Ancona Piazzaforte Pontificia
1. La Piazzaforte di Ancona nello Stato Pontificio. La storia. 2. Le opere principali della Piazzaforte. 3. Il nemico è a conoscenza di tutti i dettagli della Piazzaforte 4. I miglioramenti della Piazzaforte del de La Moricière dall’aprile al settembre 1860. 5. I dati tattici della Piazzaforte: il terreno e le comunicazioni,i punti tatti, l’armamento. 6. La Guarnigione, la consistenza teorica e quella effettiva. 7. Le Caserme. 8. Il Vettovagliamento. 9. Il Morale
Massimo Coltrinari
5. I dati tattici della
Piazzaforte: il terreno, le comunicazioni, i punti tattici, l’armamento.
Il terreno.
Fondamentale per la struttura della Piazzaforte è la
conformazione del terreno. Il “gomito” o promontorio su cui Ancona è sorta è
dato da un allineamento di rilievi medio bassi costieri, declinanti verso il
mare, aventi direzione da sud-est a
nord-ovest, che terminano nel porto della città; a questi si aggiunge un gruppo
collinoso più a ovest che si individua con le alture di monte Ago e di Posatore
e della Montagnola. Questo gruppo di alture è separato dal sopradetto
allineamento da un largo solco rappresentato dalla piana della Baracola ( o
Baraccola) e dal piano di San Lazzaro ( o Pian San Lazzaro).
Numerose linee di spostamento solcano la zona; più
marcate e precise nelle adiacenze del Monte Conero, a ragione della durezza del
terreno, più corrette e meglio raccordate ad occidente del passo di Varano,
stante la minore compattezza del suolo.
L’allineamento costiero si articola in tre ben
distinte linee di rilievo: la linea di monte Guasco, monte dei Cappuccini,
monte del Garretto e della Via di Santa Margherita; la linea di rilievo su cui
sorge la Cittadella, di monte Pulito, di monte Pelago, di Pie della Croce, di
Altavilla, di monte Venanzio, di monte Carlin e dei monti dei Corvi; infine la
terza linea di rilievo, quella della dorsale delle Grazie e di monte Baldino.
Il gruppo collinoso di Monte Ago, del Posatore ( o
di Posatora) del Montagnolo è circoscritto dalla piana, o al tempo del 1860,
della depressione della Baraccola e del piano di San Lazzaro, ad oriente e
l’ampia insenatura di Valle Lunga ad occidente; esso non ha caratteristiche sue
proprie ma pocci larghi modellati dall’erosione delle acque, accordi facili tra
i poggi e discreto dominio di quei rilievi che degradano verso il mare.
Il terreno, dal punto di vista tattico consiste in
fasci di rilievi che s’abbassano sulla città lungo il margine costiero a
capisaldi intermedi e ad avvallamenti tra i capisaldi stessi e tra le linee di
rilievo; i fasci, a loro volta, si addossano ad ovest ad un gruppo collinoso
piuttosto complesso che li fiancheggia di modo che vi sono di continuo appigli
ed appoggi.
Le comunicazioni
Nel
1860 le comunicazioni che collegavano Ancona al suo territorio consistevano
nelle seguenti strade:
-
“Litoranea” o delle Romagne, che collegava Ancona a Senigallia, Pesaro,
Rimini, che seguiva il litorale, attraversava il Borgo Pio, ed entrava nella
città per la via di Porta Pia. Il suo stato di conservazione ed uso era
eccellente.
-
“di Loreto”, ovvero la strada postale per Roma; da Loreto per Camerano
superava lo spartiacque nei pressi di mote Ago e discendeva nella valletta tra
Ancona e Montagnolo al piano di San Lazzaro
-
“di Macerata”. Anche questa portava a Roma via Colfiorito. Da macerata
per Osimo, Quadrivio di San Biagio, superava lo spartiacque al Pidocchio e,
discesa al piano di San Lazzaro, si riuniva alla strada di Loreto, immettendosi
poi nel Borgo Pio.
Entrambe le due ultime
strade erano mantenute in buono stato di manutenzione, avevano un buon
tracciato, ma in alcuni tratti toccavano pendenze notevoli
Le strade secondarie erano rappresentare dalla
litoranea del Conero che da Numana, per Massignano, monte Venanzio giungeva a
Pietra della Croce, qui si divideva in due rami pressoché paralleli che
mettevano ad Ancona una alla porta Calamo, l’Altra per la piana degli orti (
oggi viale della Vittoria) alla porta Farina. Altra strada secondaria era
quella Gallignano, Montagnolo Ancona, che però era in mediocre stato d’uso.
