Osimo celebra il 77° Anniversario
della Liberazione
Nota a margine
Di Massimo Coltrinari
Presente la figlia del Generale
Anders, con l’intervento del noto giornalista Paolo Mieli Osimo ha celebrato il
77mo anniversario della Liberazione avvenuta il 18 luglio 1944. La lodevole
iniziativa ancora una volta ha sottolineato il dato che questi avvenimenti sono
poco conosciuti, almeno a livello locale. Su più ampio prospetto sembra che la
seconda guerra mondiale sia stata acquisita solo per didascalia. Sottolineato come
dato di novità il fatto che i polacchi erano anticomunisti e molto distanti da
tutto il movimento comunista. Una delle caratteristiche della seconda guerra
mondiale, come tutte le guerre, è proprio quello che sono inutili e che non
risolvono i problemi. Il principio che la guerra è la continuazione della
politica, acquista su una mala interpretazione del “Della Guerra” del generale
von Clausewitz, è completamente fuorviante. Con la politica, intesa come arte
di uomini onesti che cercano di risolvere e conciliare opposti interessi per
raggiugere e trovare senza violenza successivi equilibri di convivenza a tutti
i livelli fra uomini e collettività, si risolvono le controversie e si evitano
i conflitti. Nel 1939, ed è stato detto e si spera che solo pochi nell’uditorio
siano stati sorpresi da questa asserzione, Stalin, e quindi la URSS comunista,
firmò il patto di non aggressione tramite i loro ministri degli esteri. La
speranza del dittatore comunista era quella di evitare la guerra con la
Germania e quindi sperare che tutta la potenza tedesca si riversasse sulle
odiate democrazie occidentali, distruggerle e quindi eliminare l’espressione
politica del capitalismo. A sostegno di tutto ciò fornì fino all’ultimo minuto
enormi quantità di materie prime strategiche con cui la Germania condusse a suo
agio i primi, due anni di guerra, compreso l’attacco alla Francia che fu
debellata in quattro settimane nel maggio 1940. Questo patto scatenò la seconda
guerra mondiale e la URSS, se si è onesti, deve essere considerata una delle
potenze che, per puro suo egoismo, fu responsabile della seconda guerra mondiale.
Senza l’alleanza del 1939 con al URSS, la Germania mai sarebbe stata in grado
di entrare in guerra. Come se tutto questo non bastasse, al momento della
invasione della Polonia il 1 settembre, la URSS applicò alla lettera una delle
clausole segrete del Patto del 23 agosto 1939: invase anch’essa la Polonia e si
annesse con metodi autoritari tutta la parte Orientale della Polonia. Una
politica così miope e cosi opportunistica di basso profilo che trova nella
valutazione dello Stato Maggiore tedesco la sua conferma: ci sono altri 200 km
in più da conquistare prima di arrivare a Mosca, tanto erano avanti i piani
tedeschi per la già decisa invasione della URSS, che risalgono addirittura al
Main Kampf del 1923 con la teorizzazione della conquista dello spazio vitale.
La Polonia fu divisa fra nazisti
e comunisti e cancellata dalla carta geografica. Come se tutto questo non
bastasse, ed è stato detto ieri, la URSS tramite la sua polizia politica, la
tristemente nota NKVD, eliminò fisicamente a Katiyn 11.000 Ufficiali polacchi,
da s. ten. a generale suoi prigionieri, in pratica tutta la classe dirigente
polacca caduta nelle sue mani. Una frattura tale che impedì qualsiasi riconciliazione
dal 1941 in poi quando la URSS, attaccata, entrò per forza nella coalizione
antihitleriana. Quando Varsavia insorse, nel 1944, con l’Armata Rossa a pochi
chilometri, La URSS non mosse un dito lasciando i tedeschi liberi di annientare
gli insorti polacchi. Nel 1945 la URSS era di nuovo padrona questa volta di
tutta la Polonia e la NKVD entrò di nuovo in azione con i rastrellamenti e le
deportazioni di polacchi. Varsavia ricorda questi tristi giorni con un
monumento rappresentato da un carro merci su un binario in partenza. VI è
sufficiente materia per comprendere come i Polacchi, quelli sopravvissuti a
queste politiche, tritati tra nazisti e comunisti, riuniti in un Corpo
Militare, nel momento che combattevano i tedeschi in Italia, diciamolo con un
eufemismo non vedevano di “di buon occhio” tutto quello che lontanamente
assomigliasse al comunismo. Erano circa 43.000, fra uomini e donne, i Polacchi
del II Corpo d’Armata. Pochi, in
relazione a quello che era l’Esercito Polacco del 1940. Infatti, questi sopravvissuti,
non erano né teneri né permissivi nei confronti delle formazioni partigiane
comuniste italiane (vds., varie testimonianze tra cui quelle di Paolino
Orlandini, recentemente scomparso) e l’unica formazione partigiana che
accettarono nelle loro fila era la Brigata Maiella, al comando di Ettore Troilo
formatasi in Abruzzo e dichiaratamente anticomunista.
