Osimo e la Questione Agraria. /2
La premessa di uno studio. IL
contadino osimano.
Terminate le celebrazioni per la traslazione della Salma del
Milite Ignoto da Aquileja a Roma, e raccolto introno all’evento il massimo
consenso possibile, il passo successivo nella scena politica nazionale italiana
era concretizzare, in quel fine 1921 i risultati della Vittoria nella Grande
Guerra, ovvero si era creato un clima di aspettative e di fiducia affinchè i
tanti sacrifici fatti, i lutti subiti e sopportati avessero compenso in qualche
cosa di tangibile. Il re nel suo proclama dell’8 novembre 1917, nei giorni più
cupi del ripiegamento dall’Isonzo al Piave, quando tutto sembrava perduto, in
un proclama all’Esercito ed al Popolo Italiano promise senza mezzi termini e a
chiare lettere che, se la vittoria fosse stata conseguita, si sarebbe
affrontata la annosa questione agraria, che dall’Unità per oltre 60 anni era
stata il nodo di contrasto tra le classi dominanti, con gli agrari in testa, e
le classi proletarie, con i contadini in testa.
Un illustre figlio di
Osimo, che nel campo della Agricoltura sarà protagonista di importati stagioni
a cavallo della Seconda guerra Mondiale, Filippo Scarponi, scelse come tesi di
laurea, nell’Anno Accademico 1929 -1930 di affrontare nei suoi dettagli quello
che sarebbe stato il nodo non sciolto degli eventi del 1922: la mezzadria. Il
Titolo della tesi è “
Il Colono Mezzadro ed il Piccolo Proprietario Coltivatore in
un Comune Rurale di una provincia marchigiana.” Inutile dire che il comune
rurale era Osimo e l’oggetto della tesi era l’analisi socio-economica delle due
figure enunciate: il colono mezzadro e
il piccolo proprietario coltivatore. Dalla
lettura della tesi, che sarà il filo conduttore delle nostre note per questo
giornale, emerge uno spaccato della società osimana sia nelle sue componenti
cosiddette “ricche”, cioè il proprietario terriero che vide del capitale
“terra” che di colui che in varie forme presta “il lavoro”, cioè il contadino.
Anticipando quelle che potrebbero essere delle conclusioni, entrambe le
categorie, sia i “ricchi” che “i contadini con questo sistema attraverso i
sistemi adottati, come la mezzadria avevano un rapporto costo/efficacia molto
basso. Cioè a dire i “ricchi” non erano poi così ricchi come si poteva credere,
avendo loro grosse difficoltà; ed i contadini, nonostante l’impiego di tutta la
famiglia, di tutte le braccia disponibili della famiglia, anche dei minorenni, non
riuscivano ad uscire dalla povertà cronica che avevano ereditato dai loro
padri. Difendere questo sistema fu uno degli errori più gravi di allora; basti
vedere gli sviluppi che si ebbero dal 1848/1849 quando fu risolta la questione
agraria quanta ricchezza arrivò per entrambi le parti.
Questo, a latere, presenta Osimo come era negli anni trenta,
uno spaccato della realtà osimana che Filippo Scarponi descrive con precisione
ed oggettività Dato il costume del tempo, però, la presentazione del lavoro non
poteva non avere una certa qual forma retorica.
“Con le più alate
parole, che la fantasia è capace di dettare, con le concezioni sublimi della
loro mente eletta, poeti antichi e moderni, prosatori illustri, giornalisti
emeriti, hanno cantato e cantano le lodi dell’uomo, che alla terra dedica la
sua intelligenza e che su essa sparge le gocce della sua fronte. Hanno cantato
questo lavoratore, immerso nella pace feconda del campo, con il torace
allargato nel respiro ampio, nelle cui braccia nude i muscoli poderosi
risaltano, come se uno scalpello l’avesse cesellati nel marmo; hanno veduto di
esso la parte poetica, la parte sentimentale. Questo hanno fatto i poeti, le
anime elette. Poco però gli studiosi sono entrati nell’intimo della vita di
questi individui, hanno studiato la loro esistenza, hanno veduto le loro
condizioni. SE qualche lavoro si nota in tal senso, prima della guerra rari o
quasi nulli invece, sono quelli che si trovano oggi dopo il fenomeno bellico.
Quindi se ancora nelle deduzioni eventuali noi ci riportassimo a quelle notizie
prebelliche, commetteremmo un errore fondamentale, giacché molteplici fattori,
concomitanti hanno influenzato l’agricoltura italiana, sì da modificarne
sostanzialmente la vita. E’ necessario pertanto conoscere intimamente questa
massa poderosa, per saper dettare ad essa giuste leggi; è necessario studiare
profondamente la vita di questi artefici, molte volte inconsapevoli, del
benessere nazionale. Come raggiungere questo scopo Le monografia di famiglia ci
offrono il mezzo migliore.”
Rileva come la guerra ha cambiato tutti i parametri e nel
1930 il contadino non è più quel dell’anteguerra. Rileva anche il dato
essenziale che il contadino era l’artefice del benessere nazionale, in una
società come quella di allora, sostanzialmente basata sull’agricoltura.
(continua)