Notizie,documenti, contributi,riguardanti la Storia di Ancona e delle Marche.Inoltre contributi e note alla Storia Militare delle Marche sotto l'egida del Comitato Scientifico del Club Ufficiali Marchigiani. E' spazio esterno del CESVAM - Istituto del Nastro Azzurro per la collaborazione il CUM. (Info: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
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martedì 31 dicembre 2019
venerdì 20 dicembre 2019
1944. La guerra in casa. 3
Come per il passato, l’obiettivo
principale di ogni conflitto recente nelle Marche è la conquista, o la difesa,
di Ancona, porto naturale, unico nel medio Adriatico e piazzaforte di notevole
valore strategico. Ancona era stata oggetto di una offensiva aerea, con
bombardamenti sistematici, a partire dal 16 ottobre 1943, un mese dopo l’armistizio,
e dopo che gli alleati avevano preso possesso ed utilizzati gli aeroporti
dell’area di Foggia. Ancona aveva subito 183 bombardamenti, alcuni anche
navali, che avevano provocato 1182 persone e che avevano distrutto il 67 %
delle abitazioni e costruzioni della città. Oltre 58.000 persone, due terzi
della popolazione era sfollata nei paesi vicini e nelle campagna. Gli obiettivi
principali erano le installazioni portuali, la stazione ferroviaria e le
installazioni militari. La difesa aerea sia passiva che attiva, praticamente
inesistente. La piazzaforte, da un punto di vista militare, era stata quasi
annientata. Ora si trattava di conquistarla e prenderne possesso.
Osimo, e tutti i paesi vicini,
temevano di subire, anche in parte, i bombardamenti che Ancona aveva subito;
ancora questo non era successo, in quanto non rappresentava, al momento, alcun
obiettivo militare.
Il 18 giugno il Corpo Italiano di
Liberazione, mentre il Corpo Polacco avanzava lungo la costa, liberava Ascoli
Piceno; il 22 e 23 giugno i tedeschi
sferrano un fronte contrattacco, sempre al fine di guadagnare tempo dando
queste battute di arresto all’avanzata alleata, che poi tra il 28 ed il 29
giugno ripiegarono sul Chienti. Il 30 giugno le truppe polacche entrarono a
Potenza Picena e Civitanova Marche, mentre gli Italiani entravano a Macerata.
Superata la linea del Chienti, la nuova linea era costituita dal fiume Musone,
che fu presto investita. Iniziava quella
che in generale si può definire la battaglia per la conquista di Ancona,
divisa in due fasi, la prima, detta battaglia di Loreto, 1-6 luglio 1944, o
prima battaglia di Ancona, e la seconda, 17-18 luglio 1944, detta seconda
battaglia di Ancona.
1 Luglio 1944, Sabato Azione su
Loreto, Recanati e Montefano.
Anche se non a diretta
conoscenza degli avvenimenti, Francesca Bonci , come quasi tutti gli abitanti di
Osimo e della Vallata del Musone capiscono che il fronte non solo si sta
avvicinando, ma che sta iniziando una battaglia i cui esiti non sono certi, ma
che sicuramente porterà ulteriori pericoli.
Nel Diario si legge:
1 luglio 1944. Abbiamo
dormito fuori casa. Lo zio e la zia sono andati dalla sig. Gisella, Lina e
Gianna in casa di Iolanda, ora occupata dai sigg. D’Erasmo, sfollati di Ancona
(ma una stanza è a noi riservata) e Lucidio è rimasto a casa a far da guardia.
La nottata è stata movimentatissima. Continuo passaggio di truppa e continui
scoppi. A mezzogiorno siamo rifugiati in casa nostra perché i tedeschi avevano
allacciato con le micce tutte le mine della famosa strada. Lo zio è ritornato
in ufficio ed ha mangiato dal fattore Quattrini. La zia è andata dalle sorelle
e noi quattro a spasso per piazza in attesa..dello scoppio!
Fa caldo, c’è fame e sete e
stasera e tutti siamo nervosissimi. Da voci quasi sicure sembra che lo scoppio
avverrà stasera ed intanto noi non facciamo altro che rientrare in casa,
affacciarsi al balcone che da proprio sulla strada, vedere cosa fanno quei
soldati attorno a quei ordigni infernali per poi rifuggire al primo rumore che
si sente. Si vedono gruppi di tedeschi per le vie in bicicletta e su carri di
civili. Dà l’esatta impressione che fuggano.
Ore 18.00 Io come tutti gli
altri, capisco poco di guerra e di battaglia, ma purtroppo vediamo che nella
vallata sotto Recanati dal nostro versante è una continua sparatoria di cannone
e con il cannocchiale vediamo dei carri armati che, cercano di avvicinarsi.
Cosa succederà? Ad ogni colpo di cannone la casa trema!!! E noi siamo sempre
pronti per partire.
Ad Osimo arrivano in giornata le prime
cannonate alleate provenienti da Montefano. Un comando tattico tedesco viene
posto a San Sabino, mentre elementi tedeschi sono appostati lungo via Fonte
Magna, mentre batterie da campagna sono
al ponte di San Valentino, a Santo Stefano e a San Biagio. Intorno alle
11 uno scoppio violentissimo in piazza
Le operazioni procedono e inizia ad essere investita Loreto, poi Recanati
e poi Montefano
(Pag. 5 Azione su Loreto)
Nel loro movimento retrogrado i
Tedeschi nella notte sul 1 luglio 1944 lasciarono le posizioni sul fiume
Potenza ed iniziarono un movimento all’indietro che comportò la cessione di
circa 30 km
di terreno, Il ripiegamento aveva come obiettivo il raggiungimento ed il
rafforzamento delle posizioni della line definita Albert, che faceva riferimento
al fiume Musone. La posizione dominante di questa linea, per conformità
orografica, era Osimo, che aveva come antemurale Castelfidardo e il costone su
cui si estende la Selva
di Castelfidardo. Chi si assunse l’onere della difesa di questa linea fu la 278
divisione, al comando del gen. Hoppe, che poteva contare su sette battaglioni di cui
sei in linea ed uno di riserva.
A livello reggimentale le posizioni
erano occupate, sinistra con il 993° reggimento, al comando del colonnello Paul
Broecker, con il I battaglione a destra ed il II battaglione a sinistra nel
settore Castelfidardo-Numana (mare), al centro il 992° reggimento, sotto il
comando interinale del maggiore Werner Krueger, con il II battaglione a destra,
ed il I battaglione a sinistra, nel settore Osimo- Osimo sud, a destra 994° reggimento, sotto il comando interinale
del maggiore Rudolf Godorr, con il I battaglione a destra ed il II battaglione
a sinistra nel settore San Biagio-Filottrano, che teneva i collegamenti con la
71a divisione.
Il sostegno dell’artiglieria era assicurato dal
278° reggimento artiglieria, al comando del maggiore von Lonski, in appoggio al
994° reggimento con il suo II gruppo artiglieria ed al 992° reggimento col suo
I gruppo e dal 305° reggimento artiglieria, al comando del colonnello Kurt, che
con il suo I gruppo dava sostegno al 993° reggimento e con il IV gruppo
effettuava la copertura di fuco al centro e sul settore sinistro dello
schieramento. I gruppi III e IV del 278° reggimento artiglieria erano ancora
assegnati alla 71a divisione, ma avevano il loro raggio di azione nel settore
del 994° reggimento. Il CCLXXVIII (278) gruppo controcarri della 278° divisione
, al comando del capitano Kurt Knorn, era stato schierato in due aliquote, alle due estremità del settore
di competenza della divisione. L’apporto del Genio consisteva nell’impiego
del CCLXXVIII (278) battaglione
guastatori nel settore fra il Musone e l’Esino con compiti generali di creare
sbarramenti ed abbattute e per creare false installazioni militari.
