L’altra
autorità che scrive è il Sindaco di Osimo, che è la lettera di inoltro di
quella del Comandante del Deposito dell‘11° Reggimento bersaglieri; il testo della lettera è il seguente
Municipio di Osimo
Osimo 11 settembre 1917
Signor Francesco Morresi
Nell'accompagnare alla S.V.I.
(Signoria Vostra Illustrissima) l‘unita. lettera del Deposito 11° Reggimento
Bersaglieri, a nome della Civica Rappresentanza porgo a Vostra Signoria. ed
alla desolata famiglia le espressioni del più vivo cordoglio per la morte del
glorioso giovane Signor Morresi Giulio. Posto questa solidarietà di sentimenti
riuscire a V.S.I. di qualche conforto e a sentire meno grave il lutto che
inesorabile pur incombe sui famigliari.
Con tutta osservanza
Il Sindaco (firmato). C.
Gambrini
Son
riportati, a pag. 11 dell’album, due telegrammi: uno degli ufficiali della 7a
Compagnia, la compagnia ove prestava servizio Morresi, ed uno di un conoscente di famiglia.
Caserta 7 settembre 1917
Profondamente colpiti fieri
d'essergli stati compagni dividiamo loro immenso dolore
Ufficiali 7a Compagnia
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Falconara 2 – 9 – 1917
Addoloratissimi triste notizia
... sincere condoglianze
Riportata
una lettera dal parlamento Italiano, evidentemente un amico di famiglia, l’on.
Ediardo Soderini.
Camera dei Deputati
5 settembre 1917
Gentilissima Signora
So quale conforto fosse per
Lei il figlio così gloriosamente perito, e so pure quante giuste speranze le
avesse fatto concepire. Comprendo dunque tutta la vivezza del di Lei dolore
e mi vi assoicio di cuore, dispiaciuto
solo che non vi siano parole atte a lenire tanta pena. Faccio voti perchè i
figli, che se rimangono, possano darle conforto e fare rivivere in loro le
belle qualità del Caro Estinto. E lo spirito di questo veglierà certo in quanti
amò e ripeterà loro rassegnazione e pace.
Gradisca i migliori omaggi e e
mi creda
Suo devotissimo
Edoardo Soderini
Seguono
due lettere di insegnanti che hanno avuto pochi anni prima se non pochi mesi
prima Giulio Morresi come studente, o studenti della Madre di Morrsi, che era
insegnante:
Liceo Ginnasio di Osimo
Osimo 3 settembre 1917
Egregio Signor Morresi
Anche il suo Giulio, come
altri e non pochi del nostro Istituto, ha dato il suo sangue per la causa
nazionale. Pochi altri giovani ho conosciuto così tenaci del proprio dovere,
così devoti alla famiglia e alla patria per la quale nessun sacrificio gli
sarebbe parso troppo grave. Con le mie condoglianze le mando anche quelle dei
miei colleghi e degli alunni, e mi sento di non averlo fatto prima di ora
perchè la triste notizia mi è giunta un pò tardi.
Con ogni osservanza
Il Preside. Alessandro
Ippoliti
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Fano 2 settembre 1917
Cara maestra
Leggo nel Giornale d'Italia la
inaspettata, triste, inesorabile notizia. Anche a nome di Vittoria e di
Celestino, faccio a voi, alla vostra figliuola, a tutti, le più sincere e
profonde condoglianze, tante più sincere e profonde e, quanto più ammiro la
bontà d'animo, e la tenacia di volere del vostro povero figliolo. Delle sue
bontà d'animo fa testimonianza l'affetto grande di cui tutti, compagni di
scuola e professori, lo circondavano: dalla sua tenacia di volere è prova tutta
la sua breve esistenza, non esclusa la sua fine, che però chiamarsi anch'essa
un atto di volontà: Egli ebbe una fede, e a questa s'immolò; e ne risente
rispettabili presso tutta la sua memoria. Non vi dico fatevi coraggio, perchè
questa esortazione potrebbe essere una brutta ironia. La vita, purtoppo, è un
dramma lacrimoso. Felici noi quando potremo dire d'esser ginti all'ultimi atto.
A Voi e a Checchino. stringo affettuosamente la mano.
Vostro devotissimo Cesare
Romiti
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Gentilissima Signora,
Osimo 30 agosto 1917
tentare dirle parole di
conforto nell'ora più tragica della sua vita, sarebbe opera vana o inutile;
permetta quindi che Le dica solo che mi associo con tutto l'animo al suo
dolore. E col dolore c'è tanto rimpianto per quella balda giovinezza così forte
nella sua ferrea volontà eppure a un tempo così delicato e mite nella Sua
bontà: loro hanno perduto un figlio ottimo, la Patria uno che sin. della prima
età le si era dedicato e la società un giovane tanto volenteroso, tanto buono.