Questo sistema di strade era collegato con strade secondarie, mal tenute e spesso tracciate in maniera speditivi.
I punti
tattici
I punti tattici della Piazzaforte di Ancona nel 1860
di appoggiavano sulle opere della Piazzaforte, già descritte. La difesa era
imperniata su un perimetro complessivo della cinta bastionata, per uno sviluppo
complessivo di oltre
Dal lato terra la piazzaforte di Ancona aveva una cinta
che era rafforzata da due estremi: all’estrema sinistra ( ad est) del forte dei
Capuccini, a destra (ovest) dalla Cittadella e dal Campo Trincerato. Lungo
questa cinta si aprivano, come punti deboli della difesa, due porte, in vero
ravvicinate l’una all’altra: Porta Farina, fiancheggiata dalla faccia destra
del bastione di San Pietro a nord, e Porta Calamo a sud, questa protetta dalla
batteria degli Zoccolanti.
Le maggiori bocche da fuoco del Forte dei Cappuccini
erano rivolte verso il mare, verso levante, per dare protezione alla fascia costiera;
la spalla destra dei Cappuccini batteva la falda occidentale di monte Cardetto
e fiancheggiava il bastione di San Pietro, verso la valle degli Orti, oggi
Viale della Vittoria.
Il ridotto della piazzaforte di Ancona, posizione di
resistenza, era rappresentato dalla Cittadella: questa consisteva in quattro
fronti irregolari, bastionate e, spalleggiando la destra della cinta, collegava
le difese terrestri a quelle della difesa marittima mediante il tratto di
fronte di Porta Pia, a ridosso di Borgo Pio, oggi il quartiere degli Archi.
Ognuno di questi fronti era in grado di erogare fuoco di fucilerie sostenuto da
bocche da fuoco di medio calibro.
Un ulteriore rafforzamento della difesa a terra era
rappresentato dalla integrazione a sistema delle opere di Monte Cardetto:
queste si trovavano a oltre
L’azione
delle opere di Monte Cardetto era
diretta verso la piana degli Orti e
sulle alture di Santo Stefano e di Monte Pulito; inoltre il suo mezzo bastione
di sinistra poteva fiancheggiare la scogliera, mentre quello di destra,
mediante una strada coperta, faceva sistema difensivo con la cinta della piazza
sotto il cavaliere del Forte dei Cappuccini.
La Cittadella era rafforzata nella sua azione dal
cosiddetto Campo Trincerato, che era una grossa opera a corno , in terra,
composta da tre fronti di buona muratura.
Adattandosi al terreno, il Campo Trincerato avanzava verso l’aperta
campagna con saliente assai acuto. Da
occidente fiancheggiava le difese della cinta incrociando i suoi tiri con
quelli del Cardetto; batteva frontalmente l’altura di monte Marino e tutta la
piana, compresa la strada, della Baracola; s’appoggiava a destra alla strada
coperta della cortina ovest della Cittadella, in modo da essere in grado di
battere con tiri precisi ed efficaci le pendici di Monte Scrima, la
carreggiabile di Osimo e il Borgo Pio, davanti a Porta Pia.
Nella seconda linea di difesa, o difesa esterna,
erano comprese le opere e le lunette che davano difesa tattica agli appigli del
terreno. Le lunette, come visto, erano quattro, tre delle quali erano interra
ed indifese alla gola:
Le Lunette di monte Pulito, monte Pelago e di Santo Stefano
guardavano i punti tattici più salienti della difesa esterna: monte Pelago, la
più avanzata, intermedia e meno dominante di quella di Monte Pulito; la più
arretrata di tutti era quella di Santo Stefano. Questa linea di difesa veniva
completata dal posto di osservazione di Altavilla ( oggi Forte Altavilla) che
nel 1860 era dotato solo di una trincea campale atta solo per avamposti .
La difesa a mare era consistente anche se non in
grado di fronteggiare azioni di una Marina dotata della tecnologia di ultima
generazione.