In riserva, attestato ad Offagna,
il CCLXXVIII battaglione, con il comando
divisione a Montemarciano..
La guarnigione tedesca di Ancona, al
comando di un ufficiale di Marina, disponeva di numerose batterie di marina per
la difesa del porto, del CMIII (903) battaglione da fortezza, composto da
elementi della Territoriale per lo più anziani, e del DCLXXVI (676) battaglione
di sicurezza, che però non era dotato di armi pesanti e quindi praticamente non
impiegabile sulla linea di combattimento.
Il 924° Reggimento da fortezza, al
comando del colonnello Seydlitz, presidiava il litorale tra Ancona e
Montemarciano, con il rinforzo del CCLXXVIII (278) battaglione complementi
divisionale e del III battaglione del
755° Reggimento della 163° Divisione Turcomanna.
Il punto centrale di difesa, su cui
erano schierate queste forze, era Osimo, che per la sua posizione dominava
tutte le altre alture circostanti.
Secondo le aspettative del Comando
tedesco, si prevedeva che i Polacchi avrebbero attaccato avendo come obiettivo
finale Osimo, e si facevano due ipotesi:
l’attacco si sarebbe sviluppato o a sud est oppure a sud ovest di Osimo, per
poter investirla sui fianchi. Se l’attacco si fosse sviluppato da Filottrano
puntando, con la conquista di Osimo, su Jesi-Chiaravalle, significava che lo
scopo ultimo della manovra era l’annientamento della 278a Divisione; Se invece
avrebbe attaccato sull’altro versante, allora significava che l’obiettivo ultimo
era la conquista del porto di Ancona, essenziale per i rifornimenti alleati.
Solo l’attenta osservazione dello svolgersi degli avvenimenti poteva dare una
risposta a questi interrogativi.
Il Generale Hoppe, nelle sue memorie,
scrive che la Divisione al suo comando presto ebbe percezione di aver sbagliato
i propri calcoli. Il rapido balzo all’indietro, messo in atto per guadagnare
tempo, sull’ordine di qualche giorno, non produsse gli effetti sperati. Il
Comando Polacco non si perse in preparativi ed aveva dato ordine di tallonare i
tedeschi da vicino. Questo movimento in avanti fu sostenuto dall’impiego della
aviazione tattica, che sopperì al mancato intervento della artiglieria pesante
campale rimasta dietro
martedì 10 dicembre 2019
sabato 30 novembre 2019
mercoledì 20 novembre 2019
domenica 10 novembre 2019
1944 La Guerra in casa. 2
18 giugno 1944. Abbiamo deciso con Lina di scrivere memorie riguardanti la situazione politica che stiamo attraversando, mettendo su questi fogli i fatti salienti che accadono e che accadranno, perché per quanto finora tutto sembra calmo nella nostra cittadina, pure lo stato d’animo di noi Osimani non è naturale. Troppe chiacchiere circolano…. E quindi ci promettiamo di segnare ogni cosa che accadrà.
20 giugno 1944. Questa notte, sono fuggiti alla chetichella, con la loro famiglia, i maggiori esponenti del fascio repubblicano. Infatti l’aria politica si è molto offuscata in questi ultimi giorni! Le truppe alleate combattono nell’Ascolano e questi nostri…coraggiosi concittadini per amor patrio…scappano!! Famiglia, M…..Alberto con la famiglia, le signorine Sgardi con la mamma, il famigerato Vincenzo (nel diario viene indicato il nome. Ma l’autrice ha espressamente chiesto che non venisse indicato n.d.a) con moglie, figlio e tre sorelle, I….con la moglie ed altri a cui sfugge il nome.
Intanto noi Osimani siano “come color che son sospesi”.
E’ un mese e più che si parla e si dice che gli Alleati sono arrivati qui vicino, che fra pochi giorni, anzi fra poche ore per gli ottimisti, occuperanno Ancona con uno sbarco, e noi come cittadina a sud di quest’ultima città, con Loreto, Castelfidardo, Recanati e dintorni, saremo occupati senza il passaggio della truppa. Certo si prevede che la conquista di Ancona non sia tanto facile, perché molte forze tedesche occupano quella zona sino a Jesi e sicuramente gli Alleati troveranno resistenza. Auguriamoci e preghiamo Dio che dalle nostre parti non passi il furore del combattimento.
21giugno1944. Stamane per iniziativa dei Patrioti[3], che hanno preso sin da ieri il comando, si è iniziata la distribuzione del grano depositato nei magazzini del consorzio. Il prelevamento è di kg130 per ogni componente di famiglia Osimana, ed anche gli sfollati hanno avuto diritto a questa giusta cosa. Sembra ce questo grano sia dato gratuitamente, ed è da immaginarsi con quale festa e giubilo venga prelevato da ogni persona, compensando così la fatica di portarlo a casa, dato che fuor dei carrettini a mano, non esiste altro mezzo di trasporto.
Oggi pomeriggio, diversi tedeschi sono venuti per portarsi via i cavalli. Avevano la distinta dei nomi di chi possedevano tali animali ed il loro agire è stato assai brusco! Ne sappiamo qualche cosa essendo Lina ed io presenti a tale fatto nell’amministrazione Briganti Bellini. Sembra che abbiano portato via delle automobili trovate nascoste, e pure hanno fatto razzia di biciclette che transitavano. Sempre nel pomeriggio si è sparsa la voce che a Castelfidardo si siano accampati nella selva 3000 tedeschi. “Siamo in buone mani!”
22 giugno 1944. Questa mattina i tedeschi hanno intano e dato fuoco il molino dei cereali di Bianchi su al Duomo. Lo spavento della popolazione è stato grande, specie per quei abitanti vicini. Dopo lo scoppio delle mine, il fuoco è stato subito domato, tanto da non arrecare danni al caseggiato, ma il macchinario del molino è inservibile. Dello stesso Bianchi , ieri è andato distrutto, sempre per mano dei tedeschi, altro molino alla Stazione d’Osimo. Di questo nulla si è potuto recuperare!
Altre mine sono state messe al Panificio di San Marco. I danno qui sono lievi. Tutta la popolazione è demoralizzata! Si dice che anche le filande faranno la stessa fine.[4]
23 giugno 1944. Ieri sera a Padiglione sono stati uccisi dai tedeschi, due giovani Patrioti che avevano tentato d disarmare degli assassini! I giovani sono: uno di Osimo tale Pallotta Augusto e l’altro di Ancona tale Spinosi Alberto. Ciò ha provocato sdegno e preoccupazione in tutta la popolazione specie per il primo molto conosciuto ed apprezzato. Questa mattina la filanda di cardinali al Borgo San Giacomo ha subito la stessa sorte dei molini. Quasi tutto il macchinario è andato distrutto, ma i muri esterni del caseggiato sono rimasti intatti. Mitragliatrici sono state piazzate ai lati della strada affinchè la popolazione non transitasse e tanto meno si fosse opposta! L’agitazione è in tutti!
Farmacie, negozi di generi alimentari, barbiere, caffè, sono chiusi. Pochissima gente è per a strada. Si vedono gruppetti di persone che noi conosciamo per Patrioti, sparsi qua e là che parlano sottovoce e si dileguano al comparire dei tedeschi!
