Come per il passato, l’obiettivo
principale di ogni conflitto recente nelle Marche è la conquista, o la difesa,
di Ancona, porto naturale, unico nel medio Adriatico e piazzaforte di notevole
valore strategico. Ancona era stata oggetto di una offensiva aerea, con
bombardamenti sistematici, a partire dal 16 ottobre 1943, un mese dopo l’armistizio,
e dopo che gli alleati avevano preso possesso ed utilizzati gli aeroporti
dell’area di Foggia. Ancona aveva subito 183 bombardamenti, alcuni anche
navali, che avevano provocato 1182 persone e che avevano distrutto il 67 %
delle abitazioni e costruzioni della città. Oltre 58.000 persone, due terzi
della popolazione era sfollata nei paesi vicini e nelle campagna. Gli obiettivi
principali erano le installazioni portuali, la stazione ferroviaria e le
installazioni militari. La difesa aerea sia passiva che attiva, praticamente
inesistente. La piazzaforte, da un punto di vista militare, era stata quasi
annientata. Ora si trattava di conquistarla e prenderne possesso.
Osimo, e tutti i paesi vicini,
temevano di subire, anche in parte, i bombardamenti che Ancona aveva subito;
ancora questo non era successo, in quanto non rappresentava, al momento, alcun
obiettivo militare.
Il 18 giugno il Corpo Italiano di
Liberazione, mentre il Corpo Polacco avanzava lungo la costa, liberava Ascoli
Piceno; il 22 e 23 giugno i tedeschi
sferrano un fronte contrattacco, sempre al fine di guadagnare tempo dando
queste battute di arresto all’avanzata alleata, che poi tra il 28 ed il 29
giugno ripiegarono sul Chienti. Il 30 giugno le truppe polacche entrarono a
Potenza Picena e Civitanova Marche, mentre gli Italiani entravano a Macerata.
Superata la linea del Chienti, la nuova linea era costituita dal fiume Musone,
che fu presto investita. Iniziava quella
che in generale si può definire la battaglia per la conquista di Ancona,
divisa in due fasi, la prima, detta battaglia di Loreto, 1-6 luglio 1944, o
prima battaglia di Ancona, e la seconda, 17-18 luglio 1944, detta seconda
battaglia di Ancona.
1 Luglio 1944, Sabato Azione su
Loreto, Recanati e Montefano.
Anche se non a diretta
conoscenza degli avvenimenti, Francesca Bonci , come quasi tutti gli abitanti di
Osimo e della Vallata del Musone capiscono che il fronte non solo si sta
avvicinando, ma che sta iniziando una battaglia i cui esiti non sono certi, ma
che sicuramente porterà ulteriori pericoli.
Nel Diario si legge:
1 luglio 1944. Abbiamo
dormito fuori casa. Lo zio e la zia sono andati dalla sig. Gisella, Lina e
Gianna in casa di Iolanda, ora occupata dai sigg. D’Erasmo, sfollati di Ancona
(ma una stanza è a noi riservata) e Lucidio è rimasto a casa a far da guardia.
La nottata è stata movimentatissima. Continuo passaggio di truppa e continui
scoppi. A mezzogiorno siamo rifugiati in casa nostra perché i tedeschi avevano
allacciato con le micce tutte le mine della famosa strada. Lo zio è ritornato
in ufficio ed ha mangiato dal fattore Quattrini. La zia è andata dalle sorelle
e noi quattro a spasso per piazza in attesa..dello scoppio!
Fa caldo, c’è fame e sete e
stasera e tutti siamo nervosissimi. Da voci quasi sicure sembra che lo scoppio
avverrà stasera ed intanto noi non facciamo altro che rientrare in casa,
affacciarsi al balcone che da proprio sulla strada, vedere cosa fanno quei
soldati attorno a quei ordigni infernali per poi rifuggire al primo rumore che
si sente. Si vedono gruppi di tedeschi per le vie in bicicletta e su carri di
civili. Dà l’esatta impressione che fuggano.
Ore 18.00 Io come tutti gli
altri, capisco poco di guerra e di battaglia, ma purtroppo vediamo che nella
vallata sotto Recanati dal nostro versante è una continua sparatoria di cannone
e con il cannocchiale vediamo dei carri armati che, cercano di avvicinarsi.
Cosa succederà? Ad ogni colpo di cannone la casa trema!!! E noi siamo sempre
pronti per partire.
