista a morire nella Grande Guerra. Fu uno dei garibaldini della Legione Garibaldina che combatterono nelle Argonne (Francia) dove tra la fine del 1914 e i primi mesi del 1915 caddero 300 soldati ed ufficiali, 400 restarono feriti e un migliaio si ammalarono.
Patriota e di fede repubblicana, Duranti collaborò con vari giornali del partito repubblicano e fondò "La Penna" (pubblicato fino al 1914) assieme al pubblicistica e saggista Camillo Marabini, uno dei più importanti rappresentanti del garibaldinismo post-risorgimentale e collaboratore del quotidiano repubblicano "La Ragione" e "La Luce".
Era nato ad Ancona il 21 gennaio 1890, figlio di Ulderico.

Fu Segretario di organizzazioni operaie e politiche e Segretario della Federazione regionale repubblicana umbra a Perugia, città dove era molto conosciuto.
Di carattere avventuroso, partì per prestare soccorso in Sicilia dopo il terremoto di Messina del 1908. Fu volontario garibaldino nel 1911 in Albania e durante la guerra greco-turca nel 1912. Sembra che nella battaglia di Driskos nel 1912 abbia ottenuto una medaglia al valor militare oltre ai gradi di tenente.[2]

Nel Comitato pro-Albania si prodigò con Felice Figliolia (giornalista foggiano di cui era molto amico e anch'esso morto poi in guerra il 12 novembre 1915 sul Monte San Michele), Alina Albani Tondi (esponente di spicco di "Fede Nuova", giornale femminile mazziniano), Giovanni Minuti (anch'esso morto poi in guerra il 19 marzo 1916 sull'Isonzo), e Giuseppe Chiostergi di Senigallia[3] Duranti partì da Brindisi il 15 agosto 1911[4], ma la spedizione non ebbe successo perché impedita dalla Triplice Alleanza. E il 17 settembre tornò a casa senza essere riuscito ad unirsi agli insorti albanesi. L'anno seguente si recò nuovamente con la Croce Rossa in Grecia quando quel Paese si batteva contro i turchi, recando aiuti sanitari. Nonostante le difficoltà ci riprovò poi ugualmente con un'ambulanza fino a Corfù.
Al suo ritorno in Italia s'impegnò nella zona di Cervia e di Ravenna nelle lotte sociali e politiche che videro una dura contrapposizione fra socialisti massimalisti e repubblicani. Si adoperò per l'unità dei lavoratori e "…portò sempre una parola di pace".
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914 si arruolò in Francia nel Corpo volontari italiani garibaldini operante nella regione francese delle Argonne, dove erano arruolati anche alcuni nipoti di Garibaldi, due dei quali, Bruno e Costante, entrambi figli di Ricciotti, morirono eroicamente.[5]
Lo stesso giorno morì Costante Garibaldi, nipote dell'Eroe dei Due Mondi[6] 
Nel corso della stessa battaglia restò gravemente ferito il giornalista sardo Augusto Alziator de "Il Resto del Carlino", uno dei primissimi corrispondenti italiani di guerra (nato a Cagliari nel 1879 era il segretario di Peppino Garibaldi. Fu dato in un primo tempo erroneamente per morto, ma nel febbraio 1915 si seppe che era stato preso prigioniero dai tedeschi e ricoverato a Baden. Una sorte del tutto simile a quella toccata, come detto, a Giuseppe Chiostergi).
