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venerdì 6 marzo 2015

L'avanguardia rossa nelle Argonne: Filippo Corridoni

CHI ERA IL GIORNALISTA MARCHIGIANO
 FILIPPO CORRIDONI
CADUTO NELLA GRANDE GUERRA E MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA

Il marchigiano Filippo (detto Pippo) Corridoni come giornalista collaborò con "LA CONQUISTA", "ROMPETE LE FILE", "BANDIERA ROSSA", "BANDIERA PROLETARIA", "BANDIERA DEL POPOLO" e "DEMOLIZIONE". Nazionalista e interventista, si era arruolato volontario per la guerra, nonostante fosse inabile a sopportarne le fatiche. Fu uno dei più infaticabili educatori sindacali delle masse lavoratrici di inizio Novecento e uno degli Eroi della Grande Guerra più cari al popolo.

Era nato il 19/8/1887 (nell'Enciclopedia Teccani, edizione 1950, è erroneamente indicata la data del 23/10/1888) a PAUSULA (MACERATA), città che successivamente cambiò nome in CORRIDONIA proprio in suo onore.

Era figlio di Enrico (operaio di una fornace) e di Enrichetta Paccazzocchi. Altri due suoi fratelli morirono per la Patria: Ubaldo, detto Baldino, in un assalto in trincea il 2/11/1915 e Giuseppe Luigi, detto Peppino, che restò ferito e morì un anno e mezzo dopo la fine della guerra l'8/6/1920.

Nella prima giovinezza fu mazziniano. Uscito dalla scuola superiore di Fermo e trasferitosi a Milano si impiegò nel 1905 come disegnatore presso la Miani-Silvestri e si gettò nella lotta sociale dichiarandosi sovversivo-marxista e iscrivendosi alla Scuola sindacalista rivoluzionaria. Intervenne sulla "DEMOLIZIONE" in un dibattito sulla costituzione di un partito insurrezionista. Fu amico del giornalista irredento Giuseppe Vidali di Istria (anch’egli Caduto poi nella Grande Guerra).

Propagandista e volontarista, insieme con la rivolta delle masse operaie, predicò la rivolta della borghesia per l'avvento di una classe dirigente più consapevole e atta ad affrontare una lotta decisiva. Dal 1907 condusse un'aspra lotta contro la Confederazione generale del lavoro. Nel 1908 organizzò a Parma con Alceste De Ambris il più lungo, drammatico e imponente sciopero agrario del sindacalismo rivoluzionario italiano.

Fece sua la formula: "L'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi". Ritenne che il sindacalismo operaio potrà creare un Stato nello Stato e successivamente procedere alla conquista violenta del potere. Quando scoppiò la Grande guerra si schierò per l’intervento a fianco di Benito Mussolini, dichiarando di trovarsi di fronte all’immaturità proletaria e a moltissimi problemi da risolvere in comune con le altre classi sociali. Con lo pseudonimo di Leo CELVISIO fondò con Maria Rygier il giornaletto antimilitarista "Rompete le file!". Fu condannato a 5 anni di carcere ed esiliato.

Scrisse: "Sindacalismo e Repubblica", uscito postumo nel 1921, in cui ben illustra la sua concezione del sindacalismo.

Filippo Corridoni combattè nella Grande Guerra come SOLDATO DISEGNATORE DI MACCHINE del 32° REGGIMENTO FANTERIA Brigata SIENA, 3^ compagnia. Al fronte soleva ripetere una frase abituale: "Dobbiamo assolutamente vincere ad ogni costo. Il nemico deve essere schiacciato!"

Morì nella Trincea delle Frasche nei pressi di San Martino sul Carso (Sagrado) il 23/10/1915. Cadde durante la Terza Battaglia dell'Isonzo assieme ad un suo caro amico, il sindacalista Vincenzo Rabolini. Nello stesso combattimento rimase, invece, gravemente ferito l'avv. Frorelli di Mondolfo appartenente anch’egli al partito Nazionalista.

Il suo corpo andò disperso.

Dettero notizia della sua morte il 29/10/1915 Il Popolo, fondato da Benito Mussolini, che gli dedicò l'intera 1^ pagina con foto, La Stampa a pag. 1 e Il Resto del Carlino a pag. 6.

Il 30/4/1925 gli fu conferita la MEDAGLIA D'ORO ALLA MEMORIA per commutazione della MEDAGLIA D'ARGENTO ALLA MEMORIA 
con questa motivazione: 
"Soldato volontario e patriota instancabile, col braccio e la parola tutto se stesso diede alla Patria con entusiasmo indomabile. Fervente interventista per la grande guerra, anelante alla vittoria, seppe diffondere la sua tenace fede fra tutti i compagni, sempre di esempio per coraggio e valore. In testa alla propria compagnia, al canto di inni patriottici, muoveva fra i primi e con sereno ardimento all’attacco di difficilissima posizione e tra i primi l’occupava. Ritto, con suprema audacia sulla conquistata trincea, al grido di “Vittoria! Viva l’Italia!” incitava i compagni che lo seguivano a raggiungere la meta, flnchè cadeva fulminato da piombo nemico. Trincea delle Frasche (Carso), 23 ottobre 1915".

Fra le prime sue biografie si segnalano quelle del Masotti nel 1926, del Barni nel 1929 e del Malusardi nel 1930.

Gli é stato dedicato un grande monumento a Parma nell'omonima piazza Corridoni e un busto in piazza dei Martiri a Roma. 
Nel 1933 nella Trincea delle Frasche, luogo della sua morte, 
Benito Mussolini, per ricordare il suo vecchio buon amico che non aveva mai avuto degna sepoltura, fece erigere in memoria il Cippo Corridoni, un possente monumento alto 23 metri e ben visibile anche da lontano. 
Il progetto fu dello scultore latisanese Francesco Ellero.

Figura nell'Albo d'Oro dei Caduti, cliccare su: http://www.cadutigrandeguerra.it/Albo_Oro/Archivi/13/903.jpg

Il suo nome non compare, invece, sulla lapide con i nomi di 83 giornalisti Caduti in guerra tra il 1915 e il 1918, inaugurata da Mussolini il 24 maggio 1934 al Circolo della Stampa di Roma e casualmente ritrovata a Roma nel maggio 2011 in una cantina dell'INPGI.


a cura di Roesler Franz per la Accademia di Oplologia e MIlitaria di Ancona
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