Ancona Piazzaforte Pontificia
1. La Piazzaforte di Ancona nello Stato Pontificio. La storia. 2. Le opere principali della Piazzaforte. 3. Il nemico è a conoscenza di tutti i dettagli della Piazzaforte 4. I miglioramenti della Piazzaforte del de La Moricière dall’aprile al settembre 1860. 5. I dati tattici della Piazzaforte: il terreno e le comunicazioni,i punti tatti, l’armamento. 6. La Guarnigione, la consistenza teorica e quella effettiva. 7. Le Caserme. 8. Il Vettovagliamento. 9. Il Morale
Massimo Coltrinari
9. Il Morale
Il morale della truppa e in genere della
Guarnigione, risentiva molto di due fattori: la eterogenea composizione
dell’esercito pontificio, che sotto il grande usbergo della cattolicità aveva
uomini provenienti da quasi tutti i paesi d’Europa, principalmente Austria, ovvero
tedeschi, croati, ed anche bosniaci, Francia, Belgio, Irlanda e Spagna, più gli
Italiani. Quest’ultimi attentamente selezionati prima del reclutamento in
quanto dopo le esperienze del 1846-1849, si era stati molto attenti ai loro
precedenti e dal loro comportamento. In secondo fattore era la mancanza di
addestramento per il brevissimo periodo di tempo avuto a disposizione. Non si
può improvvisare un esercito, e nonostante tutta la buona volontà, l’amalgama
tra gli uomini e tra i reparti era molto scarso. Tutto questo influenzava il
morale della truppa, che spesso aveva motivazioni che si fermavano allo spirito
di avventura, all’ingaggio e nulla più, poco presi dai grandi temi politici. Fino a quando si
trattava di combattere contro rivoluzionari, poco organizzati e spesso in
discordia tra loro, tutto era facile: il numero dava sicurezza e forza, e le
facili vittorie esaltavano lo spirito e rinforzava il morale.
Il de Quattrebarbes narra nei suoi Ricordi vari episodi in cui sottolinea
come la concordia e la affabilità regnava tra gli UffIciali. :
“Je
dois dire ici quelques mots d’une réunion de tous les officiers allemands, le
18 aout, jour anniversaire de la naissance de l’empereur d’Autriche. J’y avais
été invité avec le colonel de Gady, et je me trouvais à coté di comte de
Metternich, cousin de l’ancien ministre, qui nous amenait ses deux fils. La
fete fut cordiale et joyeuse ; des toasts chaleureux furent portées au
souverain pontife, au général La Moriciére, à l’union des deux grandes
puissances catholiques, L’Autriche et
Il
generale de La Moricière fin dal primo momento si era raccomandato di eliminare
ogni forma di screzio fra le diverse nazionalità e di comporre ogni conflitto,
sottolineando che questo avrebbe potuto incidere sul morale e sulla disciplina.
De
Quatrebarbes si prodiga per attuare questa disposizione. Scrive:
il 22 di agosto “je
réunissais dans una soirée tous les officiers, sans exception, de la garnison
d’Ancone. Je vs avec bonheur que l’union la plus perfaite ne cesserait pas de
regner parmi nous, et si plus tard j’eurs u istant la crainte de voir éclater
qualques léger dissentiments entre des officiers de nazionalità différente, pou
una question de casernement, qualques bonnes paroles suffirent pour ramener le
calme. Les derniére raccomandations du général étaint, à la lettre, remplies.[2]
Ma da settembre le cose divennero più complicate. Si
trattava di combattere un esercito regolare, che proveniva da esperienze degne
di nota, che si era battuto contro uno degli eserciti più organizzati ed efficienti
del tempo, quello austriaco, e che aveva motivazioni solide ed esaltanti.
Quindi il rischio aumentava, i pericoli diventavano maggiori e vi era la
concreta possibilità di soccombere. A tutto questo si doveva aggiungere il
dubbio della reale portata dell’impegno. La causa per cui ci si sacrificava non
era poi così significativa, visto l’atteggiamento delle potenze cattoliche,
soprattutto della Francia, che l’anno prima aveva duramente combattuto accanto
ai Sardi. L’azione del Comitato rivoluzionario ad Ancona su questo tema era
pressante, e molti uomini di truppa erano continuamente avvicinati da elementi
che portavano varie ragioni e sostegno alla causa italiana e spargevano
notizie, che poi si rilevavano sempre esatte, della inutilità di ogni resistenza.
Molte erano le perplessità che attraversavano le
menti dei soldati della guarnigione di Ancona. A questi elementi di carattere
generale vi incideva sul morale la situazione contingente.
“Scrive il de La Moricière:
“L’affare delle vettovaglie, che si erano trovate mancanti il giorno
dopo la dichiarazione di guerra, aveva turbato le truppe; ed anzi alcuni
disordini erano accaduti nella congiuntura della distribuzione. Tutto questo
era terminato dopo energiche disposizioni prese a tal fine; ma il triste
effetto morale continuava: di più il comitato fazioso molto meglio informato di
noi sopra quanto accadeva di fuori, ogni mattina spargeva di nuovi successi
piemontesi. Un giorno era la presa di orvieto, poco dopo quella di perugia, poi
quella di Spoleto e di Viterbo e d ancora dell’invasione del Patrimonio di San
Pietro. Lo spirito dei soldati era visibilmente addolorato e di corpo degli
Ufficiali partecipavano alla comune afflizione.”[3]
Il punto più basso del livello morale della
Guarnigione fu toccato la sera del 18 settembre. Alla vista di un gruppo
consistente di cavalieri che si avvicinava ad Ancona, e riconosciuto che alla
testa vi era il de La Moriciére, gli uomini sugli spalti e poi tutta la
guarnigione, cedettero che fosse l’avanguardia del grosso che proveniva
dall’Umbria. Si videro scene di esultanza ovunque e si sparse la convinzione
che l’assedio si poteva affrontare con forze adeguate. Appena giunto in città e
il de La Moriciére stesso comunicò la disfatta subita quel girono e che nessun
aiuto sarebbe arrivato, il morale crollò. Sarà lo stesso de La Moriciére a
svolgerete, come vedremo, una energica azione per risollevare il morale,
soprattutto azione diretta verso gli ufficiali, per risollevare il morale, che
in ogni caso fu sempre un problema, come dimostra l’episodio della difesa
dell’avanposto di Altavilla, di cui fu protagonista il cap. de Castellà.
[1]De
Quattrebarbes T., Souvenir
d’Ancone 1860, Paris, 1861, pag. 71.Da notare che le comunicazioni con
Vienna erano veloci ; in poco più di 12-24 ore si aveva risposta alla
notizia o nota inviata. Il Telegrafo ad Ancona funzionò per tutto l’assedio;
pertanto a Vienna si sapeva esattamente la situazione di Ancona momento per
momento.
[2] Ibidem
[3] Relazione de La Moriciére