Personalità di Osimo come Preside La Vaccara, dott. Boccanera, sig. Micheli hanno buscato.. a suon di schiaffi. Da stamane non abbiamo il latte. Pazienza! Intanto si vocifera che gli Alleati combattono nei pressi di Macerata. E’ vero che a Castelfidardo ci sono tanti tedeschi. C’è il comando della 271° Divisone. Don Iginio Ciavattini, che per il momento rappresenta la maggiore autorità del Paese, si è recato a piedi a Castelfidardo per parlare con il Generale e pregarlo affinchè Osimo non subisca danni rilevanti di sabotaggio, ma il Generale si è fatto negare. Non sarebbe un tedescaccio!!!!
Stamane sono stati arrestati dai Giovani patrioti, diversi esponenti del vecchi e nuovo fascio. Di nostra conoscenza c’è il dott. Davanti, ing. Chiaraluce, Capitoli, Cialabrini, Pagana, Marcucci Domenico, La Vaccara, notaio Egidi, Fratelli Zoppi della Stazione, Lemmo ed altri.
Ore 18. Si dice che fra poche ore giungeranno i soldati delle SS. Non basta! Stanno scoppiano le mine nella strada a Gambò, proprio sotto casa nostra. I tedeschi fanno saltare questa strada e intanto preparano le buche per mettere l’esplosivo da far scoppiare quando sarà ora. N. 11 forti colpi hanno preparato le biche. Ad ogni colpo la nostra casa trema. Siamo tutti con la testa per aria, specie lo zio che non vuol ritornare a casa.
24 giugno 1944. La giornata è stata abbastanza calma. I negozi sono tutt’ora chiusi. Pochissima gente per le vie. Sono passati alcuni cacciabombardieri. Un po’ di panico perché la contraerea di Candia voleva colpirli. Ringraziando Iddio nulla è accaduto. Questa mattina per avere mezzo chilo di carne, ho fatto la fila per due ore e un quarto giù ai macelli!
25 giugno 1944. Si vocifera che i tedeschi andranno nelle case a prendere le radio. Non sarebbe il loro primo atto vandalico! Intanto noi, la nostra l’abbiamo nascosta in un posto sicuro, e a portata di mano per quanto dobbiamo sentire i bollettini.
Ore 19 circa. Sono passati 12 caccia bombardieri i quali facendo acrobazie proprio sopra Osimo, ci hanno fatto passare una decina di minuti di spavento. Eravamo con lo zio in Piazza e ci siamo rifugiati nella Chiesa del sacramento
26 giugno 1944. Spavento e panico al principio della mattina. I tedeschi sono andati in diverse case a perquisire dubitanti di armi nascoste. Anche da noi hanno bussato, ma non abbiamo aperto. Non hanno insistito e per questa volta è andata bene, ma il nervosismo regna in tutti, specialmente a casa nostra. I nervi e il tono di voce, specie il mio, supera tutti gli altri!
Oggi pomeriggio abbiamo avuto un’altra notizia sensazionale. I tedeschi hanno ucciso a colpi di rivoltella il mugnaio Polverini Carlo, il quale negando la presenza di Patrioti in casa sua ( in verità non c’erano, ma di quest’ultimi era stata lasciata momentaneamente un’automobile poco distante dal recinto di proprietà dello stesso Polverini nel frattempo che loro perlustravano i dintorni) così per un dubbio mal fondato, hanno tolto la vita ad un padre di cinque figli, in presenza del più grande che ha dovuto assistere al delitto senza poter difendere il proprio genitore!
Avendo poi i medesimi trovato nei pressi delle cosi dette casette di Rinaldo dei documenti di un ufficiale disperso, hanno punito quei poveri casettari, bruciando tutte le 10 case in presenza dei proprietari i quali anno dovuto assistere allo spettacolo senza poter ricuperare alcun effetto personale. Questa povera gente è stata messa in fila sulla strada, con davanti diverse mitragliatrici pronte per l’azione al primo movimento di difesa! Quante lacrime, quanto sudore calpestato dalla barbaria tedesca!
Altro fatto fac-simile è avvenuto giorni or sono a Campocavallo. I tedeschi perlustrando i dintorni, avevano visto una figura umana che cercava di nascondersi fra il grano. Credendo che fosse un Patriota, hanno incominciato a sparare. Constatato di non averlo colpito, hanno obbligato tutti i componenti di diverse case di contadini di quella zona a raggrupparsi in un campo e a dichiarare chi era quel tale che fuggiva. Questo gruppo di circa 100 persone dovette stare per sei sette ore sotto la sferza del sole con la visuale della forca pronta, fino al momento in cui i tedeschi dopo svariate inchieste, vennero a sapere e constatare che il fuggitivo era in giovinetto, che alla vista dei tedeschi armati, preso dalla paura si era nascosto fra il grano. Tra quella gente c’era la famiglia del padre del nostro contadino Aurelio Quattrini.
27 giugno 1944. Dalle prime ore del mattino si è sentito il rombo del cannone in direzione di Macerata. Oggi la giornata è stata movimentatissima. I tedeschi hanno minato stamane San Bugheto la nostra centrale dell’acqua e della luce. I danni sono enormi! Verso le 10 è giunta un’altra volta la SS mettendo un vero panico! Il fuggi fuggi è stato generale. Tutti ci siamo rinchiusi nelle nostre case. Alle ore 11 se ne sono andati. Alle ore 13.20 sono ritornati. Noi li abbiamo visti dal balcone che guarda Gambò. Erano tutti armati di fucili mitragliatori. Noi naturalmente siamo sempre sottosopra! Intanto il rombo del cannone continua, e così lo scoppio delle mine per allargare le buche sulla strada. Queste poi sono state riempite di dinamite. Salteremo in aria!? Passano glia aeroplani con tutto questo movimento ci sembra di stare in un letto di…rose!!
Da questa sera siamo privi oltre che dell’acqua, anche della luce, e chissà quanto tempo dovremo stare in queste condizioni. Noi ci siamo provvisti di acqua per qualche giorno, poi Dio provvederà! Data la mancanza di corrente, siamo senza radio, ma da voci che circolano pare che gli Alleati combattono nei pressi di Macerata.
28 giugno 1944 Il rombo del cannone ha cessato. La giornata è incominciata calma e si sperava che continuasse sino a questa sera. Se non che…
Ore 19 circa. Normalità nelle vie, per quanto pochissima gente che transitasse. Ad un tratto fortissimo e prolungate scariche di fucile mitragliatore. Tutti fuggono terrorizzati! Non sapendo nemmeno da quale parte vengono questi colpi e chi erano gli autori. Io ero in casa del sig. Paoli e sapevo che Lina era andata, pochi minuti pria, a prendere lo zio in ufficio. In un momento di calma ci siamo affacciati alle finestre che danno sul corso per vedere che cosa accadeva ed abbiamo visto i soldati delle SS che si dirigevano verso le carceri. Abbiamo saputo poi che hanno fatto uscire dalle medesime quei fascisti arrestati giorni or sono, ed hanno preso in ostaggio 12 Patrioti. Da fonte sicura si sa che fra quei militi delle SS ci sia anche il famigerato V . …….Vergognoso delinquente! Non basata tutte le malefatte in altri luoghi, anche nel proprio paese viene a mettere il terrore! In questa sparatoria sono rimasti uccisi, un ragioniere della Banca d’Italia padre du due figli ed una giovane signorina, tutti e due sfollati.
