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giovedì 30 luglio 2020
lunedì 20 luglio 2020
Il Passaggio del fronte 1944 I combattimenti ad Osimo per la liberazione di Ancona
Dal Diario
di Francesca Bonci :
“17 luglio
1944. Lo dicevo io che fino a ieri era andata troppo bene!!! Questa notte è
stato un inferno!... I tedeschi ci hanno bombardato per ben quattro ore senza
interruzione con bombe di tutti i calibri. L’artiglieria Polacca ha
contrattaccato continuamente: si pensi come sono state snervanti quelle ore… Da
questa mattina dalle ore 5 sino in questo momento ore 8, c’è più calma da ambo
le parti. Sarà preludio di peggiori ore
migliori? Tutti dicono la
sua. Chi , che i tedeschi si sono ritirati sopra Falconara e
Montemarciano, chi invece dice che si prepareranno per una nuove forte
offensiva, insomma una tale baraonda di chiacchiere e previsioni belle e
brutte, da snervarci ancora più di quelle che già siamo!
Ore 10. Sono
stata a casa contrariamente agli altri gironi, ho trovato solamente Jacob. Alla
domanda dove erano tutti gli altri, mi risponde “Tutto fronto, tutto guerra!”
Chi ci capisce
è bravo! Gli ho chiesto se andranno via, ma non mi ha risposto a tono, non so
se perché non mi ha capito, oppure per - segreto militare – come dicono loro.
Attendiamo gli
eventi.
Ore 16 Sono
ritornata nuovamente a casa. Pare che i tedeschi si siano ritirati dalla zona
di Osimo. Infatti Ludwig mi ha detto che questa sera tardi partiranno e se noi
vogliano ritornare a casa non c’è pericolo. Abbiamo deciso io e Lina con
Lucidio verremmo a dormire qui.” [1].
Il
contributo dei “patrioti” rimane costante durante la battaglia. Innumerevoli
sono gli episodi che testimoniano come i “patrioti” riuscivano a dare un
contributo fattivo alle operazioni. Paolo Orlandini, ad esempio, scrive,
“Abbiamo
tenuto il fronte di Osimo per 18 giorni perché gli Alleati[2]
sono arrivati il 6 luglio ed il fronte non è avanzato fino al 18 di luglio, il
giorno della liberazione di Ancona. Il giorno 17 cominciò l’offensiva da parte
del Corpo Italiano di Liberazione. Una nostra pattuglia catturò un ufficiale
austriaco addetto allea fortificazione della valle che comandava direttamente
una batteria di mortai distaccata a S. Paolina lui ci disegnò sulla carta
topografica tutta la difesa nemica e con quel disegno io andai al Comando
Artiglieria polacco. Il colonnello Leon volle subito verificare se le informazioni erano esatte ed ordinò un
tiro di controbatteria verso un’indicazione segnalata: una prima batteria
nemica venne distrutta”[3]
[3] Matteucci I., La Lapide ed il Cippo di Piazza Ugo
Bassi, Ancona, Il lavoro editoriale, 2007, pag. 28
venerdì 10 luglio 2020
Ancona Il Passaggio del fronte 1944. La famiglia Spinsanti Casenuove di Osimo
Al
riguardo, sempre in merito alla raccolta dei feriti sul campo di battaglia,
merita una qualche attenzione la testimonianza di Giovanni Spinsanti, classe
1929. Abitava nella casa colonica della sua famiglia, Casa Spinsanti. Nella
tarda mattina del 17 luglio 1944, oltre il mezzogiorno, ricorda Giovanni
Spinsanti, un plotone di circa una trentina di soldati, non ricorda se erano
fanti oppure arditi, ma comunque erano soldati italiani, era giungo vicino a
casa; maldestramente non fece le dovute segnalazioni alla propria artiglieria,
e questo assembramento fu notato. Una salva ben precisa arrivò, Giovanni Spinsanti
lo rimarca con precisione, “da dietro”, e cadde al centro del plotone,
provocando morti e feriti. Oggi si direbbe “azione negativa da fuoco amico”, un
deprecabile errore. Nel 1944 era, sopratutto nella confusione di quella
mattinata, non errore facilmente comprensibile, anche se si pensa come era
diretto il fuoco dell’artiglieria, andando a rileggere la testimonianza del s.
ten. Lodi descritta in queste pagine. .
Gli ufficiali sul posto subito organizzarono i soccorsi ai feriti e diedero
disposizioni per lo sgombero sul primo posto medicazioni e raccolta feriti, che
si trovava a Monte Polesco. Chiesero aiuto a Giulio Spinsanti, classe 1925, e a
Santicchia Cesare, suo cugino, affinchè trasportassero con carri trainati da
bestiame, il classico “biroccio” della campagna marchigiana, i feriti a Monte
Polesco.
Giulio
Spinsanti e Cesare Santicchia si misero a disposizione. Sul primo “biroccio”,
quello di Giulio Spinsanti sono stati caricati 5 feriti, sul secondo, quello
condotto da Cesare Santicchia, 4 feriti. Messisi in cammino, Giulio Spinsanti
voleva prendere una scorciatoia, da lui ben conosciuta che da casa Spinsanti
portava a Monte Polesco. Un ufficiale, intervenuto, insistette affinchè
prendesse la strada conosciuta e che era stata battuta dai soldati italiani,
ritenuta da questo ufficiale più sicura. Prendere un sentiero non precedente
usato significava correre grave pericolo per via delle mine, che i tedeschi
avevano disseminato dappertutto.
Giulio
Spinsanti accetta l’ordine di passare per la strada indicata dall’Ufficiale;
lungo il tragitto, al di qua del Musone, suo cugino, Cesare Santicchia, oltre
ai lamenti degli altri feriti, sente la richiesta costante di uno che chiede di
essere ucciso, per porre fine alle sue sofferenze. In continuazione questo
soldato gli chiede “Ammazzami,ammazzami!!!”
Al guado
del Musone la tragedia.
Il primo biroccio, appena iniziato a guadarlo, urta una mina
controcarro che lo fa saltare in aria: muoiono tutti, Giovanni Spinsanti, e
tutti e cinque i feriti trasportati, le bestie dilaniate. Cesare Santicchia si
ferma; giudica opportuno non proseguire, per paura di saltare su una nuova
mina; quindi ritorna indietro, a cercare aiuto, lasciando sul posto il secondo
biroccio con gli altri quattro feriti.[1]
[1]
Testimonianza raccolta dall’autore in data 25 agosto 2013 da Giovanni Nazzareno
alla presenza di sua moglie, Sig.ra Quecetti Gina, classe, 1935, di suo figlio
Nazzareno Spinsanti con la sua signora, Elisabetta Magagnini, e sua nipote
Elena. Presente inoltre del Sig. Maria Manuali. Si ringrazia, oltre alla
famiglia Spinsanti per la squisità disponibilità l’amico Stefano Papalini, che
ha permesso la realizzazione di questa intervista testimoniale.
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