Master in “Storia militare contemporanea 1796-1960”
L’assedio cristiano cattolico, cristiano ortodosso e musulmano di Ancona del 1799
Monaldo Leopardi
PREMESSA
Quando
scelsi di frequentare il Master di I livello in “Storia Militare Contemporanea
1796-1960” all’Università Niccolò Cusano, l’impulso dominante fu quello di
voler approfondire dal punto di vista militare gli avvenimenti di maggior
rilievo nella storia italiana ed europea degli ultimi due secoli, e di voler in
generale accrescere le mie conoscenze storiche, politiche e geografiche di un
arco temporale che vede nel continente europeo la formazione degli Stati
moderni ed in particolare la nascita dell’Italia unita, così come appare oggi. È
per me fonte di spiccato interesse infatti il processo tanto socialmente
complesso quanto politicamente articolato che ha portato la penisola italiana a
divenire un’unica entità statuale. Credo ci sia molto da conoscere ancora e da
approfondire sulle dinamiche politiche e sociali e sulle radici dei processi
che hanno accompagnato lo sviluppo dell’idea di unità nazionale, ancor prima
che il Risorgimento ebbe inizio. Bisogna partire almeno dall’età napoleonica
per percepire come si siano formati i valori nazionalisti non solo sul
territorio italiano ma anche in molte aree del vecchio continente, ed il
bisogno per le popolazioni italiche di essere indipendenti da entità esterne
che nel corso dei secoli precedenti hanno occupato la penisola militarmente,
politicamente o meno direttamente guidato le scelte di regnanti locali dalle
quali essi dipendevano per soggezione. Iniziando a frequentare il master, le
lezioni mi hanno poi dato l’opportunità di approfondire alcune di queste
dinamiche che si sono sviluppate tra la fine del Settecento e l’inizio
dell’Ottocento, proprio nella mia terra d’origine, le Marche. Ho percepito che
non è ancora sufficientemente nota la parte importantissima che hanno avuto le
Marche, poste nel cuore dell’antico dominio pontificio, nella meravigliosa
opera del risorgimento nazionale, soprattutto nel periodo preparatorio che è
altrettanto interessante e degno di approfondimento[1].
Ed è proprio su questi limiti di spazio e di tempo in cui ho deciso di
concentrarmi per lo sviluppo di questa mia ricerca, che si focalizza in
particolare sull’assedio della città di Ancona nel 1799, portato da truppe di
una coalizione che ha visto collaborare cristiano ortodossi russi, insieme a
cristiani cattolici austriaci, e persino musulmani turchi al fine di arrestare
le idee rivoluzionarie francesi che rappresentavano l’arrivo del “nuovo”. Ho
strutturato questa tesi dividendola in quattro capitoli, tracciando un percorso
che inizia dando un inquadramento geografico e descrivendo il quadro della
situazione italiana alla fine del Settecento, per poi introdurre alcuni
protagonisti dell’assedio di Ancona, descrivendo le vicende dell’evento storico
anche quantificando in termini di uomini secondo quanto citato nelle fonti. La
tesi termina poi con la capitolazione, tracciando alcune conclusioni e
personali osservazioni. Le conclusioni citate non hanno di certo la velleità di
essere esaustive, data la potenziale vastità delle ipotesi sostenibili, ma si
tratta in definitiva della mia personale interpretazione di quanto accaduto. I
versi che ho citato nella prima pagina di questa tesi appartengono allo
scrittore Monaldo Leopardi, padre del celebre poeta marchigiano Giacomo. Il
conte recanatese, vissuto tra il 1776 ed il 1847, è tra gli scrittori
contemporanei più sollecitanti. Monaldo Leopardi era molto diffidente nei
confronti dei gruppi di insorgenti, ed in una delle sue pagine scritte durante
il periodo repubblicano distingueva tra il fenomeno dell’insorgenza, che si
presentava spesso frantumato in episodi locali senza collegamenti, e lo spirito
unitario e profondo che muoveva la popolazione riconducibile alla sua
religiosità: “I francesi trionfavano facilmente contro le insurrezioni
parziali di piccole popolazione sprovvedute di armi, di capi e di ogni altro
presidio; ma non potevano domare e molto meno sopprimere lo spirito
dell’insurrezione. Nell’Italia, allora assai più religiosa di adesso, l’odio
contro le inumanità e le empietà della rivoluzione aveva preceduto l’arrivo
delle armate repubblicane; i sacrilegi, gli spogli e le violenze degli attuali
governi satelliti della Francia avevano ingrandito l’odio; e l’ira universale
non era più tenuta in freno dalla paura, attese le continue vittorie che si
andavano raccontando delle armi austriache e delle potenze alleate”[2].
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