Ad Osimo arrivano in giornata le prime
cannonate alleate provenienti da Montefano. Un comando tattico tedesco viene
posto a San Sabino, mentre elementi tedeschi sono appostati lungo via Fonte
Magna, mentre batterie da campagna sono
al ponte di San Valentino, a Santo Stefano e a San Biagio. Intorno alle
11 uno scoppio violentissimo in piazza
Le operazioni procedono e inizia ad essere investita Loreto, poi Recanati
e poi Montefano
(Pag. 5 Azione su Loreto)
Nel loro movimento retrogrado i
Tedeschi nella notte sul 1 luglio 1944 lasciarono le posizioni sul fiume
Potenza ed iniziarono un movimento all’indietro che comportò la cessione di
circa 30 km
di terreno, Il ripiegamento aveva come obiettivo il raggiungimento ed il
rafforzamento delle posizioni della line definita Albert, che faceva riferimento
al fiume Musone. La posizione dominante di questa linea, per conformità
orografica, era Osimo, che aveva come antemurale Castelfidardo e il costone su
cui si estende la Selva
di Castelfidardo. Chi si assunse l’onere della difesa di questa linea fu la 278
divisione, al comando del gen. Hoppe, che poteva contare su sette battaglioni di cui
sei in linea ed uno di riserva.
A livello reggimentale le posizioni
erano occupate, sinistra con il 993° reggimento, al comando del colonnello Paul
Broecker, con il I battaglione a destra ed il II battaglione a sinistra nel
settore Castelfidardo-Numana (mare), al centro il 992° reggimento, sotto il
comando interinale del maggiore Werner Krueger, con il II battaglione a destra,
ed il I battaglione a sinistra, nel settore Osimo- Osimo sud, a destra 994° reggimento, sotto il comando interinale
del maggiore Rudolf Godorr, con il I battaglione a destra ed il II battaglione
a sinistra nel settore San Biagio-Filottrano, che teneva i collegamenti con la
71a divisione.
Il sostegno dell’artiglieria era assicurato dal
278° reggimento artiglieria, al comando del maggiore von Lonski, in appoggio al
994° reggimento con il suo II gruppo artiglieria ed al 992° reggimento col suo
I gruppo e dal 305° reggimento artiglieria, al comando del colonnello Kurt, che
con il suo I gruppo dava sostegno al 993° reggimento e con il IV gruppo
effettuava la copertura di fuco al centro e sul settore sinistro dello
schieramento. I gruppi III e IV del 278° reggimento artiglieria erano ancora
assegnati alla 71a divisione, ma avevano il loro raggio di azione nel settore
del 994° reggimento. Il CCLXXVIII (278) gruppo controcarri della 278° divisione
, al comando del capitano Kurt Knorn, era stato schierato in due aliquote, alle due estremità del settore
di competenza della divisione. L’apporto del Genio consisteva nell’impiego
del CCLXXVIII (278) battaglione
guastatori nel settore fra il Musone e l’Esino con compiti generali di creare
sbarramenti ed abbattute e per creare false installazioni militari.
In riserva, attestato ad Offagna,
il CCLXXVIII battaglione, con il comando
divisione a Montemarciano..
La guarnigione tedesca di Ancona, al
comando di un ufficiale di Marina, disponeva di numerose batterie di marina per
la difesa del porto, del CMIII (903) battaglione da fortezza, composto da
elementi della Territoriale per lo più anziani, e del DCLXXVI (676) battaglione
di sicurezza, che però non era dotato di armi pesanti e quindi praticamente non
impiegabile sulla linea di combattimento.
Il 924° Reggimento da fortezza, al
comando del colonnello Seydlitz, presidiava il litorale tra Ancona e
Montemarciano, con il rinforzo del CCLXXVIII (278) battaglione complementi
divisionale e del III battaglione del
755° Reggimento della 163° Divisione Turcomanna.
Il punto centrale di difesa, su cui
erano schierate queste forze, era Osimo, che per la sua posizione dominava
tutte le altre alture circostanti.
Secondo le aspettative del Comando
tedesco, si prevedeva che i Polacchi avrebbero attaccato avendo come obiettivo
finale Osimo, e si facevano due ipotesi:
l’attacco si sarebbe sviluppato o a sud est oppure a sud ovest di Osimo, per
poter investirla sui fianchi. Se l’attacco si fosse sviluppato da Filottrano
puntando, con la conquista di Osimo, su Jesi-Chiaravalle, significava che lo
scopo ultimo della manovra era l’annientamento della 278a Divisione; Se invece
avrebbe attaccato sull’altro versante, allora significava che l’obiettivo ultimo
era la conquista del porto di Ancona, essenziale per i rifornimenti alleati.
Solo l’attenta osservazione dello svolgersi degli avvenimenti poteva dare una
risposta a questi interrogativi.
Il Generale Hoppe, nelle sue memorie,
scrive che la Divisione al suo comando presto ebbe percezione di aver sbagliato
i propri calcoli. Il rapido balzo all’indietro, messo in atto per guadagnare
tempo, sull’ordine di qualche giorno, non produsse gli effetti sperati. Il
Comando Polacco non si perse in preparativi ed aveva dato ordine di tallonare i
tedeschi da vicino. Questo movimento in avanti fu sostenuto dall’impiego della
aviazione tattica, che sopperì al mancato intervento della artiglieria pesante
campale rimasta dietro
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