. L’estrema sinistra si appoggiava alla Mole
Vanvitelliana, il Lazzaretto, che può essere considerato un grosso ridotto in
muratura ai fini della difesa, circodato dal mare e collegato alla terraferma da
un ponte di legno. Era armato da tre pezzi, atti a battere l’ingresso della
rada. A sua volta era coperto o battuto dal fronte di Porta Pia, dalla spianata
di Capo di Monte nonché dal bastione maestrale della Cittadella.
Sulla destra del fronte a mare vi era la Lanterna,
con postazioni per batteria a tre facce e due piani l’uno in barbetta armato da
quattro pezzi, l’altro in casamatta con 8 pezzi. Il molo nord del fronte a
mare, era ben guardato; più arretrata rispetto alla Lanterna vi era la batteria
della Sanità, armata da tre pezzi: fiancheggiava le difese interne del molo ed
il rovescio della batteria della Lanterna sull’ingresso del porto. Tutti questi
punti di difesa erano in grado di fronteggiare eventuali sbarchi di squadre e
unità più consistenti, anche in grado di operare un tiro mirato contro le navi,
in molti casi velleitario.
Il porto era chiuso da una grossa catena, tesa fra i
due capi del molo nord e del molo sud: questa catena era difesa da due pontoni
convertiti in batterie galleggianti e a quattro paranze ancorate ed armate con
un pezzo ciascuno. Il tiro di queste sorgenti di fuoco era limitato; avevano il
compito di dissuasione e di difendere la ostruzione, non in grado di azioni
offensive di tiro a largo raggio, anche per la carenza di munizionamento.
All’interno del porto si avevano il Baluardo di
Sant’Agostino, che era armato di un pezzo da
L’Armamento
In una ricognizione effettuata a meta del giugno
1860, dal comandante dell’artiglieria della Piazza, col. Lopez, si definì lo
stato dell’armamento; risultarono circa
27 bocche da fuoco in cattivo stato e non atte all’impiego. Lo stato
dell’armamento risulta come alla tabella I.
Dalla tabella risulta quindi che la Piazzaforte era dotata
di 129 bocche da fuoco così ripartite
. 19 cannoni da 54[1],
. 25 cannoni da 36,
. 11 cannoni da 27,
. 4 cannoni da 24,
. 31 cannoni da 18,
. 3 cannoni da 9,
. 10 cannoni da 6,
. 1 cannone da 4,
. 2 obici da 90,
. 5 coronate da 12,
. 10 obici corti da cent. 15,
. 3 mortai da
. 3 mortai da 300,
. 2 mortai da
A queste bocche da fuoco occorre aggiungere le 6 bocche da
fuoco della 9 batteria del cap. Mayer, cioè 4 cannoni da 9 e 2 obici allungati
da
Non sono comprese anche le artiglierie della Brigata de
Courthen, ed i cannoni da
Tabella I: Stato dell’armamento della Piazzaforte di Ancona al giugno 1860
Cittadella |
|
|
Maschio, |
1
cannone da 54, 2 mortai da |
3 |
Bastione del Giardino |
1 cannone da 54, 3 da 36, 1 da 6; |
5 |
Bastione Barberini |
1 cannone da
36, 1 da 4, 1 mortaio da |
3 |
Bastione della Guardia |
1 cannone da18, 2 da 9 |
3 |
Sotto il cavaliere |
1 obice corto da 150mm |
1 |
Bastione Gregoriano |
3 cannoni da 36 |
3 |
Cavaliere |
2 cannoni da 36 |
2 |
Casematte |
3 coronate da 12 |
3 |
|
Totale bocche da fuoco alla Cittadella |
25 |
Bastione n.6 |
2 cannoni da 36, 3 cannoni da 6 |
5 |
Campo Trincerato |
|
|
Bastione n. 7 |
1 cannone da 35, 2 cannoni da
27, 1 cannone da 6 |
4 |
Cortina fra i Bastioni 6 e 7 |
2 mortai da |
2 |
Bastione n. 8 |
2 cannoni da 54, 4 obici da |
6 |
Cortina fra i Bastioni 8 e 9 |
2 mortai da 320mm |
2 |
Bastione n.9 |
1 cannone da 54, 1 cannone da 37, 3 cannoni da 18, 3 cannoni da 6 |
8 |
Cavaliere di mezzo |
2 cannoni da 54 |
2 |
Cavaliere della polveriera |
1 cannone da 27 |
1 |
|
Totale bocche da fuoco al Campo
Trincerato |