Altra cosa vandala dei tedeschi! Si vedono continuamente colonne di birocci, carri carichi di ogni sorta di masserizie, dai fusti da letto con materassi, alle seggiole, valigie, utensili da cucina, tutta roba rubata a gente, forse in condizione miserevole. Fa pena vedere quelle povere vacche e cavalli, così carichi mandati avanti a suon di bastone e nulla si può fare per impedire questo vandalismo! Oltre a ciò rubano anche nelle stalle dei contadini e prova ne sia che abbiamo visto un gruppo di bestie vaccine, circa 100 capi a gregge e portate verso Iesi ed Ancona da soldati tedeschi. Non basta tutto questo sfacelo causato dai bombardamenti, anche il capitale rimasto nelle campagne viene perduto!
29 giugno 1944. La Giornata è stata calma. Qualche scoppio di mina aperta in campagna; si sa che sono piccoli ponti che i tedeschi fanno saltare. Ad intervalli regolari il rombo del cannone. Nessuno per le vie. Siamo tutti demoralizzati anche nella calma. Risentiamo la mancanza di acqua. Ogni piccolo rumore ci fa saltare.
30 giugno 1944. Questa notte dall’una all’alba è stato un continuo di scoppi di mine nei ponti e nelle strade della vallata. Rombo del cannone vicino. Nelle prime ore del mattino aerei hanno mitragliato un camion tedesco carico di benzina, nelle vicinanze del cimitero di San Giovanni e naturalmente tutto è andato a fuoco! Non bastando la nottata passata quasi bianca, ci accorgiamo che nella strada di Gambò, la quale come detto precedentemente è tutta minata, nelle otto buche sono state messe n. 5 bombe di aereo!! Da immaginare come siamo tutti agitatissimi e con certi nervi…
Nel pomeriggio gran da fare in casa nostra. Laviamo le finestre e le porte a vetri e le mettiamo ben accatastate tra materassi e coperte nel magazzino, così pure gli specchi e la cristalleria. Ciò ci è stato consigliato e tutti nel nostro rione abbiamo così fatto, in modo che scoppiando l’esplosivo della strada lo spostamento d’aria procuri meno danni possibili. Siamo tanto stanchi che non abbiamo voglia nemmeno di magiare, eppure dobbiamo sbrigarci, perché da voci che corrono sembra che fra qualche ora avverrà lo scoppio. L’agitazione è tremenda non solo per noi di casa, ma di tutta la popolazione. Intanto continuano gli scoppi in altre parti, passano gli aerei e noi pensiamo di dormire fuori casa.
mercoledì 30 ottobre 2019
1944. La guerra in casa 1
La caduta del fronte di Cassino e la
conquista di Roma, il 4 giugno 1944, mettono in movimento tutto il fronte
italiano. Gli Alleati, che la popolazione comune chiama “I Liberatori”,
risalgono, seppure molto lentamente la penisola. Il 6 giugno, con lo sbarco in
Normandia, si apre il tanto atteso secondo fronte: per la Germania le
prospettive di vincere la guerra incomincia anche palesemente a farsi molto
scarse. In Osimo la situazione generale comincia a farsi preoccupante: prima la
guerra la si era seguita solo sui giornali ed alla radio, ora ci sono concrete
possibilità che possa arrivare direttamente. Le varie ristrettezze della vita
quotidiana vengono viste, oramai, come cose sopportabili: quello che preoccupa
è l’incerto futuro. Il primo dato allarmate è la fuga di tutte le autorità
della Repubblica Sociale Italiana, il “nuovo fascio” repubblichino si mette in
salvo, abbandonando la provincia in mano tedesche.[1]
L’autorità massima italiana è Don Iginio Ciavattini, un sacerdote, che ha dalla
sua solo l’autorità morale. Tale è stato il degrado morale della Repubblica
Sociale Italiana che, all’avvicinarsi del pericolo, i suoi esponenti non hanno
pensato ad altro che a mettersi in salvo, abbandonando la popolazione alla
mercé dell’occupatore tedesco, loro alleato. Altro che difensori della
italianità, morale e materiale, come si vuole oggi far passare la Repubblica Sociale
ed i loro esponenti nei confronti dell’occupatore tedesco.
E proprio il comportamento tedesco è
uno dei tratti salienti del fatto che la guerra ormai è arrivata: ad Osimo
prima vengono fatti saltar in aria i Molini, poi si inizia con le filande,
mentre tutto quello che ha un valore militare, viene minato, per distruggerlo
al momento della ritirata, mentre le perquisizioni elle case, non sono altro
che delle razzie sistematiche, a cui si aggiungono le prime esecuzioni di
inermi cittadini, uccisi per futili motivi, a corredo di rappresaglie che già
dal 1941 l’intera Europa sotto dominio tedesco conosce.
Scrive Mons. Grillantini
“12 giugno. Scappano gerarchi ( tra i
primi il Prefetto, il Questore, il Preside della Provincia), militi,
questurini, borghesi iscritti o simpatizzanti del Fasci repubblicano. Ne
approfittano i Patrioti che invadono la Questura e ne riportano armi e carte. Un magazzino
vestiario militare
“Osimo 10 Giugno 1944.
Sono esattamente quattro anni che siamo in
guerra! Chi di noi avrebbe immaginato che fosse così lunga? E quale speranza
abbiamo che presto finisca con tutti gli avvenimenti accaduti, naturalmente
sempre a scapito di noi poveri Italiani, malmenati, vilipesi traditi?
Io non sono all’altezza di giudicare profondamente
politicamente i responsabili di questa immane e non voluta guerra[2],
però nella mia piccola intelligenza, accuso quei capi che, per smisurata
ambizione e prepotenza, che per no lasciarsi sfuggirsi sfuggire “un seggio”
hanno mandato alla deriva questa nostra tanto amata e bella Italia! Come tutte
le nostre migliori città sono continuamente bombardate ferocemente, anche la nostra Ancona
subisce continui mitragliamenti e bombardamenti in centro della città ed alla
periferia (Falconara, Aspio, Varano, Stazione Loreto ecc.) La parte meridionale
che da Piazza delle Muse va al Porto e continua per via XXIX settembre, sino
alla Stazione, e la parte del Duomo, è tutta una maceria!
Naturalmente la popolazione più povera fugge
all’ultimo momento, quando uscita dai rifugi, non trova che un ammasso di
macerie della loro casa, o in tali condizioni da essere inabitabile!. E’ una
visuale straziante vedere questa gente
venire chi a piedi, chi con cavalli, affamati e sporchi, con poche masserizie
salvate a chiedere ospitalità!
Noi qui in Osimo abbiamo quindicimila sfollati, sparsi
in campagna ed in città, non solo di
Ancona, Roma e Milano, precedentemente venuti, ma anche quelli di Foggia
e Palermo da più di un anno e mezzo! I locali delle scuole elementari, dell’Istituto
tecnico, del Ginnasio e del Liceo, sono gremiti da famiglie e così come sopra
detto in case di campagna dei contadini e qui in città. Naturalmente con tutta
questa affluenza di popolo, i viveri incominciano a scarseggiare ed è da
prevedersi giorni peggiori! La tensione nervosa è un po’ in tutti. A parte la
scarsità di viveri, le snevanti file per poter comprare un po’ di roba, ci si
sente anormali! Ad ogni bombardamento di Ancona o sulla costa marittima sotto
Loreto, qui ad Osimo tremano le case e si sente il boato delle bombe! Il nostro
timore è che potrebbero venire da noi, dato il continuo passaggio di colonne
tedesche che si dirigono verso Iesi e la permanenza di camion tedeschi proprio
entro la città. In
più i maggiori uffici di Ancona, come la Prefettura, la Questura e tanti altri,
sono sfollati qui e quindi potrebbero essere questi presi di mira come
obiettivo. Man mano che il tempo passa, i tedeschi diventano sempre più cattivi!
