Ancona Piazzaforte Pontificia
1. La Piazzaforte di Ancona nello Stato Pontificio. La storia. 2. Le opere principali della Piazzaforte. 3. Il nemico è a conoscenza di tutti i dettagli della Piazzaforte 4. I miglioramenti della Piazzaforte del de La Moricière dall’aprile al settembre 1860. 5. I dati tattici della Piazzaforte: il terreno e le comunicazioni,i punti tatti, l’armamento. 6. La Guarnigione, la consistenza teorica e quella effettiva. 7. Le Caserme. 8. Il Vettovagliamento. 9. Il Morale
Massimo Coltrinari
3. Il nemico
è a conoscenza di tutti i dettagli della Piazzaforte
La difesa della Piazzaforte era svantaggiata dal fatto
che tutte le opere fortificatoria erano a conoscenza, fin nei minimi dettagli,
del nemico, ovvero del Comando Sardo, ovvero non si poteva fare affidamento su
eventuali azioni che lo sorprendessero nel corso delle operazioni. Inoltre,
come vedremo, la conoscenza esatta delle opere della Piazzaforte, permise al
generale Fanti di valutare appieno il risultato della giornata del 18
settembre. Fu in grado di valutare esattamente che
Come si ebbe modo di sottolineare[4], le
sue fortificazioni, nel 1860, non erano tali da far classificare Ancona come
piazzaforte di primo ordine “attesochè
mentre esse non si possono riferire a verun sistema regolare e completo, e sono
in molti luoghi imperfette, difettose e deboli, le maggiori difese della piazza
consistono piuttosto nella configurazione naturale delle località, che nella
robustezza e maestria dei suoi antemurali. La città è sita a ridosso di uno
svolto montuoso della costa, in forma quasi di una semiconca aperta verso
maestrale. Due moli, l’uno (orientale) di solida muratura e armato, l’altro
fatto di grossi macigni sovrapposti alla rinfusa, ne chiudono il porto che è
assai spazioso e sicuro, ed ha un ingresso largo poco meno di
A manca la cinta cittadina si appoggia al
Lazzaretto, ch’è è una specie di grosso ridotto di muratura circondato da un
braccio di mare e comunicante colla terraferma per un ponte di legno. Questo
ridotto è sotto il fuoco del fronte di Porta Pia , della spianata di Capo di
Monte nonché del bastione maestrale della Cittadella. Tre pezzi armavano i
bastioni del Lazzaretto per battere l’ingresso della rada, mentre le altre
batterie del porto ne avevano soli 25 né potevano averne di più; ed erano
questi per calibro e portata di gran lunga inferiori ai nostri.
A destra, l’estremità del molo orientale è
difesa dalla batteria della Lanterna a tre facce e a due piani, l’uno in
barbetta, armato di 3 pezzi, casamattato, l’altro portante 9 pezzi, cioè 3 per
ogni faccia. Questa batteria per la sua posizione troppo avanzata nel mare ed
isolata dalle batterie della costa, non potendo fornire contro i legni
d’attacco, se non se un fuoco divergente, mentre ne viene battuta da un fuoco
concentrato riesce di non gran valore, e assai compromessa.
Più indietro al porto il bastione di S. Agostino
armato di un sol pezzo da 18 e quello di Santa Lucia armato di 3 pezzi dello
stesso calibro, sono ben meschine difese. Verso tramontana alla punta e sul
rialto di Monte Marano havvi una batteria di questo nome protetta da un’altra
scogliera e destinata a battere quegli accessi marittimi collegando per quella
parte le difese marittime colle terrestri.
Dal lato di terra le fortificazioni sono
assai più solide che non le marittime. La cinta è ivi rafforzata in due punti
culminanti alle sue estremità: alla sinistra ( a greco) il cavaliere dei
Cappuccini; alla destra ( a ponente) la cittadella col campo trincerato. In
questo tratto di cinta sono aperte due porte, poco discoste l’una dall’altra,
Le maggiori difese del cavaliere dei
Cappuccini sono rivolte al mare verso levante a proteggere quella costa ,
mentre la sua spala destra batte la falda occidentale di Monte Cardetto e
fiancheggia il bastione di S. Pietro verso piazza degli Orti.
