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mercoledì 31 maggio 2023

Save The Date 17 giugno 2023 Incontro Club Ufficiali Marchigiani

 Il prossimo 17 giugno si terrà ad Ancona l'incontro di primavera del CLB Ufficiali Marchigiani. Il programma prevede la visita all'ex convent francescato "Ad Alto" sede del CRME Marche, la visita alla Pinacoteca di Via Pizzecolli e la giornata si concluderà con la tradizionale cena sociale che si svolgerà al Circolo della Marina

sabato 20 maggio 2023

Parresia, Ovvero Dire il Vero

 


Ten. Cpl Art. Pe. Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Nell’attuale fase storica dove dalla globalizzazione informe dei principi e valori schiacciati sull’unico valore economico si è passati ad una conflittualità globale nella ricerca di una nuova suddivisione di aree di influenza e rideterminazione di scale di potere a valori, nasce la necessità della cura del sé quale conoscenza dell’Io premessa per una ricerca di autonomia dalla globalizzazione desertificante (Habermas).

            La libertà di ricerca o di pensiero è nel mondo occidentale di fatto direzionata dalla logica di mercato, se non nella ricerca, a posteriore nella sua divulgazione da parte dei media secondo tesi di parte, ma anche i progetti culturali e il finanziamento che ne consegue vengono ad influire, in molti casi anche secondo criteri ideologici.

            Già i Greci individuarono due tipi di verità, innanzitutto il Logos, ossia la verità nel pubblico, e successivamente attraverso l’insegnamento di Socrate il Bios, la verità nel privato ovvero la conoscenza del “sé”.

            Tuttavia, come in tutto l’agire umano, vi è una possibile doppia lettura, la parresia o libertà di parola può in democrazia essere pervertita in una forma di “demagogia”, se non “insolenza”.

            Nel mondo greco l’accesso alla verità risiede nel possesso delle qualità morali e nel dovere comunicare la verità, nell’età moderna in Cartesio vi è il dubbio e la verità risiede nella sua evidenza, dove opinione e verità coincidono.

            La verità non risiede per il “parresiastes” nel discorso lungo e retorico,   bensì nel dialogo aperto, questo tuttavia comporta nel dire la verità un rischio o pericolo nell’irritare l’interlocutore, la parresia è quindi legata al coraggio nell’essere esercitata dal “basso” verso  “l’alto”, ovvero del potere di “uno” o della “maggioranza”, essendo la “parresia democratica” differente dalla “parresia monarchica”, dove vi è un dovere da parte del consigliere del sovrano di dire la verità.

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Per Platone il pericolo della parresia risiede non tanto nella presa di potere da parte di un demagogo, bensì nella mancanza di uno stile di vita comune, ossia di alcuni valori di vita fondamentali da condividere, che creano unità.

            Se la libertà di dire (logos) corrisponde alla libertà di fare (bios), questa per Demostene non è solo un diritto o privilegio ma risulta nei fatti essere una attitudine personale, che in Aristotele diviene una qualità etico-morale.

            La parresia, quale verità, si pone anche nel rapporto tra logos (discorso) e nomos (legge), in cui Platone individua la parresia politica nel rapporto “logos, verità, nomos”, mentre la parresia etica risiede nel rapporto “logos, verità, bios”, òa parresia deve quindi superare il puro concetto per diventare una pratica.

            Mentre Plutarco pone il problema dell’autoinganno, Socrate quello della conoscenza di se stessi, entrambi legati alla risolutezza nei propositi, passando dal dire la verità agli altri al dire la verità a se stessi, temi tra loro legati.

            Noi siamo gli adulatori di noi stessi” (89, M.Foucault), per questo abbiamo bisogno  del “parresiastes”, ma chi può essere questi se non colui che  è in un rapporto armonico tra le parole (logoi) e le sue azioni (erga), solo in questa possibilità di resoconto vi è la conferma del ruolo di esaminatore (basanos) della vita altrui, superando la distanza tra discorso e pensiero propria dei sofisti.

            Nascono due interrogativi, come stabilire se un’affermazione è vera, qual è l’importanza di dire la verità e di conoscere la verità, sia per l’individuo che per la società.