Vogliono illudersi, ma sanno che purtroppo la guerra l’hanno perduta e nella
ritirata diventano feroci!
Si sa che da fonte sicura che nel fuggire dai luoghi
occupati dagli Alleati, fanno razzia di ogni cosa che a loro può far comodo.
Naturalmente questi atti vandalici indignano e spaventano le popolazioni che,
indifese, debbono subire ogni sorta di vessazioni materiali e qualche volta più
o meno morali!
Che ironia l’alleanza Italo-Tedesca!
E quando mai noi Italiani siamo stati amici di questo
popolo? Ma non ricordiamo la guerra del 1914-18 che ancora dopo 25 anni abbiamo
le ferite aperte? E la Storia non parla di questo Teutonico popolo nemico
millenario dell’Italia nostra? Solo un pazzo poteva gridare ai quattro venti e
formare un alleanza non sentita nell’animo degli Italiani. Verrà il giorno che
la Germania sarà schiacciata! E’ il suo destino da che è mondo. Con le sue
barbarie arriva a una grande potenza, non fatalità! Poco impera! E’ caduta nel
passato e cadrà!. (continua con post in data 10 novembre 2019) ***********************************
[1] Il
fenomeno non è solo nella provincia di Ancona, ma anche in quella di Pesaro.
Vale la pena di vedere come questa fuga si sia attuata attraverso i documenti
di fonte fascista, dai rapporti del colonnello della G.N.R. Marino Fattori, il
quale scrive: “purtroppo si sono
lamentate numerose defezioni di legionari:gli ex carabinieri,
ufficiali,sottufficiali e truppe, hanno, tranne singole eccezioni, defezionato
in massa. Pertanto si deve ritenere per certo che essi siano rimasti sino ad
ora in servizio unicamente per ragioni di contingente opportunismo economico..”
Per un più ampio approfondimento cfr. Bertolo G., L’ora della Liberazione, in Pesaro contro il fascismo, Urbino,
Argalia, 1972, pagg. 171 e segg.
[2] Nel
sentimento popolare coevo emergeva molto forte il desiderio di chiamare a
rispondere delle loro decisioni i vertici politico-militari del Regno d’Italia
per le decisioni prese e per la responsabilità della situazione creata da una
guerra che si era dimostrata non solo lunga, ma cruenta e terribile. E’ il nodo
centrale della mancanza di una “Norimberga in Italia”. I vertici
politico-militari della Germania e del Giappone, che insieme all’Italia ebbero
la responsabilità dello scatenarsi del conflitto mondiali, furono chiamati a
rispondere delle loro azioni. In Italia questo non avvenne e per il nostro
Paese fu un ulteriore errore, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze
(n.d.a)
[3] Si noti
l’uso della parola “Patrioti”, che per le forze nazifasciste erano “Ribelli”.
Solo nel dopoguerra si diffuse l’uso del termine “Partigiano”
[4] Il 22
giugno 1944 Francesca
Bonci compiva gli anni. Ma di questo avvenimento non ne fa
cenno nel diario.
domenica 20 ottobre 2019
giovedì 10 ottobre 2019
Giugno 1944. Il fronte si avvicina ad Ancona
. La fuga delle autorità della Repubblica Sociale
Italiana.
La caduta del fronte di Cassino e la
conquista di Roma, il 4 giugno 1944, mettono in movimento tutto il fronte
italiano. Gli Alleati, che la popolazione comune chiama “I Liberatori”,
risalgono, seppure molto lentamente la penisola. Il 6 giugno, con lo sbarco in
Normandia, si apre il tanto atteso secondo fronte in Francia[1]: per
la Germania le prospettive di vincere la guerra incomincia anche palesemente a
farsi molto scarse. In Osimo la situazione generale comincia a farsi
preoccupante: prima la guerra la si era seguita solo sui giornali ed alla
radio, ora ci sono concrete possibilità che possa arrivare direttamente. Le
varie ristrettezze della vita quotidiana vengono viste, oramai, come cose sopportabili:
quello che preoccupa è l’incerto futuro. Il primo dato allarmate è la fuga di
tutte le autorità della Repubblica Sociale Italiana, il “nuovo fascio”
repubblichino si mette in salvo, abbandonando la provincia in mano tedesche.[2]
L’autorità massima italiana è Don Iginio Ciavattini, un sacerdote, che ha dalla
sua solo l’autorità morale. Tale è stato il degrado morale della Repubblica
Sociale Italiana che, all’avvicinarsi del pericolo, i suoi esponenti non hanno
pensato ad altro che a mettersi in salvo, abbandonando la popolazione alla
mercé dell’occupatore tedesco, loro alleato. Altro che difensori della
italianità, morale e materiale, come si vuole oggi far passare la Repubblica Sociale
ed i loro esponenti nei confronti dell’occupatore tedesco, come si dirà più
avanti.
E proprio il comportamento tedesco è
uno dei tratti salienti del fatto che la guerra ormai è arrivata: ad Osimo
prima vengono fatti saltar in aria i Molini, poi si inizia con le filande,
mentre tutto quello che ha un valore militare, viene minato, per distruggerlo
al momento della ritirata. Le perquisizioni delle case alla ricerca di elementi
ostili, non sono altro che il pretesto per delle razzie sistematiche, a cui si
aggiungono le prime esecuzioni di inermi cittadini, uccisi per futili motivi, a
corredo di rappresaglie che già dal 1941 l’intera Europa sotto dominio tedesco
conosce.
Il Corpo di Liberazione Italiano era
attestato nella prima decade di giugno al di qua del fiume Pescara, in Abruzzo.
Venivano raccolte le notizie sul nemico tedesco che si sarebbe incontrato nel
settore Adriatico. Si trattava della 278° Divisione di fanteria composta dal
992°, 993° e 994° reggimento di
fanteria, dal 278 battaglione da ricognizione e di artiglierie in numero che il
Comando del Corpo Italiano di Liberazione non sapeva quantitizzare più i
servizi divisionali. Disertori e prigionieri concordavano tutti che i Tedeschi erano in fase generale di
ripiegamento generale verso nord. Giungono le prime notizie di “una nuova linea lontana”, organizzata tra
Pisa e Rimini, che sembra di chiami “Linea
dei Goti”. Tutta la situazione era in movimento nell’Italia centrale.
[1] Per
primo fronte si intendeva il fronte Russo-tedesco ad Oriente. Per tutto il
1943-1944 Stalin chiese con insistenza l’apertura del “Secondo Fronte”, per
evidenti ragioni.
[2] Il
fenomeno non è solo nella provincia di Ancona, ma anche in quella di Pesaro.
Vale la pena di vedere come questa fuga si sia attuata attraverso i documenti
di fonte fascista, dai rapporti del colonnello della G.N.R. Marino Fattori, il
quale scrive: “purtroppo si sono
lamentate numerose defezioni di legionari:gli ex carabinieri,
ufficiali,sottufficiali e truppe, hanno, tranne singole eccezioni, defezionato
in massa. Pertanto si deve ritenere per certo che essi siano rimasti sino ad
ora in servizio unicamente per ragioni di contingente opportunismo economico..”
