Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

venerdì 6 marzo 2015

L'avanguardia rossa nelle Argonne: Augusto Agabiti

CHI ERANO GLI ALTRI 4 GIORNALISTI MARCHIGIANI
 AGABITI, CORRIDONI, MAZZINI e SERRANI, CADUTI NELLA GRANDE GUERRA          


CHI ERA IL GIORNALISTA MARCHIGIANO 

AUGUSTO AGABITI, 
CADUTO NELLA GRANDE GUERRA

Il marchigiano Augusto Agabiti fu Direttore dal 1914 della rivista teosofica “ULTRA” di cui era stato collaboratore sin dal 1907. Scrittore e critico letterario. Interventista e repubblicano. Teosofo come Giovanni Amendola (cui fu poi intitolato l’I.N.P.G. I. - Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani). Fu anche Vicebibliotecario della Camera dei Deputati.

Era nato a  PESARO il 7/1/1879, figlio di Francesco (garibaldino che combatté a Bezzecca e Mentana) e Vincenza Barugi. Sua sorella Celestina divenne madre del critico letterario Walter Binni.

Morì a ROMA (dove era tornato per una breve licenza) il 5/10/1918 a seguito della "spagnola", malattia contratta dopo aver combattuto al fronte nella Grande Guerra dal 1915 al 1917 come  TENENTE del 1° REGGIMENTO GENIO.

Studiò a Pesaro, poi si laureò in legge a Roma nel 1901. Sollecitò leggi sull'alcoolismo e per limitare la vivisezione, attaccando il dannunzianesimo. Copiosa la sua produzione letteraria. Nel 1903 analizzò dal punto di vista storico-giuridico "la Raccolta del cardinale Fulvio Astalli delle costituzioni del Ducato di Urbino del 1696. Un anno dopo "Libri politici recenti: appunti critici" e "La sovranità della società: studio critico" e il saggio giuridico “La sovranità della società”, quindi "Verso l'occultismo".

Tenne conferenze a Roma per incarico della società teosofica: nel 1905 "I nostri intenti: chi siamo, che cosa vogliamo", e il 21 giugno 1906 "La teosofia come scienza e la società teosofica come accademia".

Nel 1907  scrisse "Lo spiritualismo esoterico dell'Islam", mentre nel 1909 una monografia su "Pesaro". Un anno dopo a Bruxelles pubblicò "La criminalité et les sciences psychiques". Poi si dedicò a combattere la vivisezione: nel 1910 "La vivisezione: tortura di animali e scempio di coscienze", nel 1911 "Vivisezione omicida" e "Il problema della vivisezione: testi delle principali leggi vigenti negli Stati moderni" con prefazione dell'on. Romolo Murri, e nel 1912 "L'umanità in solitudine, per la protezione degli animali" con prefazione del prof. Luigi Luzzatti.

Nel 1912 pubblicò "L'emblema della lega teosofica indipendente". Ed ancora: "La musica e l'occultismo", "Per la Tripolitania : la religione e la teosofia degli arabi", "I dati dell'ipnotismo al problema dell'anima", "La chiaroveggenza" e "Il buddismo esoterico".

La sua opera più nota é "Ipazia: la prima martire della libertà di pensiero" del 1914 come "La salvezza d'Europa e l'intervento italiano", precedute nel 1910 da "Ipazia la filosofa, 370-415 d. G. C.". Prima della guerra scrisse nel 1912 "La riforma moderna dei cimiteri: l'apparecchio Karnice per il salvataggio degl'inumati vivi" e nel 1913 "La tortura sepolcrale: (il nostro pericolo piu spaventoso)" con prefazione del conte Michel di Karnice-Karnicky, Ciambellano dell'Imperatore di Russia e ricco filantropo, che dedicò la sua vita alla morte (apparente), fabbricando da sé i modelli del suo apparecchio in legno e in cartone.

Come ricorda il poeta-scrittore Guido Ceronetti in un articolo pubblicato su "La Stampa" il 15/1/1974 a pag. 3, nel libro di Agabiti "La tortura sepolcrale" -Il nostro pericolo più spaventoso") del 1913 si racconta in dettaglio come funzionava il Karnice. L'apparecchio, costruito nelle officine meccaniche Lindner di Berlino, si applicava sulla tomba ed era in comunicazione con il defunto per mezzo di un tubo terminante in una palla di vetro sospesa sullo sterno immobile e chiuso all'esterno da un otturatore. Verificandosi un movimento all'interno della cassa una potente suoneria echeggiava nel cimitero mentre aria fresca entrava velocemente dal tubo sturato e gli accorsi, applicando l'orecchio ne ascoltavano le impressioni. Il Karnice fu in voga nei migliori cimiteri. In Italia costava 300 lire.

Uscirono postume nel 1919 le sue note di taccuino al fronte: "Sulla fronte giulia". Il suo nome non compare sulla lapide con i nomi di 83 giornalisti Caduti in guerra tra il 1915 e il 1918, inaugurata da Mussolini il 24 maggio 1934 al Circolo della Stampa di Roma e casualmente ritrovata a Roma nel maggio 2011 in una cantina dell'INPGI.

Figura nell'Albo d'Oro dei Caduti, cliccare su: http://www.cadutigrandeguerra.it/Albo_Oro/Archivi/13/3.jpg

di Roesler Franz per la Accademia di Oplologia e MIlitaria di Ancona


Nessun commento:

Posta un commento