32 |
Fianco verso gli Zoccolanti |
1 cannone da 18 |
1 |
Lunetta Santo Stefano |
1 cannone da 27, 3 da 18, 1 mortaio da 300mm |
5 |
Bastione di destra |
3 cannoni da 36, 1 da 18, |
4 |
Bastione di Sinistra |
3 cannoni da 36, 1 da 18 |
4 |
Mezzaluna |
2 cannoni da 18, 2 obici da |
4 |
|
|
|
Forte dei Cappuccini |
1 cannone da 56, 2 da 36, 4 da 24, 1 da 18, 2 da 6 |
10 |
Monte Marano |
5 cannoni da 54 |
5 |
Batteria Sanità |
3 cannoni da 18 |
3 |
Batteria del Molo |
2 cannoni da 32, 2 da 24 |
4 |
Lanterna Batteria Superiore |
4 cannoni da 54, 2 da 18 |
6 |
Lanterna Batteria in
Casamatta |
1 cannone da 36, 2 da 27, 1 da 15 |
4 |
|
|
|
Bastione Sant’Agostino |
2 cannoni da 18 |
2 |
Porta Pia Batteria bassa |
1 cannone da 54, 2 da 18 |
3 |
Porta Pia Batteria superiore |
2 cannoni da 18, 2 da 6 |
4 |
Ripa Batteria inferiore |
2 obici da 90 |
2 |
Ripa Batteria superiore |
1 cannone da 18 |
1 |
Lazzaretto Batteria
inferiore |
2 cannoni da 38, |
2 |
Lazzaretto Batteria
superiore |
1 cannone da 18 |
1 |
Cannoni su pontoni e Paranze |
2 cannoni da 27, 4 da 18 |
6 |
Riserva alla Corte di San
Domenico |
1 cannone da 9 |
1 |
Difesa a Mare |
Totale bocche da fuoco difesa a mare |
54 |
|
Totale delle artiglierie della Piazzaforte |
129 |
Nota: nella tabella non sono
comprese le 6 bicche da fuoco della 9° batteria del cap. Mayer, ne le bocche da
fuoco delle battere da campo della Brigata de Courten, ne i cannoni da 36 con
le relative 4000 palle che arrivarono ad Ancona il 16 settembre.
Il munizionamento lasciava a desiderare per il fatto che
troppe erano la varietà delle bocche da fuco per avere una sufficiente riserva
di munizioni per ciascuna bocca da fuoco. De La Moricière aveva ad agosto
incaricato il tenente colonnello Blumesthil di sovrintendere a tutti i problemi
relativi all’armamento della piazza. L’attività di Blumesthil fu notevole[2].
Dopo aver ispezionato ogni pezzò, dispose lavori per la messa in funzione di
affusti che presentavano deficienze. Stabilì che ogni pezzo doveva avere una
riserva stabile di 400 colpi per ogni pezzo. Dispose che il munizionamento di
pezzi inutilizzabili fosse di nuovo fuso o utilizzato per altro munizionamento.
Furono dati disposizioni anche per il munizionamento della fanteria. Al termine
di questi fervidi lavori il munizionamento era tale che si poteva sostenere un
assedio per un periodo sufficiente alle esigenze del piano strategico adottato
dal Comandante in Capo.
Il de La Moricère così sottolinea lo stato dell’armamento
della piazza: “
“Di fronte alla campagna avevamo sopra i muri 110 pezzi
di assedio e 14 pezzi leggieri. Ce ne mancavano ancora venti per completare
quello che si chiama un armamento di sicurezza. Eravam dunque ben lungi da quel
numero che era necessario per sostenere un assedio al medesimo tempo di mare e
di terra. Le provvigioni di polveri e di palle erano sufficienti, ma le bocche
da fuoco erano di origine diversissime: tutte l’artiglierie d’Europa vi avevano
il loro saggio, il che produce una molticiplità di calibri che rendeva
difficilissima
[1] I cannoni vengono indicati
con il calibro romano.
[2]
Blumesthil lasciò ancona il 20 agosto per recarsi a Spoleto a rapporto dal
Comandante in Capo; qui ispezionò tutta l’artiglieria della I e della II
Brigata; l’ultimatum lo soprese a Spoleto e segui le colonne in marcia verso
Ancona. Prese parte allo scontro di Castelfidardo e fu fatto prigioniero; non
potè essere ad Ancona durante la difesa.
[3] Relazione de La Moricière.
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