Per un più ampio approfondimento cfr. Bertolo G., L’ora della Liberazione, in Pesaro contro il fascismo, Urbino,
Argalia, 1972, pagg. 171 e segg.
venerdì 20 settembre 2019
QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO Sommario e Nota Redazionale
SOMMARIO
Anno LXXIX, Supplemento IX, 2018, n. 4, 10° della Rivista “Quaderni” www.istitutodelnastroazzurro.it indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroaz zurro.org
Editoriale del Presidente. Carlo Maria Magnani:
APPROFONDIMENTI
AA.VV, La Battaglia di Vittorio Veneto. Ricostruzione ed Analisi.
Luigi Marsibilio, La Battaglia di Vittorio Veneto
Osvaldo Biribicchi, Comando Supremo Regio Esercito. Le truppe italiane negli altri campi della Grande Guerra
Massimo Coltrinari, Un elenco Glorioso. Le Armate Italiane a Vittorio Veneto nella versione del Comando Supremo.
Alessia Biasiolo, L’Impero italiano in epoca fascista
DIBATTITI
Giovan Battista Birotti, Soldati e contadini. L’Esercito giapponese nel periodo Meiji (1868-1912)
ARCHIVIO
Redazionale, Chiara Mastroantonio, Lo Statuto della Legione AzzurraPag.00
MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Alessio Pecce, Giulio Moresi, aspirante ufficiale, bersagliere, caduto il 17 agosto 1917 sull’Hermada, sul Carso. Il Ricordo
Posteditoriale: Antonio Daniele, Il Calendario azzurro per il 2019
IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI
UNA FINESTRA SUL MONDO Sandra Milani, L’uso delle sostanze stupefacenti come strategia nella guerra e nel terrorismo islamico
GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE Luca Bordini, Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate
Autori. Hanno collaborato a questo numero.
Articoli di Prossima Pubblicazione
Segnalazioni Librarie.
CESVAM NOTIZIE Centro Studi sul Valore Militare
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, V, 2018, Maggio 2018, n. 30
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VI, 2018 Giugno 2018, n.31.
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VII, 2018, Luglio 2018, n. 32
“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com
PER FINIRE Massimo Coltrinari, Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre
Nota redazionale: Il seguito di riflessioni in questo fine anno non può portare che ad aggiustamenti sulla attività del CESVAM. Si dovrà porre maggiore attenzione alle attività esterne del CESVAM stesso e porre delle pregiudiziali di collaborazione che siano allineate al livello di ambizione del CESVAM. Il dibattito che necessariamente deve esistere all’interno deve passare attraverso una distinzione. L’Istituto del Nastro Azzurro ha due componenti che lo distinguono dalle altre Associazioni
Combattentistiche. La prima. È quella dell’associazionismo combattentistico” in cui è necessario porre alla base la componente militare, quella di chi ha mostrato il proprio valore militare e gli è stato riconosciuto, quella associativa e in parte reducistica. Tutti elementi che fanno capo, almeno per i militari, alla legge dei Principi del 1977 che deve animare ogni militare della Repubblica se si vuole definire tale. In pratica è una funzione verso l’interno dell’Istituto, nelle sue componenti ed articolazioni. La seconda. Quella di Ente Morale, che deve ispirare l’azione dell’Istituto del Nastro Azzurro al pari dei suoi similari (Istituto della Previdenza Sociale, Istituto per la Storia del Risorgimento, Croce Rossa, ecc.) in cui la componente militare è sempre presente, in cui emerge quella di chi ha mostrato il proprio valore militare, ma non gli è stato riconosciuto ufficialmente con le previste decorazioni e modalità, in cui emergono in oltre misura la disponibilità, l’altruismo, il senso di appartenenza, le tradizione militari dei Corpi e delle Unità, il senso del servizio, e soprattutto la volontà di portare i principi statutari anche verso l’esterno, verso le componenti della società civile, le nuove e le vecchie generazioni, nelle forme più efficaci. In pratica è una funzione verso l’esterno dell’Istituto. Fra le due componenti vi deve essere sinergia, armonia, collaborazione. Occorre in tutti i modi che non emergano contrasti, invidie, contrapposizioni, prese di posizioni imposte, intolleranza. Qualora queste emergessero sarebbe un gravissimo errore quello di affrontarle di petto, con ”fieri ed animati accenti”; più opportuno ed intelligente sarebbe la soluzione che adotti pazienza, silenzio, comprensione e soprattutto mettere spazio e tempo per spegnere ogni fuoco o fuocarello. A questo proposito viene in aiuto Italo Calvino, il quale scrive in “Le città invisibili”
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se n’è uno, è quelle che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in merito all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
martedì 10 settembre 2019
Associazione Storia Contemporanea
SETTEMBRE 2019
LA FRASE del MESE
In Italia una donna, Maria Mozzoni,
si occupa
della questione delle donne, scrive
bene,
è informata, un poco arida.
Giuseppe Mazzini (1865, Epistolario)
Gent.me
Socie e Gent.mi Soci,
riprendono,
con la seconda decade del mese corrente, le attività associative partendo da
Civitanova Marche dove viene presentato l’ultimo libro del socio Eno Santecchia
(in allegato l’invito di questa presentazione e di quella, a Jesi, dell’altro
nostro socio Mario Gazzellini). La nostra Sede riaprirà lunedì 23 alle ore
16.30. Segnalo, in particolare, sabato 28, il Convegno nazionale di studi “Uomini dalla parte delle donne” che,
promosso dalla nostra direttrice scientifica, si terrà all’Hotel City di
Senigallia sabato 28 settembre con inizio alle ore 15.30: a tutti i
partecipanti saranno offerti una merenda e gli Atti del convegno, pubblicati da
un prestigioso editore nazionale e già pronti per il prossimo novembre.
Cordiali
saluti
Marco
Severini
Presidente ASC
1)
Civitanova Marche, venerdì 13 SETTEMBRE, ore 17.00, Sala
conferenze “M. Fratini” (via Nettuno, 29), presentazione del libro Da
dove viene questa brezza. Impressioni di viaggi e incontri, di Eno Santecchia (Ed. Simple, 2019).
Partecipano il presidente associativo, il prof. Enzo Calcaterra, il dr. Marco
Crivellini, responsabile locale di Legambiente. NEWS
2)
Senigallia, venerdì 20, Sede associativa (via Chiostergi,
10), ore 18.00. In occasione del 149° anniversario della Breccia di Porta Pia,
“Ricostruire la storia cittadina: tempi, finanziamenti, modalità, tempistica”,
conferenza coordinata dal presidente associativo con la partecipazione degli
autori e delle autrici del volume Senigallia.
Una storia contemporanea (Ed. Ventura, 2019). Al termine verrà offerto ai
convenuti un aperitivo. NEWS
3)
Jesi, sabato 21, ore 17.30, Palazzo dei Convegni
(C.so Matteotti, 19), presentazione del libro, Ricordi ed impressioni della guerra 1915-18 di Roberto Grizi, a
cura di Mario Gazzellini (Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, 2019).
Evento promosso dalla sezione locale dell’ANMIG. Coordina Beatrice
Testadiferro: intervengono, trs gli altri, il curatore, Silvana Giaccaglia e
Beatrice Bertolini, presidente ANMIG-Jesi. NEWS
4)
Senigallia, lunedì 23, ore 16.30-18.30, Sede associativa, Open day: incontro con soci e socie.
