Giudizi di C. Boito e Carlo Bossi
L’illustre Camillo Boito
con quel suo senso d’arte finissimo fa queste originali considerazioni:
“il tipo delle
anconitane è singolare: tengono un poco delle romane e un poco, mi sembra,
delle veneziane, hanno qualcosa della cascante amabilità di queste . In tale strano
contrasto è il sapore
della loro bellezza.”
Caro Vriari nel suo
libro “Le rive dell’Adriatico” elogia anch’esso le anconitane. “ Le donne
leggiadre e benissimo abbigliate – scrive- non hanno nel vestire
quell’esagerazione così spiccata nella città più avanzate d’Italia. Questa
gente sembra felice , pacifica e facile a divertire; una banda che suoni dei
pezzi d’opera, o una compagnia di musicanti girovaghi che facciano echeggiate
una frase del “Trovatore” o dell’ “Aida” bastano alla ricreazione d’una serata.”
Ancora
Carlo Dossi,
l’aristocratico estesa milanese morto nel novembre 1910 , così ha scritto nelle
sue filosofiche nel novembre 1910 così ha scritto nelle sue filosofiche e
artistiche “Note azzurre” edite dal Treves.
“Quante imprudenti certi
signori mariti! Io, un mio parente e sua moglie parlavamo un dì della bellezza
femminile in Italia. Io citavo le anconitane per belle e di parente le
calabresi: dicendo delle quali ne descrisse le braccia e il seno. E la moglie
“Come?” saltò su a dire: tu hai veduto ciò? Ciò ed altro rispose il parente
vanitoso. E la sua moglie gli devess’ero fedele!
Finalmente il letterato
prof. Italo Mario Palmarini che fu per qualche anno ospite di Ancona si è
espresso in tal modo nel Giornale d’Italia del 20 giugno 1915.
“…..le belle e fiere
donne anconitane nel cui grande occhio nero e sulle cui rorie labbra carnose
rivie la gaia bellezza greca.”
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