            Diogene dice ad Alessandro “ So che sei stato offeso e so anche che sei libero. Tu hai sia la capacità che la legittimazione giuridica per uccidermi. Ma sarai abbastanza coraggioso da ascoltare dalla mia bocca la verità, o sei così codardo da dovermi uccidere?”. “Ebbene, puoi uccidermi, ma se lo fai nessun altro ti dirà la verità”. (85, M. Foucault)

 

 

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BIBLIOGRAFIA

·       AA.VV., Vero o falso. L’uso politico della storia, a cura di Marina Caffiero e M. Micaela Procaccia, Donzelli Ed. 2008;

·       Foucault M., Discorso e verità nella Grecia antica, Donzelli Ed. 2005;

·       Hadot P., Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi 1988;

·       Jaeger W., Paideia. La formazione dell’uomo greco, La Nuova Italia, 1978.

 

mercoledì 10 maggio 2023

Dizionario di Araldica O- Q

 Post precedenti in data 10 e 20 Marzo  e 20 aprile 2023. Materiali di Araldica per lo studio e le ricerche sullo stemma di Ancona

N

Nodrito, in araldica si definisce il vegetale che nasce od esce da una figura.

Nodoso, in araldica si definiscono i rami di un albero con i nodi opposti.

Naturale (al), in araldica si dice di oggetto con il suo colore naturale.

Nebulose, in araldica si definiscono le pezze onorevoli e le partizioni rappresentate ondate a forma di nuvole.

O

Ombelico (in), in araldica si dice dello scudetto posto in cuore.

Ondato, in araldica si dicono le linee di partizione ondulate.

Ordinato, in araldica si dicono più figure disposte secondo precise posizioni dell'araldica quali; in banda, in sbarra, in palo ecc.

Orlo, vedi pezze onorevoli.

P

Padiglione, in araldica esso si compone del manto e del colmo che lo sovrasta, più in particolare è il tendaggio che copre l'arme del sovrano.

Palato, in araldica si dice dello scudo coperto di sei pali di smalto alternati; se in numero maggiore o minore di sei si blasona il numero.

Palma, in araldica simboleggia la virtù ricompensata.

Pantera, in araldica è un animale che ha il corpo, le zampe posteriori e la coda di leone, la testa di drago, le zampe anteriori di grifone, le fiamme uscenti dalle fauci.

Parlanti (armi), in araldica sono quelle che tramite immagini e figure riconducono alla famiglia o alla città che le utilizza.

Partizioni principali dello scudo, in araldica esse sono quattro, il partito, il troncato, il tagliato, il trinciato (vedi spiegazioni e disegni nel testo). Inoltre, dall’intersezione di due rette perpendicolari o dalla convergenza delle stesse vengono a formarsi altre partizioni, spiegate dettagliatamente nel testo, che si enunciano di seguito: calzato, cappato, gheronato, inquartato, interzato.

Passante, in araldica si dice di animale (leopardo escluso) rappresentato in atto di camminare.

Patente,  in araldica è la croce con le braccia che si allargano verso l'estremità dello scudo.

Pastorale, in araldica è il bastone ecclesiastico.

Pater noster, in araldica è sinonimo araldico del rosario.

Pegaso, in araldica è il cavallo alato della mitologia.

Pellicano, in araldica si rappresenta in atto di aprirsi il petto con il becco per nutrire i suoi piccoli; esso rappresenta carità ed amore per il prossimo.

Pellicce,  in araldica esse sono principalmente due: l’ermellino e il vajo.

Pentagramma, in araldica si dice di stella a cinque punte, vuota, detta anche stella di David, essa è comune negli stremmi ebraici

Pezze onorevoli,  in araldica non tutti i testi sono concordi nella divisione delle pezze onorevoli in pezze di primo, secondo ed anche terzo ordine; esse sono principalmente: capo, palo, fascia, banda, sbarra, croce, pergola, gherone, scaglione bordura, quarto franco, campagna, girone, scudo in cuore, punta, pila, capo palo, cantone, lambello, orlo, amaidi, losanghe, fusi, bisanti, torte (v. disegni nel testo).

Pianura,  in araldica è una campagna (vedi pezze onorevoli) ridotta di altezza.

Pieno, in araldica si dice dello scudo che ha un solo smalto.

Pomettato, in araldica si dice di figure che terminano con sfere o cerchi.

Porpora, vedi smalti.

Potenziato, in araldica si dice di croci od oggetti che terminano a "T".

Punta dello scudo, in araldica si dice la parte inferiore di esso.

Punti equipollenti, in araldica si dice lo  scudo scaccato di 9 scacchi, di cui cinque di uno smalto e quattro di un altro, simboleggia la vittoria.

Q

Quadrifoglio, in araldica è foglia quadrilobata a punta.

Quartier franco, in araldica è una pezza onorevole (descritta nel testo).

Quattro foglie, in araldica si dice di fiore araldico composto da quattro petali senza il bottone centrale.