5) Senigallia, sabato
28, Sala panoramica dell’Hotel Ciy (Lungomare Dante Alighieri, 14) ore 15.30,
Convegno nazionale di studi “Uomini dalla parte delle donne”. A tutti i
partecipanti saranno offerti una merenda e gli Atti del convegno (disponibili
il prossimo novembre. Il programma dettagliato dei lavori sarà successivamente
comunicato a tutti i soci. NEWS
martedì 3 settembre 2019
martedì 27 agosto 2019
martedì 20 agosto 2019
sabato 10 agosto 2019
domenica 4 agosto 2019
martedì 30 luglio 2019
martedì 23 luglio 2019
Un anconetano del novecento
Fazio Fazioli
nasce in Ancona nel 1888, figlio di Rinaldo e Luisa Ciarpaglini e quindi nipote di Michele Fazioli, primo Sindaco di Ancona sotto il Regno d’Italia. Egli quindi appartiene a quella sfortunata generazione che ha dovuto affrontare per ben due volte una guerra mondiale e soprattutto i difficili anni di ricostruzione, negli anni che le hanno seguite.
Appena diciottenne, si ritrova ad essere l'unica figura maschile della famiglia, perché tra il 1901 e il 1906 scompaiono il padre Rinaldo, il nonno Michele e gli zii Andrea e Alfredo. Di lì a poco, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo costringe ad interrompere gli studi e a raggiungere il fronte sull’altopiano di Asiago (Cima 11) al comando di una batteria di fotoelettriche con il grado di Tenente del Genio.
Riesce a laurearsi in Ingegneria solo nel 1920 e, poco dopo, si iscrive al Partito Nazionale Fascista ed entra nella Milizia Nazionale. In quel periodo, gli vengono affidati alcuni incarichi civici, tra cui quello dal nome curioso di “Commissario alle Acque e alla Grandine”.
Il suo grado nella milizia lo fece designare per frequentare un corso di artiglieria a Nettunia ed è proprio con quell'abilitazione che gli viene assegnato il Comando della Difesa Contraerea di Ancona, che comprendeva una serie di postazioni a Monte Cardeto, al Campo degli Ebrei, a Pietralacroce, al Molo Nord e a Forte Scrima.
Nei primi anni di guerra, il suo servizio scorreva senza particolari problemi, in quanto Ancona sembrava dimenticata. I guai veri incominciarono dopo l’8 settembre 1943: i Tedeschi iniziarono la ritirata sabotando le installazioni, il Regio Esercito era praticamente allo sbando perché nessuno sapeva più che pesci prendere, e Fazio fu posto in Licenza Illimitata. Poté fare quindi ben poco quando Ancona subì il primo bombardamento aereo alleato il 15 ottobre, che colpì la zona della stazione e ancor meno il 1° novembre: nella distruzione della città vecchia, tra gli altri, andò distrutta anche la casa di famiglia che Fazio aveva ereditato dal nonno Michele e che aveva finito di ristrutturare da pochi anni.
Verso la primavera del ‘44 Fazio decide di partire per Reggio Emilia con la famiglia: il fronte si stava avvicinando ed aveva qualche preoccupazione per eventuali ritorsioni o rancori per il suo passato fascista.
Il ritorno in Ancona dopo il passaggio del fronte fu molto triste. Fazio ristabilì la sua famiglia a Pietralacroce, tentando come tutti di rimboccarsi le maniche per tornare alla normalità. Nessuno mai si sognò minimamente di rinfacciare alcunché nei suoi confronti, anche se i suoi trascorsi e molto probabilmente l’età non più giovane, non gli hanno consentito di riprendere un’attività lavorativa vera e propria.
Gli fu di grande conforto la famiglia, che si era progressivamente allargata con l’arrivo dei nipoti, fino a quando non si spegne serenamente nel 1966.
nasce in Ancona nel 1888, figlio di Rinaldo e Luisa Ciarpaglini e quindi nipote di Michele Fazioli, primo Sindaco di Ancona sotto il Regno d’Italia. Egli quindi appartiene a quella sfortunata generazione che ha dovuto affrontare per ben due volte una guerra mondiale e soprattutto i difficili anni di ricostruzione, negli anni che le hanno seguite.
Appena diciottenne, si ritrova ad essere l'unica figura maschile della famiglia, perché tra il 1901 e il 1906 scompaiono il padre Rinaldo, il nonno Michele e gli zii Andrea e Alfredo. Di lì a poco, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo costringe ad interrompere gli studi e a raggiungere il fronte sull’altopiano di Asiago (Cima 11) al comando di una batteria di fotoelettriche con il grado di Tenente del Genio.
Riesce a laurearsi in Ingegneria solo nel 1920 e, poco dopo, si iscrive al Partito Nazionale Fascista ed entra nella Milizia Nazionale. In quel periodo, gli vengono affidati alcuni incarichi civici, tra cui quello dal nome curioso di “Commissario alle Acque e alla Grandine”.
Il suo grado nella milizia lo fece designare per frequentare un corso di artiglieria a Nettunia ed è proprio con quell'abilitazione che gli viene assegnato il Comando della Difesa Contraerea di Ancona, che comprendeva una serie di postazioni a Monte Cardeto, al Campo degli Ebrei, a Pietralacroce, al Molo Nord e a Forte Scrima.
Nei primi anni di guerra, il suo servizio scorreva senza particolari problemi, in quanto Ancona sembrava dimenticata. I guai veri incominciarono dopo l’8 settembre 1943: i Tedeschi iniziarono la ritirata sabotando le installazioni, il Regio Esercito era praticamente allo sbando perché nessuno sapeva più che pesci prendere, e Fazio fu posto in Licenza Illimitata. Poté fare quindi ben poco quando Ancona subì il primo bombardamento aereo alleato il 15 ottobre, che colpì la zona della stazione e ancor meno il 1° novembre: nella distruzione della città vecchia, tra gli altri, andò distrutta anche la casa di famiglia che Fazio aveva ereditato dal nonno Michele e che aveva finito di ristrutturare da pochi anni.
Verso la primavera del ‘44 Fazio decide di partire per Reggio Emilia con la famiglia: il fronte si stava avvicinando ed aveva qualche preoccupazione per eventuali ritorsioni o rancori per il suo passato fascista.
Il ritorno in Ancona dopo il passaggio del fronte fu molto triste. Fazio ristabilì la sua famiglia a Pietralacroce, tentando come tutti di rimboccarsi le maniche per tornare alla normalità. Nessuno mai si sognò minimamente di rinfacciare alcunché nei suoi confronti, anche se i suoi trascorsi e molto probabilmente l’età non più giovane, non gli hanno consentito di riprendere un’attività lavorativa vera e propria.