Lamberto Duranti affidò al suo taccuino un drammatico messaggio sulla guerra e sul destino di una generazione: "Ciascuno è pronto a compiere il sacrificio della propria vita pur di scrivere quest'altra fulgida pagina del garibaldinismo…alla baionetta per attaccare una trincea tedesca distante 20-30 metri dalla francese, senza aver modo di passare. Sarà un massacro…io sarò il primo, se comandato, ad avanzare."
In una sua lettera datata 1° gennaio 1915 (4 giorni prima di morire), indirizzata a Publio Angeloni, così descrisse lo svolgersi della battaglia del 26 dicembre 1914: "Ci siamo battuti da veri leoni. Sono veramente vivo per miracolo. Il Diavolo non m' ha voluto con sé. Abbiamo combattuto per due ore sotto un turbinio di fuoco ... Presto riattaccheremo: forse domenica. Sarò ancora fortunato? Ci credo poco ma... avanti! C'è gloria per tutti qui e bisogna conquistarsela. I tedeschi hanno veduto come sappiamo batterci: lo vedranno ancora perdio! Abbiamo sposato la santa causa francese e per essa daremo l'ultima stilla di sangue; italianamente".
Camillo Marabini, anch'egli marchigiano di Camerino e quasi un fratello per Duranti, riportò le sue ultime parole prima di morire. Dopo essere uscito dalla trincea disse: "Venite a vedere come muore un garibaldino!" Dopodiché fu ferito al cuore e, riportato in trincea, affermò: «Ah... muoio... muoio per la Repubblica». 
I suoi ultimi istanti di vita sono raccontati da Emanuele Sella: "Con il sorriso sulle labbra muore Duranti urlando: "Italia!" in "L'Argonna", da "L'Eterno Convito", Roma, Formigini, 1920 (citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 647). Secondo la versione riportata dal suo grande amico Camillo Marabini in "La rossa avanguardia dell'Argonna. Diario di un garibaldino alla guerra franco-tedesca", Milano, 1915, e ritenuta dal Fumagalli la più verosimile, (riporta sopra) il luogotenente Duranti uscì dalla trincea dicendo «Venite a vedere come muore un garibaldino», dopodiché fu ferito al cuore e, riportato in trincea, disse: «Ah... muoio... muoio per la Repubblica.».[1]
Il rientro in Italia della salma[2] in treno prima fino a Torino, poi a Genova, Roma e quindi ad Ancona commosse l'Italia. I suoi funerali si svolsero in forma solenne e con Ancona in lutto cittadino (tutti i negozi chiusi). Duranti fu sepolto con gli onori militari nel Cimitero delle Tavernelle di Ancona nei pressi dell’ingresso principale, accanto alla tomba di diversi patrioti risorgimentali. Sul feretro fu posta la camicia rossa di garibaldino che presentava un largo strappo da un lato e chiazze di sangue. Parteciparono alle esequie i consoli di Francia, Inghilterra, Russia e Belgio, l'ex sindaco della città e il pubblicista forlivese Pietro Nenni, all'epoca repubblicano. [3]

