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venerdì 6 marzo 2015

Giornalisti Caduti nella Grande Guerra che avevano lavorato nelle Marche: Gaspare Bianconi

CHI ERANO CHI ERANO I 3 GIORNALISTI 
BIANCONI, 
BONACCI E 
CARUSO, 
CADUTI NELLA GRANDE GUERRA CHE AVEVANO VISSUTO NELLE MARCHE O AVEVANO COLLABORATO CON GIORNALI MARCHIGIANI, MA CHE ERANO NATI IN ALTRE REGIONI. 

CHI ERA IL GIORNALISTA UMBRO 
GASPARE BIANCONI, 
CADUTO NELLA GRANDE GUERRA.

Giornalista de "L'ORDINE" di Ancona (era considerato uno dei migliori redattori), corrispondente de "LA TRIBUNA" da Norcia e Direttore della "GAZZETTA CAMERINESE" Gaspare Bianconi era di origini umbre. Avvocato, scrittore e giornalista liberale. Ingegno fervido, parlatore efficace, scrittore facile, concettoso, arguto. Cattolico dissidente si era riconvertito alla fede durante la 1^ Guerra mondiale.

Nato a NORCIA (PERUGIA) il 28/10/1889, era figlio di Giuseppe e Santina Buccolini. Aveva 6 fratelli: Luigi, Lucio, Marianna, Alina, Bianca ed Elio. Un suo antenato ha combattuto nella guerra d'indipendenza, mentre un suo nipote è stato Sindaco di Norcia dal 1964 e 1970.

A 21 anni si era laureato in Giurisprudenza a pieni voti all’Università di Camerino dove aveva iniziato a far pratica giornalistica.

Nella selezione all'Accademia di Modena per Allievi Ufficiali era risultato 24° su ben 3 mila allievi.

Combattè nella Grande Guerra come SOTTOTENENTE del 65° REGGIMENTO FANTERIA Brigata VALTELLINA.

Morì a S. Maria di Tolmino il 21/10/1915 nella 3^ Battaglia dell’Isonzo.

Tre giorni prima di morire scrisse dal fronte questa toccante lettera: “18 ottobre 1915. L'ora del cimento si avvicina. Lo preannuncia il rombo del cannone che da qualche ora echeggia cupo e minaccioso, sotto un cielo limpidamente azzurro, in una festa di sole che arride su questi monti, belli perché italiani; sacri, perché irrorati dal sangue della gente nostra. Io tranquillo attendo la mia ora. Che essa ci porti la vittoria e la gloria! A papà dico di farsi animo. Egli é un uomo che ha nutrito per la nostra Patria affetto profondo: quest'affetto mitighi in lui il dolore della mia perdita. A mamma raccomando di trovare nella fede un impulso alla rassegnazione".

Prima di morire volle dare un buon conforto anche alla mamma scrivendole: "ho messo a posto la coscienza con Dio! Sì! La mattina della partenza, a Padova, nella Basilica di Sant'Antonio, dopo tanti anni, sono tornato a confessarmi e a comunicarmi".

L'episodio é ricordato nel bel testamento da lui scritto poche ore prima che il piombo austriaco lo colpisse e che il Bollettino de “Il Messaggero di S. Antonio" e "Il Resto del Carlino" del 6/11/1915 a pag. 6 pubblicarono per intero. Davanti all'Arca del Santo si era, infatti, gettato ai piedi di un vecchio sacerdote che risvegliò nel suo cuore le energie della vita cristiana e lo preparò a ricevere di nuovo l'eucarestia dopo tanto tempo trascorso nell'indifferenza.

Nel toccante documento si legge: "Uno solo, forse, é il mio rincrescimento: di non aver potuto dare alla famiglia quell'aiuto che speravo di ritrarre dalla professione già bene avviata. Suppliranno a questo vuoto i miei fratelli e le mie sorelle, ne ho fede. Faranno di tutto perché la nostra famiglia continui il suo nome onorato sotto la vigile protezione dei poveri nonni ai quali volgo il mio pensiero". Poi parole affettuose ai congiunti: "Procurate di comportarvi come la mamma che ha dato tutta se stessa alla famiglia. Abbiatela ad esempio e imitatene le virtù." E infine: "Sono tranquillo. Ho la coscienza di non aver fatto del male nella mia breve vita. E' cosa ambita morire sul campo dell'onore".

Dettero notizia della sua morte "Il Resto del Carlino" del 2/11/1915 a pag. 6, "La Stampa" del 2/11/1915 a pag. 5 e del 3/11/1915 a pag. 4, "La Tribuna" del 3/11/1915 pag. 4 e il Bollettino della Federazione della Stampa del 25/11/1915.
Per OnorCaduti il luogo della sua sepoltura è sconosciuto, ma vi sono le foto della sua prima tomba e delle onoranze funebri. Da accertare se la salma sia stata poi trasferita nel SACRARIO MILITARE di OSLAVIA.
Alcuni suoi scritti sono riportati nel volume di Alfonso Ferrandina: "Fulgori di fede e fiamme d’eroismo", Napoli, 1919, pagg. 336.

Il suo nome compare nel 1° Elenco dei Caduti reso noto dalla Federazione della Stampa del 25 settembre 1916 e da "La Guerra Italiana" nella copertina del n. 23 del 15 ottobre 1916 dove è stato erroneamente indicato come Gaspare Biancone, nonché nell'Albo d'Oro dei Caduti, cliccare su: http://www.cadutigrandeguerra.it/Albo_Oro/Archivi/25/43.jpg.

Figura inoltre sulla lapide inaugurata da Benito Mussolini al Circolo della Stampa di Roma il 24 maggio 1934 e casualmente ritrovata in una cantina dell'INPGI.

Il suo eroico sacrificio fu ricordato da Ippolita Paolucci nella mostra tenutasi al Museo Nazionale della Montagna di Torino fino al 25 novembre 2007 “Paesaggi di guerra. Sguardi dal fronte alpino” con fotografie dei luoghi del fronte della Prima Guerra Mondiale da lei scattate dal 1997 al 2002 con una vasta ricerca bibliografica, affiancate dalle lettere scritte dai soldati tra il 1915 e il 1917.

Vari articoli in ricordo di Gaspare Bianconi sono stati pubblicati nel 2012 su "La Nazione" a firma del giornalista Gianfranco Ricci.


A cura di F. Franc per l'Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona

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