Gli fu di grande conforto la famiglia, che si era progressivamente allargata con l’arrivo dei nipoti, fino a quando non si spegne serenamente nel 1966.
martedì 16 luglio 2019
domenica 30 giugno 2019
Castel d'Emilio 9 marzo 2019 Il recupero dell'arredo urbano
La Società Operaia di
Mutuo Soccorso, organizzatrice dell’Incontro di Memoria di sabato 9 marzo 2019
è particolarmente lieta di constatare che il predetto incontro ha avuto
successo, con la partecipazione di numerose persone e soprattutto nella
concordia e nella collaborazione di tutte le componenti la comunità di Castel
d’Emilio. Con il concorso del Centro Studi di Agugliano e Castel d’Emilio, della Accademia di Oplologia e MIlitaria, con l’adesione dell’Istituto del Nastro
Azzurro Federazione di Ancona e del Club Ufficiali Marchigiani. L’incontro ha
avuto il seguente svolgimento
Dopo il ritrovo in piazza, finalmente sgombra da ogni
autovettura e quindi restituita alle sue naturali funzioni di incontro e
socializzazione e non ridotta a mero parcheggio, e questo grazie all’impegno di
tutti e come capofila Andrea Rossi, si è svolto il trasferimento al Cimitero di Castel d’Emilio,
secondo tradizione ed uso. Il Corteo è stato preceduto dalle Bandiere della
Società Operaia, quella del Centro Studi
e del Labaro del Nastro Azzurro – Federazione di Ancona.
Raggiunto il Cimitero, in un' atmosfera di inizio primavera
con gli agenti atmosferici che contribuivano a creare un clima di
partecipazione ed adesione, ci si è raccolti, come omaggio al passato; come
fonte di memoria e nel ripristino del decoro urbano. Come noto la pianta del
Cimitero è quella classica, con il cardo che vede a sud l’ingresso e a nord le
tombe dei Parroci di Castel d’Emilio, con il decumano che ad est presenta la
Cappella Milesi e a ovest la Costruzione per l’accoglienza dei Cortei funebri.
Ci si è raccolti attorno alle Tombe dei parroci e della Maestra Trillini.
Grande è stata l’ammirazzione per i lavori di ripristino delle predette tombe,
voluto dalla Società Operaia sotto la guida di Giuseppe Nisi ed eseguiti da
Aurelio Lanari di Osimo. Si è avviato un interessante scambio di idee tra tutti
i presenti in quando su indicazione di Corrado Lucchetti, nel sarcofago e nel
basamento sono evidenti segni di scritte.
Al momento non si è saputo dare ipotesi del significato reale di queste
scritti. In ogni caso dovevano essere di personalità importanti in quanto la
croce posta sulla colonna della tomba di Don Umberto Novelli presenta la sua
facciata principale rivolta verso esse. E’ partito quindi il secondo contenuto
degli interventi su queste tombe, sempre per il decoro urbano riguardante la
decrittazione delle scritte, che Aurelio Lanari può con speciali vernici far
affiorare e per il ripristino della tomba del parroco Don Francesco Poli,
predecessore di Don Cesare Brunelli. Come era stato ipotizzato le varie idee
avanzate sono state chiarite dalla Professoressa Romiti che, interpellata, ha
chiarito che le tombe sono di parroci dell’Ottocento. Una sicuramente di Don
Brunelli, l’altra da accertare, ma sempre di un Parroco di Castel d’Emilio.
Giuseppe Nisi ha chiamato poi tutti presso la Cappella
Milesi per il ripristino della Campana della Cappella Milesi, scomparsa per
mano di ignoti. Massimo Coltrinari ha ricordato il significato di questa
campana e del suo uso e ha ricordato a tutti che, qualora fosse di nuovo
asportata dai soliti ignoti, sarà ripristinata. Poi alcune parole di doveroso
omaggio, con la presenza del Labaro dell’Istituto del nastro Azzurro, alla
figura di Corrado Milesi Ferretti, Medaglia d’Argento al Valore Militare che
non è sepolto a Castel d’Emilio ma al Sacrario Militare di Pocol, sopra
Cortina.
Si è ritornati poi presso le tombe dei Parroci e Giuseppe
Nisi ha ricordato lo scopo dell’iniziativa, ovvero il riordino delle tombe
Trillini e Novelli. Poi ha dato la parola a Massimo Coltrinari che ha
sottolineato come l’iniziativa deve essere intesa come l’esercizio del potere
sovrano che la Repubblica riconosce al popolo e quindi ai cittadini di
intervenire direttamente, nel rispetto delle leggi, degli usi e dei costumi nel
realizzare il bene pubblico. E’ ovvio che questo potere deve essere delegato a
Rappresentanti, ma occorre sempre ricordare che costoro esercitano il loro
potere su delega, fermo restando che devono sempre e comunque realizzare con
onestà e coscienza il bene della collettività, e non quello personale o di
parte.
L’incontro si è concluso
con Giuseppe Nisi che ha ringraziato i discendenti di Don Umberto
Novelli, presenti all’incontro, per la loro disponibilità, e ha chiesto a tutti
un minuto di raccoglimento e silenzio.
Alla Chiesa di S.Maria delle Grazie a Castel d’Emilio si è
svolta la Santa Messa, in cui è stata inserito il ricordo della data
anniversaria della morte di Don Umberto Novelli (8 marzo 1949 – 8 marzo 2019).
Don MIchele, al termine della funzione, ha annunciato il programma di larga
massima in merito alla Festa di S. Isidoro, legato alla Agricoltura, tradizione
appuntamento di Castel d’Emilio che vede l’occasione per parlare ed
approfondire i temi della Enciclica “Laudato Sii” di Papa Francesco per la
conservazione ed il buon uso del Pianeta Terra.
Alla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Castel d’Emilio,
con la Presidenza di Giuseppe Nisi, si e svolta la terza parte di queste iniziative per la memoria laica e cristiana
della comunità di. Oltre a ringraziare tutti i presenti e portare i saluti del
Presidente della Società Operaia, Paolo Nisi, si è svolta la consegna di
attestati di benemerenza a Massimo Ossidi, Presidente della Accademia di
Oplologia e Militaria di Ancona e al Ten. Col. Maurizio Mondaini, Vice
Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro Federazione Provinciale di Ancona.
Giuseppe Nisi ha poi indicato le iniziative di memoria: progetti, ricerche,
ipotesi di lavoro riguardanti Castel ‘Emilio, soprattutto la mostra statica
presso il Convento di San Francesco in occasione delle celebrazioni della data
anniversaria del Passaggio di San Francesco nelle Marche ed altre iniziative
come l’Archivio-Biblioteca.
Giuseppe Nisi ha poi dato la parola a Paola Romiti che ha tracciato un profilo
esaustivo della figura di Don Umberto Novelli, attingendo dal volume da lei
scritto “Stile di vita di un parroco” a cui si rimanda per i contenuti. Ha poi
portato il suo contributo di conoscenza in merito alla Maestra Trillini che ha
operato a Castel d’Emilio educando tre generazioni. L’ampia descrizione e
spiegazione della prof. Romiti ha ben colto lo spirito della iniziativa voluta
da Giuseppe Nisi: quella di rinverdire la Memoria a tutti i componenti la
Comunità, almeno per gli avvenimenti che videro protagonisti i nostri padri ed
i nostri nonni.
Ha preso poi la
parola Alfio Moroni che ha tracciato, attingendo alle fonti informatiche, la
figura e l’opera del vescovo Federici, nato a Castel d’Emilio con un' agile
esposizione biografica.
Le conclusioni sono state tratte da Aroldo Berardi,
Presidente del Centro Studi Storici di
Agugliano e Castel d’Emilio, che ha sottolineato come ogni comunità deve essere
custode della memoria per il semplice fatto che, senza questa azione di
carattere aggregativo, la comunità scompare ed ognuno e solo con se
stesso.
Nel concludere l’incontro Giuseppe Nisi ha ancora
ringraziato tutti i presenti per la loro partecipazione e ha messo a
disposizione il volume da lui curato ed edito “Il Comune” di Castel d’Emilio.
Notizie dal XII al XIX Secolo” di Giuseppe Crispini.
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