Il valore dimostrato dai garibaldini italiani suscitò in Francia grande ammirazione e intensa commozione nell'opinione pubblica. [4]Ad un anno dalla morte il Partito Repubblicano pose una lapide in suo onore. Vi si legge: “A La Harazée nella Foresta delle Argonne, il tenente garibaldino Lamberto Duranti, giovinetto di 24 anni, balzò primo sulla trincea gridando: "Venite a vedere come muore un repubblicano italiano".[5]
All'inaugurazione del monumento, nel 1916, funebre intervenne, tra gli altri, il pubblicista (allora repubblicano) Pietro Nenni venuto appositamente in licenza dal fronte dove stava combattendo.[6]


La città di Ancona gli ha intitolato una strada nei pressi del mare, nel quartiere Adriatico, vicino al Passetto. Duranti è inserito per ultimo nella 10^ colonna in basso a destra della lapide marmorea, realizzata nel 1921 dallo scultore anconetano Mentore Maltoni, su cui sono stati incisi i 614 nomi dei Caduti anconetani nella prima guerra mondiale. E’ posizionata sulla parete dello scalone monumentale all’interno del Palazzo degli Anziani, antica sede municipale della città.[7]


[1] Una diversa versione é, invece, riportata da Souchon, in "Les mots heroïques de la guerre", p. 252. In sua memoria Oddo Marinelli ha scritto nel 1961: "Lamberto Duranti: nella scapigliatura, nell'apostolato, nel sacrificio", Fede e Avvenire", 1961 - 57 pagine.
[2]Dettero notizia della sua morte Il Messaggero del 7/1/1915 a pag. 1 e 9/1/1915 a pag. 2 con foto e la Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 5 dell'8 gennaio 1915 a pag. 144 , Il Mattino di Napoli del 10-11 gennaio 1915 a pag. 5 "Il dolore di Ancona per la morte di Duranti" e il giornale La Stampa di Torino dell'11- 12 e 14 gennaio 1915 a pag. 5.
La Stampa 11/1/1915 pag. 5  2^ colonna da sinistra in basso: "Quando le salme di Costante Garibaldi e di Duranti passeranno per Torino", cliccare su:
La Stampa 12/1/1915 pag. 5  1^ e 2^ colonna in alto a sinistra: "Le salme di Costante Garibaldi e Lamberto Duranti sono passate per Torino. 'omaggio dei garibaldini, della Colonia francese e di parecchie Associazioni cittadine", cliccare su:
La Stampa 14/1/1915 pag. 4  2^ colonna da sinistra in basso: "La Salma di Lamberto Durante (n.b. vi é un lapsus nel suo cognome, ndr) ad Ancona", cliccare su:
[3] Ne dette notizia la Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 10 del 14 gennaio 1915 a pag. 298.
[4]Come ha ricordato Silvio Pozzani in un articolo su L'Arena di Verona del 23/11/2014 a pag. 25 "; il poeta Edmond Rostand volle darne testimonianza in una sua lirica intitolata “La chemise rouge”, ispirata al garibaldino marchigiano Lamberto Duranti, caduto il 5 gennaio 1915: “Regardez comment meurt un garibaldien”/ Crie un homme en tombant dans la melée hagarde./La France s'agenouille auprés de lui, regarde, / Et grave se relève en disant: “Il meur bien", cliccare su:
[6]Vds. La Stampa del 7/1/1916 a pag. 4.
[7]Cliccare su http://www.pietredellamemoria.it/pietre/lapide-ai-caduti-di-ancona-nella-guerra-1915-18/
Il suo eroico sacrificio é stato immortalato nel 1965 nella cartolina commemorativa delle celebrazioni del 50° Anniversario della campagna garibaldina delle Argonne (1914-15/1964-65), sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, cliccare su:
Su Il Messaggero di Ancona del 4 gennaio 2015 é stato pubblicato l'articolo di Sergio Sparapani con foto dell'Eroe: "Duranti, primo giornalista caduto nel 1915 "Guardate come muore un garibaldino - Una figura eroica a lungo dimenticata. Volontario della Legione Garibaldina. Perì per mano tedesca in Francia."


[1] Si riporta la breve biografia di Lamberto Duranti predisposta per la Commemorazione al Famedio di Ancona del 5 gennaio 2015 da Pierluigi Franz e pubblicata su www.coltrinarimassimo.blogspot.com.
[2] (n.b. all'Istituto del Nastro Azzurro ciò, però, non risulta).
[3] Chiostergi, in un primo tempo fu erroneamente dato per disperso nella stessa battaglia del 5 gennaio 1915 in cui morì Duranti. Rimase, invece, gravemente ferito e fu catturato dai tedeschi. Dopo le cure venne interrogato e rischiò di essere fucilato in quanto volontario italiano, ma fu salvato dall'intervento del presidente della Croce Rossa Gustave Ador. Divenne poi deputato all'Assemblea Costituente e membro della Camera nella I legislatura repubblicana.
[4] Vedasi articolo "Nella bassa Albania" in 1^ pagina su "La Città di Brindisi" del 27/8/1911 n. 27 anno XII.
[5] Cliccare   su:
La sua foto insieme ai fratelli Garibaldi e al loro padre Ricciotti con altri garibaldini au Camp de Mailly  (1- Bruno Garibaldi, 2- Ricciotti Garibaldi jr, 3- Lamberto Duranti, 4- Du Plaat De Garat, 5- Umberto Cristini, 6- Giuseppe (Peppino) Garibaldi, 7- Matoloni, 8- Cesare Briganti, 9- Gino Finzi, 10 – Alziator) è riportata sul sito:  
http://argonne1418.com/2010/08/23/les-garibaldiens-photos-depoque/garibaldiens-photo022/
Era Tenente del Corpo Volontari Argonne 4° Reggimento Legione Garibaldina 1° Battaglione (secondo altre fonti avrebbe invece fatto parte della 5^ Compagnia del 2° Battaglione). 
Morì il 5/1/1915 a La Harazee – Four De Paris - Courtes Chausses - Varennes nelle Argonne nei pressi di Verdun (Francia) dove venne colpito al cuore in combattimento. Il suo nome compare nell'Albo d'Oro dei Caduti delle Marche Volume XIII a pag. 212 n. 22, cliccare su:
[6]Vds. Il Mattino di Napoli del 9-10 gennaio 1915 a pag. 3 "Come morì Costante Garibaldi").



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