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sabato 1 giugno 2019

I 170 anni dell'Assedio di Ancona







DI MASSIMO OSSIDI

Nota storica
Ancona, unico centro che rimaneva alla Repubblica Romana sul litorale adriatico per ritardare la marcia austriaca su Roma, era considerata “piazzaforte di molta importanza strategica" non solo per il governo del triumvirato, ma anche per gli austriaci che, occupandola, avrebbero potuto intercettare aiuti e rifornimenti per Venezia, affrettando così la sua resa. Il Gen.austriaco Wimpffen occupò Pesaro, Fano, Senigallia e proseguì per la piazzaforte di Ancona, raggiunta il 25 maggio: iniziò allora il lungo assedio della citta con l'attacco sia da terra che da mare con circa dieci navi. La citta era una piazzaforte ben munita, ma difesa da appena quattromila soldati volontari, provenienti da varie regioni d'italia, guidati dal coraggioso Livio Zambeccari. Antonio Elia e suo figlio Augusto ebbero una parte di rilievo nella difesa della citta. Antonio era imbarcato come nostromo sul vapore nazionale “Roma", con Augusto in qualità di timoniere, e Raffaele Castagnola comandante. Il piroscafo “Roma" si distingue nelle acque di Ancona, sfruttando il vapore nei periodi di bonaccia, per contrastare la flottiglia a vela austriaca che stringe d'assedio la citta adriatica. Il 12 giugno il capitano Giovanni Gervasoni (Crema, 30 apriIe1816 -Ancona, 12 giugno 1849) guidò una sortita contro le postazioni nemiche di Monte Marino, rimanendo ucciso (sul luogo e stato eretto un monumento in ricordo dell'azione durante la quale morirono e vennero feriti circa 50 soldati repubblicani). Seguirono altre due settimane con vari episodi di eroismo e due settimane di bombardamenti che costò centinaia di morti (facendo conquistare alla città, una volta entrata nel Regno d'Italia, la medaglia d'oro come “benemerita del Risorgimento nazionale" nel 1898), il 17 giugno, dopo 23 giorni di assedio, la citta (senza il consenso di Zambeccari) accettò la proposta di resa avanzata dal Wimpffen, firmata il 19 giugno. Il 21 fu consegnata la cittadella e i forti; i difensori della citta furono salutati dai vincitori con l'onore delle armi, per ordine del comandante austriaco.











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