Che cosa dire di fronte a questa perdita? Sia così buona da partecipare le mie
condoglianze a Suo marito, ai Suoi figli e mi creda con tanti rispetti e con
tanto dolore.
Suo Manlio Pinori
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Regio Vice Ispettorato
Scolastico
Osimo 31 agosto 1917
Gent.ima Signora,
Ho appreso la notizia. -
Esprimo sentite profonde condoglianze a Lei, alla famiglia. – Caduto da Eroe
per il santo ideale che infiammava l‘anima sua, affretta la redenzione della
Patria, onorando di sua gloria la famiglia, che lo piange, la cittadinanza che
lo ammira.
A. Torresi
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Pennabilli 3 settembre 1917
Caro Signor Morresi,
apprendo in questo momento la
dolorosissima notizia. Piango con lei, con l'ottima Sua consorte e con l'intera
famiglia il giovane buono e bravo, il cui animo onesto vibrava die gentili
affetti per ogni cosa nobile e grande. Mentre mando alla sua cara memoria un
commosso e reverente saluto, faccio voti che i suoi genitori e fratelli sappiano
trovare nel ricordo delle sue virtù e nella nobiltà del suo sacrificio il
necessario conforto.
Le stringo affettuosamente la
mano.
Gustavo Belloni
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La lettera che segue è
di una Società attiva in Osimo agli inizi del Novecento, a cui Francesco
Morresi era iscritto. Il presidente scrive questa lettera:
Osimo 30 agosto 17
Societa Chi Fà – Fà
Egregio Consocio,
la funesta notizia della
dolorosa e inaspettata scomparsa del suo ben amato e ottimo figlio Giulio è
stata accolta con grande rammarico dalla scrivente Commissione e dai Soci tutti
di questo circolo Chi – Fà – Fà. Egli ha volentieri immolatio sull'altare sacro
della Patria la sua giovane e preziosa esistenza passando alla gloriosa e
nobile schieradi quelli che diedero la vita per una causa nobilissima onorando
sè stessi; la patra è il luogo che l'ha visti nascere ed educare. Ciò valga a
lenire in qualche modo il dolore suo e della famiglia. A Lei, alla sua signora,
al figliuolo Carlo e figliuole la Commissione manda le più vive condoglianze e
l'augurio insieme di giorni migliori. Con ossequio.
La Commissione
Seguono lettere di
Istituto ed Enti e colleghi che vogliono manifestare il proprio cordoglio. Il
Patronato Scolastico di Osimo, comunica alla Signora Morresi che i colleghi a
gara si sono offerti per sostituirla nelle sue incombenze di insegnante, come
segno di stima e di riguardo. Così si esprime:
Patronato Scolastico
Osimo
Osimo 4 settembre. 1917
Pregiatissima Signora Morresi,
Nessuna parola, nessuna
formalità, nessun atto consuetudinario può lenire certi dolori. Se pur tuttavia
un impellente bisogno morale l'espressione del proprio cordoglio, quando esso è
sinceramente condiviso, in circostanze ferali come la presente, con persone
verso cui esistono relazioni e di colleganza e di stima insieme. Poichè per
altro in occasioni tali non è l'atto convenzionale cui si dà conto, ma un
sentimento realmente provato che siestrinzeca, ho ragione di ritenere che la condoglianza di tutti i colleghi di
questa amministrazione per la immatura, fulminea scomparsa del Figlio
affettuoso, del prode cittadino, dell'Ufficiale esemplare torni accetto al
cuore di lei, ottima madre, educatrice coscenziosa, degna collega. Risulta a
quest'ufficio che alcuni insegnanti, compresi dall'immane sua angoscia, si sono
offerti con slancio fraterno a sostituirla per turno nell'insegnamento a lei
attualemente affidato, coll'intento di evitarle ogni altra inopportuna
preoccupazione. Valga anche questo attestato spontaneo a dimostrarle che la
solidarietà dei colleghi nel dolore si rafforza intensificandosi. Le porgo
pertanto isegni della mia stima e deferenza particolari
Il Presidente Cesare Gambrini
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Perugia 4 – 9 – 1917
..... dolorosissimo annunzio
inviamo sincere condoglianze pregando Dio conforto
Contessa Volponi
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Una
amica conoscente estimatrice della Sig.ra Morresi scrive una lettera
appassionata e non può non esprimere, oltre al suo doloroe, l’angoscia che
prova nel sapre che suo fratello ha appena finito i corsi alla Accademia
Militare di Modena ed è in attesa di destinazione per il fronte di guerra.
Emerge in queste righe tutto il dramma di chi rimane a casa e vede da lontano
l’immane tragedia della guerra e partecipa alle disgrazie degli altri nella
convinzione che da un momento all’altro potrebbe essere la propria disgrazia.
(continua)
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