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venerdì 6 marzo 2015

Giornalisti Caduti nella Grande Guerra che avevano lavorato nelle Marche: Giuliano Bonacci

CHI ERA IL GIORNALISTA TOSCANO 
GIULIANO BONACCI, 
CADUTO NELLA GRANDE GUERRA 
E MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA

Il fiorentino Giuliano Bonacci, inviato di punta e corrispondente in zone di guerra del "CORRIERE DELLA SERA", redattore della "MINERVA" e del "GIORNALE d'ITALIA", ex redattore della "TRIBUNA", già inviato di guerra in Libia per "IL SECOLO" di Milano e Direttore del "FUORI I BARBARI" (pubblicato alla vigilia della dichiarazione di guerra con l'Austria), era Socio dell'Associazione Stampa Periodica Italiana di Roma. Giornalista pubblicista e avvocato, compì viaggi in Italia ed all'estero, dando sempre prova di invidiabili qualità di scrittore versatile e incisivo e di osservatore sagace. Apparteneva ad una nota famiglia di Jesi.

Era nato a FIRENZE il 9/12/1872, figlio di Teodorico e di Rosa Mancini.

Suo padre (Jesi 1838-Roma 1905) era all’epoca un noto giureconsulto ed autorevole uomo politico: fu ministro di Grazia e Giustizia nel I Governo Giolitti e nel V Governo Starrabba di Rudinì, poi Vicepresidente della Camera e senatore del Regno dal 1904, deputato per 8 legislature - a partire dalla 13^-, esponente della Sinistra costituzionale, Segretario generale del Ministero dell'Interno.

Come giornalista Giuliano Bonacci aveva viaggiato lungamente facendo servizio di corrispondenza nel Benadir, in Eritrea, in Somalia, poi in Libia, a Tunisi, da Pietrogrado in Russia e in Romania e infine in zona di guerra. Si occupava con grande amore di questioni coloniali ed era stato volontario garibaldino quando nel 1897 scoppiò la guerra greco-turca: partì con Ricciotti Garibaldi e si battè a Domokos nel battaglione del colonnello Mereu. Fu anche inviato di guerra nel primo conflitto dell’Italia unita, in Libia nel 1911.

Si conoscono i suoi articoli pubblicati sul "CORRIERE DELLA SERA" del 14/7/1908, 13/8/1908, 3/10/1911, 10/11/1911, 11/11/1911, 13/11/1911, 16/11/1911, 22/12/1911, 24/12/1911, 31/12/1911, 5/1/1912, 22/1/1912, 26/1/1912, 17/1/1914 e 28/1/1914.

Scrisse vari libri: “La nostra politica coloniale/dal protocollo di Londra (dicembre 1906) ai fatti di Lugh (dicembre 1907)”, 1908, pagg. 65; “Gli ultimi giorni di Bengasi turca: L'agonia del Mutessariflik della Cirenaica” (contiene anche: “La fase acuta della questione marocchina e gli interessi italiani”), 1912, pagg. 210; “Guerra italo-turca 1911-1912 – Diari e memorie”; “Gli italiani sul Gebel”, 1913, pagg. 30, estratto da “Rassegna contemporanea”, anno 6., serie 2, fasc. 11; "Il califfato, l'Islàm e la Libia”, 1913, pagg. 45; “Da Tolmetta a Marsa Susa e da Derna a Sidi Garbaa: discorso letto in Roma all'Associazione della stampa il 30 Maggio 1913”, 1913, pagg. 45 e “La seconda fase della grande guerra: nel Medio Oriente attraverso il ponte balcanico”, 1916, pagg. 45.

Partì volontario per la prima Guerra Mondiale  combattendo come CAPITANO del 237° REGGIMENTO FANTERIA Brigata GROSSETO (in precedenza era stato TENENTE del 234° REGGIMENTO FANTERIA Brigata LARIO).
Morì a 45 anni il 16/7/1917 nel Vallone di DOBERDO' ai piedi dell'HERMADA, colpito da una scheggia di granata austriaca.

Dettero notizia della sua morte il Corriere della Sera del 19/7/1917 a pag. 3 e del 21/7/1917 a pag. 4, l'Adriatico del 21/7/1917 a pag. 1, il Corriere di Livorno del 22/7/1917 a pag. 2, L'Ora di Palermo del 22-23/7/1917 a pag. 1 e il Bollettino della Federazione della Stampa del 25/7/1917. Il suo nome compare nell'Albo d'Oro dei Caduti, cliccare su: http://www.cadutigrandeguerra.it/Albo_Oro/Archivi/23/126.jpg.

La sua tomba si trova nel Vallone di Doberdò di fianco a “base Ferleti” (oggi frazione del Comune di Doberdò del Lago, in provincia di Gorizia).

Nel 1921 gli venne conferita la MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA, in commutazione della medaglia di bronzo alla memoria, con la seguente motivazione: "Pubblicista valente ed assai noto, e volontario di guerra, non più giovanissimo, volle sempre avere comando di truppe combattenti: carattere saldo, mente acuta e colta, modestissimo come pochi, con l'esempio e con la parola, fu sempre e dovunque animatore efficacissimo dei suoi soldati, che con ferma energia ed anima calda, seppe guidare e mantenere di fronte al nemico. Tornato dalla licenza, per aver saputo il suo reggimento in azione, sotto intensissimo fuoco d'artiglieria e bombarde, sereno, cosciente, con sprezzo del pericolo, con intuito felice ed efficace risultato, compì ardita azione dimostrativa, per alleggerire altrui la pressione del nemico. Cadde con parecchi dei suoi, colpito da granata, sulla dolina che da lui prese nome. Lagazuoi-Alto Cordevole-Carso 1915 maggio-giugno 1917".

L'intero Consiglio e molti Soci dell'Associazione della Stampa Periodica Italiana lo ricordarono a Roma all'Altare della Patria il 2 novembre 1918 assieme agli altri appartenenti all'Associazione Caduti in guerra (Mario Fiorini, Roberto Taverniti, Giuseppe Leoncelli - rectius Leonelli, ndr -, Luigi De Stasi, Renato Giovannetti e Vincenzo Picardi).

L'Associazione deliberò di affiggere subito nelle sale sociali i loro nomi insieme a quelli di coloro che combattendo meritarono la medaglia al valore" (Vedere la nota (1) in fondo a pag. 206 del XVIII capitolo "Le Associazioni della Stampa e l'opera loro" del libro " Giornalismo eroico" di Arturo Lancellotti, Edizioni Fiamma, Roma, 1924 di 264 pp. Con prefazione di Giovanni Biadene, Segretario Generale della Federazione Giornalistica Italiana).

Il suo nome figura inoltre sulla lapide inaugurata da Benito Mussolini al Circolo della Stampa di Roma il 24 maggio 1934 e casualmente ritrovata in una cantina dell'INPGI.

         

a cura di R. Franz per l'Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona                                              

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