La Cittadella è un grosso ridotto a 4 fronti
irregolari e a 3 bastioni che spalleggiando la destra della cinta, ne unisce le
difese terrestri alle marittime per mezzo del fronte di Porta Pia.
Sull’estremità sinistra a
Ad rafforzar la destra, dinanzi la Cittadella
havvi il campo trincerato, grossa doppia corona di pressoché
Quattro lunette costruite di terra (
nell’ultima occupazione degli Austriaci nel 1849) ed indifese ala gola,
eccettuando però quella di Santo Stefano ( la quale ha le sue scarpe in
muratura ed un piccolo ridotto interno) coronano i punti più elevati della zona
esterna. Sul punto culminante della costiera che diparte dal rialto del campo
trincerato e protendosi verso mezzogiorno, trovasi più d’ogni altra avanzata la
lunetta di Monte Pelago, la quale domina la cinta di Ancona alla distanza,però,
di
Più indietro e meno elevata quella di Monte
Pulito a
La costiera sulla quale sono costruite
queste tre lunette si estende piegandosi lungo il mare sino a fronte
dell’altura di Monte Acuto, dalla quale è divisa da un avvallamento lungo circa
un chilometro.
Un
Sulla
destra a
Queste opere avanzate di tracciati e
costruzioni campali imperfettissime non potevano giovare gran fatto alla difesa
di Ancona specialmente in quelle circostanze in cui, stante le loro distanze e
la debolezza del presidio, non si potevano in forza occupare senza grave
pregiudizio della principale difesa.
Alle fortificazioni della cinta mancava
pressoché dappertutto la strada coperta ed esisteva in stato inservibile . Gli
spalti e tutta la zona esterna erano tuttavia coperti e intricatissimi da
foltissimi giardini e siepi, da vigne, gelsi ed anche da case, che non si prese
il tempo da abbattere.
La piazza era armata da 154 pezzi di
cannone, dei quali 30 verso la marina, gli altri per la cinta dalla parte di
terra, e di questi 14 erano pezzi da campo: numero per vero insufficiente anche
per un semplice armamento, relativamente al circuito difensivo della piazza e
delle opere distaccate. Di queste artiglierie di forma e provenienza quasi
tutte diverse epperciò di malagevole servizio, stante la molteplicità dei
calibri, 18 appena erano da 36, le altre inferiori tutte a questo calibro e
niuna rigata.”[5]
Questa conoscenza delle opere della Piazzaforte di
Ancona dei sardi da anche una fotografia abbastanza completa di quello che
Ancona era nel 1860. Una piazzaforte che, nonostante i miglioramenti effettuati
dagli Austriaci durante la loro decennale occupazione, dal 1849 al 1859,
presentava ancona notevoli deficienze per una difesa che potesse avere una
qualche possibilità di successo.
[1]
Precisamente nel Capo XIX, dedicato alla “Campagna di Guerra nell'Umbria e
nelle Marche” Narrazione Militare “Assedio e Presa di Ancona”. Vds. C***,
[2] La
Storia di Ancona è così riportata
(Estratto dalla Coreografia d’Italia, pubblicata dal Pagnoni) Vds. C***,
[3]
Questa Storia di Ancona è stata tratta dallo Estratto dalla Coreografia
d’Italia, pubblicata dal Pagnoni e riportata dalla Rivista Militare. Vds. C***,
[4] Coltrinari M., Coltrinari
M., L’investimento e la presa di Ancona.
La conclusione della campagna di annessione delle Marche. 20 settembre- 8
ottobre 1860, Roma, Edizioni Nuova Cultuta, 2010. pag. 59 e segg.
[5] C***,