Chi impersonificò tutto questo è
il generale Anders, comandante del II Corpo Polacco che liberò Ancona, ma anche
Imola e Bologna.
Il Sindaco Pugnaloni ha esordito
al Chiostro intervistando Paolo Mieli con una domanda pertinente. Che cosa si
deve intendere per Regime, Resistenza, Liberazione. Paolo Mieli ha dato una
risposta ancora più pertinente. Occorre essere prudenti nell’usare queste
parole, che devono essere considerate quasi sacre. Regime, Resistenza e
Liberazione, per noi sono un tutto uno, quasi consequenziale. Per i Polacchi
Regime significò occupazione ferrea di nazisti e comunisti, Resistenza
significò lotta disperata contro nazisti e contro comunisti sia durante la
guerra che dopo, Liberazione, giunta solo nel 1989 con il crollo della URSS. In
mezzo un gruppo di loro che combattè nelle fila alleate, che conquistarono
Monte Cassino, liberarono le nostre città e il nostro territorio, e come
compenso ebbero l’ostracismo dalla Polonia dominata dai comunisti e quasi tutti
morirono in esilio sognando la loro Polonia. Osimo come Ancona, dati militari
alla mano non fu liberata dai partigiani (come è evidente da un anche
superficiale studio delle operazioni del 17-20 luglio 1944 e dalle relazioni
del Ten. Col. Corradi responsabile militare delle formazioni partigiani ad Osimo
e dai diari e testimonianze di chi ha vissuto quei momenti) ma per manovra dai
Polacchi. A cui va un altro grande ringraziamento. L’esito infelice della Prima
Battaglia per Ancona (ieri si è
molto equivocato su questo concetto: non vi è una Battaglia di Ancona come non vi può essere una
Battaglia di Osimo, o del Monte della Crescia che è stato
ieri suggerito in modo improprio, ma una battaglia per il Porto di Ancona, ovvero le operazioni finali dell’avanzata dal
Potenza verso Nord del II Corpo Polacco iniziate il 30 giugno 1944) fece
prendere in considerazione al Comando Polacco l’ipotesi di un bombardamento da
parte della aviazione tattica di Osimo, che sarebbe stata rasa al suolo.
L’intervento del gen. Utili, Comandante del CIL e fresco vincitore a
Filottrano, e del suo Capo di Stato Maggiore (Col. Lombardi) convinse Anders
della inutilità di questa azione; più redditizia sarebbe stata una manovra
classica di Corpo d’Armata (fissaggio a sinistra (polacchi), progressione e
rottura al centro (forze corazzate polacche), sicurezza a destra (Italiani del
CIL). Anders ed i suoi accettarono il consiglio ed il piano suggerito da Utili
portò alla conquista del porto di Ancona in sole 24 ore (18 luglio). Osimo,
attuata questa manovra fu occupata così come Ancona fu occupata, in quando i
tedeschi, per non cadere in trappola ed essere annientati, le abbandonarono in
tutta fretta.
Mieli ha ragione che sta
iniziando una nuova stagione culturale per l’Italia. Ben detto. Ma nel
respingere chi ha generato la dittatura e la guerra, non accettando ogni
tentativo di riabilitazione di nazisti e fascisti (Auschwitz e quello che significa, ricordarlo per non
riviverlo), cominciamo a conoscere a fondo persone come Anders e fatti come
quelli riferiti al II Corpo Polacco. Un minimo di gratitudine e riconoscenza a
chi ci diede tantissimo, a cui noi abbiamo contraccambiato con la manipolazione
e, peggio ancora, con la scarsa conoscenza delle loro gesta con l’aggiunta di
indifferenza e oblio.
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